Marvel Collection Special – X-Men n. 1 – Recensione Panini Comics

Pubblicato il 26 Luglio 2013 alle 11:00

Tornano le classiche storie degli X-Men realizzate da Stan Lee e Jack Kirby! Scoprite le origini del più insolito gruppo di adolescenti di tutti i tempi in episodi entrati nella storia del fumetto americano con una miniserie della linea Marvel Collection!

Marvel Collection Special – X-Men n. 1

Autori: Stan Lee (testi), Jack Kirby (disegni)

Casa Editrice: Panini Comics

Genere: Supereroi

Provenienza: USA

Prezzo: € 6,00, 17 x 26, pp. 144, col.

Data di pubblicazione: luglio 2013

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Da diverso tempo Panini Comics sta riproponendo in varie forme materiale Marvel d’annata, cosa che trovo particolarmente lodevole perché è giusto valorizzare opere che hanno fatto la storia della casa editrice e in generale del fumetto americano. Di conseguenza, poter rileggere fumetti di Kirby o Ditko o riscoprire serie minori dei seventies ma non per questo trascurabili come quella dei Campioni, tanto per fare un esempio, è cosa buona e giusta.

Ora l’etichetta modenese ripropone nell’ambito della collana Marvel Collection Special le prime mitiche storie degli X-Men realizzate nei magici sixties dall’inossidabile coppia Lee/Kirby. In questo specifico caso però ho qualche perplessità e non tanto per ciò che concerne l’importanza e la qualità del materiale, ma piuttosto perché questi episodi sono già stati ristampati in diverse occasioni e forse sarebbe stato preferibile concentrarsi su altri gioielli da tempo assenti in edicola e in fumetteria.

In ogni caso, le prime storiche vicende degli Uomini X sono di importanza fondamentale, anche se pochi se ne resero conto all’epoca. Quando il Sorridente Stan iniziò a pensare al team si accorse che i supereroi Marvel fino a quel momento erano diventati tali tramite un caso fortuito o un incidente. Immaginò quindi un gruppo di adolescenti nati con caratteristiche che li rendevano diversi dagli homo sapiens. Erano homo superior, dotati di un gene che conferiva loro particolari capacità. In poche parole, erano mutanti.

Lee avrebbe voluto intitolare la serie The Mutants ma il boss della Marvel di quel periodo, Martin Goodman, ritenne che fosse poco commerciale (se consideriamo ciò che accadde negli anni ottanta grazie a quella famigerata definizione, a livello di mercato, c’è da rabbrividire!) e allora Lee se ne venne fuori con il più efficace X-Men. I personaggi quindi si differenziarono notevolmente dall’Uomo Ragno o dai Fantastici 4. Erano freaks, reietti in una società già sconvolta dall’isteria anti-mutante che avrebbe voluto respingerli o ucciderli. Riuniti in una scuola dal paralitico Professor X, imparavano ad usare i loro poteri e nello stesso tempo cercavano di difendere l’umanità dagli attacchi dei mutanti malvagi.

La serie fu ulteriormente anomala anche perché Lee non narrò le origini del team. Sin dal primo episodio, infatti, la squadra si è già formata e si intuisce che il Professor X ha avuto a che fare con i suoi pupilli in situazioni precedenti che solo negli anni successivi autori come Roy Thomas e Arnold Drake si presero la briga di raccontare. Per giunta Lee scrisse testi più complessi ed elaborati, perlomeno per gli standard dell’epoca, e perciò X-Men fu sin dall’inizio percepito come un albo differente da quelli di solito proposti dalla Marvel.

Ma c’erano già gli elementi che anni dopo Chris Claremont avrebbe sfruttato ed elaborato, trasformando un comic-book di secondo piano nel più grande successo Marvel di sempre: dell’isteria anti-mutante ho già scritto; ma c’è anche il sogno di una convivenza pacifica tra umani e mutanti perseguito da Xavier; le interazioni tra i vari membri del gruppo, in stile soap-opera, con Scott Summers attratto dalla bella Jean Grey; o il desiderio di Magneto di soggiogare l’umanità.

E per quanto riguarda i personaggi bisogna ammettere che queste storie sono in effetti imperdibili. In questa prima uscita, assisterete all’esordio di Magneto e della Confraternita dei Mutanti Malvagi, con tanto di Quicksilver e Scarlet non ancora Vendicatori, e character del calibro di Toad e Mastermind che si riveleranno, specialmente il secondo, cruciali in epoca Claremont. E ci sono anche lo Svanitore e Blob che i fan abituali degli X-Men certamente conoscono. Inoltre appare pure il Principe Namor, Sub-Mariner, che curiosamente oggi ha un ruolo essenziale nelle X-vicende e che nei primi anni sessanta era ancora un anti-eroe moralmente ambiguo.

Pur trattandosi di materiale datato, le storie si leggono con piacere e Lee, anche se verboso, risulta efficace. Quanto al Re Kirby, il suo tratto è meno rifinito rispetto a quello di altre serie, a causa della mole di lavoro che si sobbarcava in quei gloriosi anni, ma anche in questo caso è comunque godibile. Malgrado quindi le perplessità da me espresse all’inizio della recensione, questi episodi degli X-Men sono classici indiscussi dei comics made in USA e dovrebbero essere letti da coloro che non hanno ancora avuto l’occasione di scoprirli. Da provare.


Voto: 8

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