Ducktales 1×02 – 1×06 | Recensione

Pubblicato il 16 Ottobre 2017 alle 20:00

Disney rilancia in chiave moderna la serie animata cult degli anni ’80.

Dopo l’incoraggiante episodio pilota andato in onda ad agosto, le aspettative per questo reboot di Ducktales erano cresciute esponenzialmente così come la curiosità di vedere come gli sceneggiatori avrebbero portato avanti la serie.

Abbiamo dovuto attendere un pochino ma lo scorso 23 settembre è iniziata la programmazione regolare della serie e sono andati in onda negli USA ben due episodi intitolati “Daytrip of Doom!” e “The Great Dime Chase!”.

Avevamo lasciato Qui, Quo, Qua e Paperino accettare l’offerta di Paperone di trasferirsi nella sua enorme magione ed il secondo episodio inizia proprio con i tipici problemi di convivenza e fra i nuovi inquilini e Paperone i quali portano i 3 nipoti e Gaia ad optare per un pomeriggio in sala giochi.

Il perno dell’episodio è proprio Gaia, personaggio che maggiormente ha subito un cambiamento rispetto alla serie originale, e che in qualche modo gli sceneggiatori devono legittimare: cosa comporta per lei uscire e vivere nel mondo rispetto al rimanere segregata in casa?

Le cose non andranno benissimo anche perché di mezzo ci si metterà anche la Banda Bassotti con uno scapestrato tentativo di rapimento proprio degli eredi di Paperone sventato ovviamente da Gaia.

Gaia viene tratteggiata come la outsider, quella che conosce cose strambe e si comporta in modo strambo, ma alla fine viene accettata anche per questo da Qui, Quo e Qua: se per i piccoli telespettatori la “morale” è facilmente a porta di mano per quelli più grandi invece non mancano riferimenti alla serie TV Chuck – soprattutto quando Gaia decide di mettere in pratica le sue abilità – e a Star Wars – con Mamma Bassotta che grida “It’s a trap!” mentre viene sconfitta proprio da Gaia – e ai Goonies per quanto riguarda la Banda Bassotti la cui rilettura ricorda la banda Fratelli del pellicola di Richard Donner.

Riguardo la Banda Bassotti e Mamma Bassotta particolarmente divertente è la scelta delle voci con accenti del sud degli Stati Uniti.

Altro importante aspetto da sottolineare è l’utilizzo di Paperino come vero e proprio comic relief per l’episodio e da questo punto di vista è magistrale l’omaggio ai primi corti animati – basti vedere la scena in cui Paperino perde le staffe e decide di affrontare i Bassotti da solo.

Con il terzo episodio l’attenzione si sposta tutta Qua il quale viene trascinato nel mitico Deposito ovvero l’ufficio di Zio Paperone per imparare il valore di una vera giornata di lavoro. Lì un po’ distrattamente Qua decide di utilizzare la mitica Numero 1 – la moneta sulla quale Paperone aveva costruito la sua fortuna – in un… distributore automatico!

L’episodio allora ruota tutto intorno agli sforzi del giovane papero per recuperare la moneta prima che lo Zio se ne accorga in una corsa in lungo ed in largo per il deposito che culminerà, con l’aiuto maldestro di Archimede Pitagorico, in una battaglia con un robot gigante in avaria e ghiotto proprio di nichelini.

L’episodio è divertente e scorrevole, ricco d’azione con una struttura che ricorda un classico dell’animazione ovvero Le 12 Fatiche di Asterix e specificatamente la “fatica” in cui Asterix e Obelix dovranno confrontarsi con la burocrazia.

Impossibile non citare ancora una volta la prova maiuscola di David Tennant nel ruolo di Zio Paperone. Mentre Qua è infatti impegnato nel recuperare la mitica moneta, Paperone deve tenere a bada i suoi contabili che vogliono attuare una serie di tagli alle spese, l’attore britannico mostra tutto il suo lato più istrionico, come aveva già abbondantemente dimostrato nei panni del Doctor Who, fornendo scambi di battute al fulmicotone con i suoi interlocutori con un inflessione scozzese che si accentua in maniera esilarante quando il personaggio illustra animatamente le sue ragioni.

