Dong Xoai, Vietnam 1965 di Joe Kubert – Recensione

Pubblicato il 14 Dicembre 2012 alle 11:24

Arriva una graphic novel di un maestro dei comics: il compianto Joe Kubert! Seguite le drammatiche e intense vicissitudini di un gruppo di soldati nel tragico e mortale contesto del conflitto vietnamita!

Dong Xoai, Vietnam 1965

Autore: Joe Kubert (testi e disegni)

Casa Editrice: Bao Publishing

Provenienza: USA

Genere: Guerra

Prezzo: € 18,00, 16 x 24, pp. 212, b/n

Data di pubblicazione: novembre 2012

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C’era una volta un uomo che alla tenera età di undici anni iniziò a fare l’apprendista presso un editore di fumetti, Harry Chester. Crescendo, si inserì nel mondo dei comics come disegnatore, producendo un numero considerevole di storie. Tra i personaggi che ebbe modo di illustrare ricordiamo il re della giungla Tarzan e il guerriero primitivo Tor, da lui inventato. Impiegò le sue notevoli energie creative alla DC, avvincendo generazioni di lettori con episodi storici di Batman, Flash, Hawkman e soprattutto del Sergente Rock.

Benché a suo agio in ogni tipo di genere narrativo, quest’uomo diede un enorme contributo ai fumetti di guerra come quelli, appunto, del Sergente Rock (e rammentiamo pure la serie di Enemy Ace) ma la sua vena artistica lo spinse a divenire un pioniere delle graphic novel e a fondare la prima scuola ufficialmente riconosciuta dedicata all’insegnamento dell’arte sequenziale dalla quale, a partire dalla fine degli anni settanta, sono venuti fuori tantissimi penciler, compresi i suoi due figli.

Avete capito che mi riferisco al leggendario Joe Kubert, uno degli autori che, al pari di Kirby, Eisner e pochi altri, ha fatto la storia del fumetto americano. E come sanno gli utenti quest’anno Joe ci ha lasciato. Ma rimangono i suoi lavori di valore indiscutibile. Coloro che ancora non hanno avuto modo di accostarsi al maestro potrebbero provare Dong Xoai, Vietnam 1965, graphic novel Vertigo tradotta da Bao Publishing. È facile intuire che l’argomento ha a che fare con il tragico conflitto vietnamita che rappresentò una ferita insanabile nelle coscienze americane degli anni sessanta.

La storia è imperniata su un evento specifico, realmente accaduto, riguardante un gruppo di soldati appartenenti alle Forze Speciali che cercano di portare assistenza al villaggio vietnamita di Dong Xoai, senza sospettare che saranno costretti a combattere contro un esercito di vietcong dalle pessime intenzioni. E quella che si preannunciava come una missione tranquilla si trasforma in qualcosa di più pericoloso. Kubert prende spunto dagli eventi reali per delineare un’avvincente story-line immaginaria.

Lo stile narrativo di Kubert è scarno e sintetico, quasi distaccato, tanto che si può avere la sensazione di leggere un dispaccio o un resoconto giornalistico in presa diretta (e il testo mi ricorda uno dei libri migliori sulla guerra del Vietnam, ‘Dispacci’ di Michael Herr) e i dialoghi sono presentati con la tecnica delle sceneggiature cinematografiche. Il tono laconico della narrazione contribuisce però a rendere più intense e drammatiche le situazioni che i soldati affronteranno. Kubert non si mette su un piedistallo, non dà giudizi di merito, non ragiona in termini di buoni e cattivi; nell’ottica dell’opera, infatti, americani e vietnamiti sono semplicemente uomini inseriti in un contesto più grande di loro, vittime della follia dei potenti. A un lettore superficiale la graphic novel potrebbe sembrare forse propagandistica e in effetti i soldati statunitensi sono presentati in una luce sempre positiva; ma lo stesso vale per la popolazione di Dong Xoai. In poche parole, Kubert mette in primo piano gli esseri umani, conferendo loro costante dignità, indipendentemente dallo schieramento di appartenenza.

Come ho scritto, Kubert non esprime giudizi ma l’orribile crudeltà del conflitto è ben evidenziata. Però l’autore cerca di trovare elementi positivi anche nelle brutture: il cameratismo, per esempio; o il coraggio; e descrive ciò con uno stile che rimanda a quello della grande tradizione dei reportage bellici e, con i dovuti distinguo, di alcune pagine hemingweyane. Va detto che Kubert pone particolare attenzione alla descrizione dettagliata delle armi, dell’organizzazione delle missioni esplorative, delle tecniche di strategia, rivelando una spiccata attrazione verso tali realtà che può risultare ambigua. Ma nel complesso il libro può essere interpretato solo come la cronaca di un’amicizia che si protrarrà nel corso del tempo.

Kubert era conosciuto e amato anche per i disegni. E la parte grafica del volume è eccezionale. Il penciler non usa inchiostri e il lettore avrà quindi l’opportunità di osservare le matite del maestro nella versione originale. E non si tratta di schizzi che magari l’inchiostratore di turno avrebbe dovuto rifinire. No, la cosa straordinaria è che sono già perfettamente compiute. Vale per gli sfondi, gli interni, i desolati e inquietanti paesaggi vietnamiti. I soldati poi sono ottimamente caratterizzati e basta osservare le espressioni facciali e gli sguardi per comprenderne le emozioni e Kubert riesce ad esprimerle con una bravura mozzafiato. Le sequenze d’azione, inoltre, sono contrassegnate da un senso del movimento e della dinamicità incredibile e fanno pensare agli story-board. Simili dettagli sono ciò che rendono tuttora Kubert un gigante del fumetto statunitense.

Il libro è corredato da una post-fazione e da un approfondito apparato informativo fornito dagli stessi soldati che presero parte alla missione e che spiegano in dettaglio la natura degli avvenimenti che hanno ispirato Kubert. Qualcuno (adesso non ricordo il nome) ha detto che i veri artisti non muoiono mai. Muore semmai il loro corpo e forse le loro anime vanno altrove; ma le opere restano e con esse i veri artisti continuano a vivere tra noi. Bene, con questo capolavoro Joe Kubert continua a vivere e la sua essenza è presente in ogni tavola. E ci dona un gioiello immenso. Grazie, Joe.


Voto: 8 ½

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