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Invito al Massacro – Recensione

Sergio L. Duma 14/11/2012

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Arriva una graphic novel ambientata in una cupa e surreale Sicilia, tra riflessioni malinconiche, degrado, corruzione, magia e alieni. Tutto questo è Invito al Massacro del duo Marchese/Garota.
Invito al Massacro

Autori: Giovanni Marchese (testi), Davide Garota (disegni)

Casa Editrice: Tunué

Provenienza: Italia

Genere: Intimista

Prezzo: € 14,90, pp. 128, col.

Data di pubblicazione: maggio 2012

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L’attuale situazione di incertezza economica, precarietà e degrado sociale che caratterizza l’Italia può essere un argomento interessante per un fumetto, considerando che la letteratura disegnata, come gli utenti sanno, non è sempre e solo intrattenimento. E la graphic novel dal titolo Invito al Massacro, pubblicata da Tunué, fa appunto del degrado la tematica fondamentale e la sua lettura non può essere liquidata come semplice passatempo.

La storia è ambientata in una Sicilia sospesa tra una realtà squallida e tragica e una sua percezione onirica e surreale e l’alternanza di questi due aspetti è la cifra stilistica dell’opera. Il protagonista, Jano Malacarne, è un uomo costretto dalle circostanze a svolgere lavori umili in un’impresa di pulizie, insieme ad alcuni amici, vitelloni molto più disincantati di quelli della celebre pellicola di Fellini. Vive con la madre (e il rapporto non è idilliaco), desidera le donne ma non riesce a trovare una compagna ed è convinto che le vicine di casa gli abbiano fatto il malocchio.

Nel luogo in cui abita, peraltro, c’è un clima da campagna elettorale e il politicante di turno fa di tutto per ottenere il voto dei cittadini, benché, almeno a giudicare dalle scritte sui muri, costoro siano poco propensi a credere alle vaghe promesse della politica istituzionale (anticipazione, forse, dei recenti sviluppi post-Grillo avvenuti proprio in Sicilia?). Come se non bastasse, Jano si reca sovente da una specie di mago per cercare di migliorare la sua esistenza, è attratto da una prostituta di colore e forse (l’ambiguità è imperante) viene periodicamente rapito da alieni per ragioni poco chiare.

Lo sceneggiatore Giovanni Marchese ha saputo ben descrivere il dramma dell’odierna Sicilia, ricorrendo a un riuscito mix di elementi narrativi. Ciò che colpisce è l’inserimento di sequenze visionarie che stravolgono la quotidianità di un ambiente desolato e inquinato, preda della follia e della corruzione di una classe dominante inadeguata e menefreghista.

E non mancano accenni pop e mediatici: Joe indossa una t-shirt dei Sonic Youth, nella sua camera ci sono poster dei Clash e del classico b-movie Ultimatum Alla Terra; e nello spiazzante finale la mitica banana ideata da Andy Warhol per la cover dell’album d’esordio dei Velvet Underground diviene simbolo di una ribellione, più immaginaria che realmente intrapresa. E si notano altri dettagli destabilizzanti che possono far pensare a una pellicola di David Lynch: streghe che irrompono nei sogni del protagonista, mostri provenienti dalle leggende siciliane, orfani spettrali che si cibano di avanzi nei cimiteri, il politicante visualizzato con la testa di un elefante.

D’altronde, le citazioni, specie cinematografiche, sono ricorrenti: il disco volante delle ultime tavole non sfigurerebbe in un film di Spielberg e alcune parti della story-line sembrano richiamare certe situazioni del Taxi Driver di Scorsese. E in effetti gli alienanti monologhi interiori di Jano hanno la stessa struggente intensità di quelli del disperato Travis Bickle. Da questo punto di vista, quindi, Marchese si rivela bravo, sebbene la scurrilità e un turpiloquio un po’ troppo insistito costituiscano un parziale passo falso (però risultano comunque appropriati per il contesto che l’autore intende evidenziare).

La parte grafica è valida, grazie all’apporto di Davide Garota che con un tratto in parte grottesco, in parte non esente da influssi indie, si dimostra funzionale e sa rendere visivamente i vicoli antichi, gli interni delle case, gli ambienti sporchi e freddi della marcescente realtà di un paese morente.

Sinceramente, non ho amato Invito al Massacro proprio per l’acre amarezza che la sua lettura mi evoca. Ma l’ho ammirato e, pur non privo di difetti, è un lavoro da non trascurare.


Voto: 7

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