Il quarto episodio rappresenta una piccola battuta d’arresto. Protagonista principale dell’episodio è ancora una volta Gaia la quale dopo essere stata estromessa da Qui, Quo e Qua fa amicizia con Lena una ragazza più grande di lei. Le due si cacciano in guai grossi quando rovinando la festa di compleanno di Mamma Bassotta e finendo prigioniere della Banda… solo la loro prontezza di spirito riuscirà a salvarle.

The Beagle Birthday Massacre! è una avventura urbana che non decolla quasi mai risultando convulsa nello svolgimento e acerba nella risoluzione – con il finale scopriamo che Lena non è una mera comparsa nella serie – quello che spiazza è però il voler ritornare subito sul personaggio di Gaia. Pur capendo l’intenzione degli sceneggiatori di voler legittimare il personaggio per attrarre in maniera trasversale le giovani telespettatrici, non era forse il caso di attendere qualche episodi in più prima di dedicarle un nuovo “assolo”? In più la Banda Bassotti – sconfitta già in 2 dei primi 6 episodi – perde un po’ di credibilità compromettendone forse un utilizzo efficace nel resto della stagione.

Il quinto episodio è ispirato al classico del 1955 di Carl Barks “Land Beneath the Ground!” – apparso su Uncle Scrooge #13 – e che fu già adattato nella serie originale del 1987 con il titolo “Earth Quack”.

Dopo un pomeriggio al cinema Qui, Quo, Qua, Gaia e Lena decidono di indagare sulla mitica stirpe dei Terra-Firmians che dovrebbe abitare nel sottosuolo della città e per questo si avventurano in un vecchio tunnel abbandonato della metropolitana seguita da un Jet McQuack terrorizzato e da una Bentina indispettita.

Il perno dell’episodio è lo scontro “ideologico” fra Qui e Gaia: il primo armato di Manuale delle Giovani Marmotte è pronto a credere solo a quello che è provato scientificamente, la seconda invece è pronta ad esplorare l’ignoto. Il colorito gruppo farà davvero la conoscenza dei Terr-Firmians i quali li aiuteranno a fuggire dal tunnel bloccato da una frana.

L’episodio rispetto al materiale originale, e anche all’episodio del ’87, perde la sua vena a-là Jules Verne ed è un vero peccato. Tuttavia gli sceneggiatori riescono a mantenere alta l’attenzione con un buon ritmo e una ottima interazione fra i personaggi, da segnalare anche l’ottimo uso di Jet McQuack come comic relief.

Continua anche l’evoluzione del personaggio di Lena: iniziamo a capire che in qualche modo la giovane papera è legata ad Amelia tuttavia il suo personaggio risulta ancora acerbo e non si è ben amalgamato con il tono della serie.

Citando Paperone nel climax del sesto episodio: “Finalmente una vera avventura!”. Si perché i 5 episodi precedenti erano tutti ben fatti ma mancavano di quel respiro avventuroso che avevano intravisto nel pilot ma successivamente si era affievolito in favore di una formula più facile e diretta per attrarre i piccoli telespettatori.

Paperone, Paperino e i piccoli nipoti si stanno dirigendo a Macao per ascoltare il canto del Grillo d’Oro ma prima decidono di rispondere alla richiesta di aiuto di Gastone il quale alloggia in un resort di lusso con tanto di casinò annesso. Al loro arrivo il gruppo però Gastone sembra tutt’altro che nei guai continuando a vincere ai tavoli da gioco e usufruendo di tutti i comfort possibili ben presto però il gruppo scoprirà che lasciare il resort è una impresa ardua anche perché a gestirlo c’è il demone della fortuna Liu Hai.

The House of the Lucky Gander! ha come vero protagonista Paperino, sbadato e sfortunato, il quale funge da perfetto contraltare ad un Gastone superfortunato ed affascinante ma il nucleo tematico dell’episodio è la dicotomia fra lo zio “cool” e quello “sfigato”… non sempre il primo vince come si accorgerà presto Qua e alla fine dell’episodio infatti sarà la tenacia a prevalere!

Paperone è poi il catalizzatore per la risoluzione del plot con il suo fiuto per gli affari riuscendo in un solo colpo ad ingannare il demone e liberare il gruppo dalle sue grinfie.

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