Animosity Vol. 1 – Il Risveglio | Recensione

Pubblicato il 14 Dicembre 2017 alle 10:00

Un altro tipo di apocalisse.

Dopo un rodaggio costituito da ottimi volumi tutti degni di considerazione – American Monster e Replica solo citarne due – saldaPress decide di proporre quello che è stato il titolo del catalogo Aftershock che ha riscosso maggior successo negli USA ovvero Animosity.

Le premesse di questa serie sono semplici: un giorno, senza apparente motivo, gli animali si “svegliano”. Prendono cioè coscienza di sé stessi, iniziano a pensare e soprattutto a parlare. La convivenza fra essere umani ed animali diventerà quindi tutt’altro che pacifica con le frange più estremiste di questi ultimi che inizieranno la loro vendetta sugli umani disintegrando convenzioni sociali, abitudini e catena alimentare… il mondo precipita nel caos ed il conflitto diventa quindi inevitabile.

In questo scenario apocalittico si muovono Jesse, una ragazzina di 11 anni dall’animo gentile, e il suo cane Sandor, un segugio che si è sempre preoccupato di proteggerla, i due sono in viaggio verso la California alla ricerca di Adam, il fratellastro di Jesse, unico parente rimasto alla bambina che nel frattempo ha perso i genitori…

La serie è sceneggiata da Marguerite Bennett – giovane autrice vista all’opera sia per Marvel che per DC Comics su serie come A-Force, Bombshells e più recentemente Batwoman – la quale offre quella che è di fatto un’introduzione a questo mondo così come ai protagonisti.

Il pregio della scrittrice è però quello di infondere sapientemente nei classici stilemi del genere survival una freschezza quasi fiabesca – d’altronde non potrebbe essere altrimenti visto il coinvolgimento di animali parlanti – ma sempre ricca di una tensione estremamente “adulta” che conferisce alla narrazione una drammaticità in cui la protagonista Jesse è il vero elemento di contrasto in un mondo radicalmente ed irrimediabilmente diviso.

Se infatti il perno intorno al quale ruota tutto il plot è il viaggio che Jesse deve compiere da New York a San Francisco – espediente narrativo “classico” del genere survival – più interessante il mondo con cui l’autrice si approccia ad un tema come quello dell’animalismo. Sì perché alla fine dei conti Animosity è una fiaba violentemente ecologica: l’uomo si trova impreparato nell’affrontare le conseguenze delle sue prepotenze nei confronti degli animali fra cui quelli più aggressivi sono proprio quelli così detti “domestici” estremamente incattiviti dopo essersi risvegliati.

E’ un po’ il sogno di tutti gli animalisti estremisti la possibilità che gli animali prendano coscienza e discutano sullo stesso piano degli uomini: come si regolerà la catena alimentare ora che gli allevamenti intensivi verranno chiusi? perché bisogna controllare le nascite solo degli animali e non degli uomini?

In questa vera e propria guerra per la sopravvivenza la Bennett utilizza efficacemente una serie di flashback per mostrarci la nascita di Sandor e lo sviluppo del rapporto con Jesse fornendo così un empatico background per i due protagonisti – il sogno di ogni bambino è che il suo cane parli – e soprattutto per i genitori della bambina, che moriranno a metà volume dopo una rivolta, mentre la gentilezza della bambina stride con il mondo che la circonda, la determinazione di Sandor – chiamato così dal padre di Jesse in onore del Mastino de Il Trono di Spade, Sandor Clegane appunto – rende il cane sospetto agli occhi degli altri animali tant’è che qualcuno inizia a sospettare che i genitori di Jesse siano tutt’altro che morti…

E’ in definitiva il viaggio di una bambina con il suo cane ma attenzione perché come si è arrivati a questo viaggio, cosa e come sono legati i due protagonisti, e l’imprescindibile domanda “come hanno fatto gli animali a risvegliarsi” sono il vero fulcro di questa serie.

La parte grafica è affidata ai disegni di Rafael de Latorre con colori di Rob Schwager. Con tratto, e paletta, realistica disegnatore e colorista iniziano a tratteggiare questo “curioso nuovo mondo” in cui la perizia anatomica del disegnatore è messa a dura prova dalla necessità di dover creare una realtà in cui gli animali sono del tutto indipendenti – menzione d’onore va fatta all’inventiva con cui i vari animali vengono corazzati. Lo stile affusolato di de Latorre quindi ben si adatta alla storia ponendo, anche nei momenti più drammatici, sempre l’accento sulla sua componente “straordinaria”. Per quanto riguarda la costruzione della tavola invece si prediligono soluzioni riposanti, mai troppo rigide, che prestano, in maniera molto televisiva, maggiore attenzione al ritmo piuttosto che alle spettacolari “esagerazioni” cinematografiche limitando così al massimo splashpages in favore di un’alternanza fra verticalità ed orizzontalità che fa da echo all’alternanza fra dialoghi e didascalie oltre che fra i due protagonisti Jesse e Sandor.

Pregevole come sempre la cura carto-tecnica di saldaPress per questo classico brossurato con alette privo di sbavature e dagli ottimi adattamento e traduzione. Il volume è privo di una parte redazionale essendo già ricchissimo di contenuti extra come l’introduzione dell’autrice, alcune schede di approfondimento sui personaggi e le immancabili variant cover.

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