Replica Volume 1 – Transfer di Paul Jenkins & Andy Clarke | Recensione in anteprima

Pubblicato il 11 Ottobre 2017 alle 10:00

saldaPress propone il secondo titolo del catalogo Aftershock Comics.

Trevor Carter è un nativo terrestre che si occupa di peace-keeping e che lavora sull’hub intergalattico conosciuto col nome di The Transfer. Trevor riceve un incarico, ma ha già troppo da fare. Così decide di fare la cosa più logica: crea una replica di se stesso, un clone. Ma qualcosa va storto durante il processo di replicazione e iniziano i guai…

Replica è il secondo titolo targato Aftershock che saldaPress decide di proporre al pubblico italiano virando su territori decisamente più britannici e fantascientifici rispetto al precedente American Monster – la nostra recensione qui.

Gettarsi oggi nel calderone delle serie sci-fi è davvero impresa ardua visto che una buona parte della produzione del fumetto proveniente dall’area anglo-sassone è di ambientazione fantascientifica o quanto meno ne è fortemente influenzata tuttavia Replica spicca decisamente per personalità.

Al timone di questa serie regolare troviamo infatti il veterano Paul Jenkins (Wolverine: Origin, The Incredible Hulk, Spider-Man) – testi – e Andy Clarke (Batman, Judge Dredd) – disegni.

Questo primo volume si muove su due binari paralleli da un lato viene portata avanti l’indagine di Trevor legata all’omicidio dell’ambasciatore K’tariano in cui l’autore innesta i più classici elementi polizieschi/fantascientifici: una razza aliena belligerante e un mistero legato ad antichissima tecnologia e all’hub stesso.

Ma non è questo il punto di forza di Replica, anzi Jenkins in alcuni punti temporeggia ed insiste troppo su alcuni aspetti del plot abbastanza chiari senza in realtà progredire, quanto la sua stramba premessa: in un momento di estrema frustrazione il protagonista si fa clonare ma per un tragico errore dovrà gestire ben 50 cloni di sé stesso!

Chi sono questi cloni? Sono senz’altro le “altre parti” della personalità di Carter ed è nell’interazione fra l’originale e le vari controparti che Jenkins offre davvero i momenti più interessanti di questo volume riuscendo a miscelare gli elementi prettamente sci-fi con un umorismo graffiante in una girandola di personaggi e situazioni surreali: dal clone impacciato che viene assalito sessuale dalla mastodontica Kya – regina dei Fornik un nome un programma – passando per Vargas gigante buono ma dal grilletto facile di Carter fino al robottino Veet impertinente quanto il suo più famoso collega R2D2.

Più che una pomposa space opera o un truce poliziesco spaziale, Replica si muove in quei territori tanto cari ad autori come Douglas Adams: una fantascienza pratica al cui centro rimane comunque l’uomo comune con le sue nevrosi, con gli sforzi per fare sempre la cosa giusta – ma ottenendo risultati tutt’altro che incoraggianti – e per sopportare chi lo circonda.

La parte grafica è affidata a Andy Clarke il quale con tratto realistico e dettagliato illustra la storia con particolare attenzione ovviamente alle scene d’azione ma anche all’espressività dei personaggi, necessaria per non confondere i lettori ed appesantire la lettura. Va menzionata anche l’indubbia inventiva del disegnatore che non solo si diverte a realizzare bizzarre creature aliene ma anche nel creare look differenti per Carter e i suoi cloni; tutti gli altri elementi come ad esempio ambienti o armi invece vengono pensati nella maniera più realistica possibile e cesellati in una costruzione della tavola chiara e mai ridondante.

Nel segno del realismo è anche il lavoro ai colori di Marcelo Maiolo e Dan Brown che prediligono una paletta ricca di sfumature corredata da un uso della luce molto naturale senza perciò cadere nella tentazione di esagerare con colori troppo accessi o illuminazioni che potrebbe tradire l’ambientazione artificiale e/o spaziale.

Come sempre ineccepibile la cura carto-tecnica di saldaPress che confeziona un solidissimo brossurato con alette, ottimo anche il lavoro alla traduzione di Stefano Formiconi che riesce non solo a rendere molto bene i vari neologismi tipici delle serie sci-fi ma riesce anche a rendere la prosa spesso sboccata del protagonista senza trascendere necessariamente nel volgare.

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