Zahra’s Paradise: Recensione

Pubblicato il 19 Dicembre 2011 alle 11:07

La graphic novel di due coraggiosi autori iraniani che hanno denunciato lo spietato regime di Ahmadinejad, nata sul web e diventata nel giro di poco tempo un caso fumettistico internazionale: Zahra’s Paradise; quando fumetto e attivismo politico si incontrano!

Zahra’s Paradise

Autori: Amir (testi), Khalil (disegni)
Casa Editrice: Rizzoli/Lizard
Provenienza: USA
Prezzo: € 17,50, 17 x 24, pp. 176, col.
Data di pubblicazione: settembre 2011

Il fumetto, in quanto forma espressiva, non sempre è intrattenimento ma, anzi, può essere usato per rappresentare la realtà in maniera più efficace di un articolo giornalistico o di un documentario. La prova è costituita da Zahra’s Paradise, graphic novel che, nel giro di poco tempo, è divenuta un caso editoriale. L’opera, comunque, è anche la dimostrazione della rilevanza che il web ormai riveste nella società contemporanea. Grazie ad Internet, infatti, si possono diffondere agevolmente informazioni poco gradite ai poteri e agli ordini costituiti imperanti in varie zone del pianeta.

E in Iran ci sono vincoli e diktat che impediscono la critica e la libera circolazione delle idee. Due cartoonist, Amir e Khalil (si tratta di pseudonimi), hanno iniziato la pubblicazione di Zahra’s Paradise proprio in un sito web. L’opera è una spietata denuncia della durezza del regime di Ahmadinejad, delle elezioni truffa che lo hanno portato al potere nel 2009, della mentalità dei fondamentalisti e, più in generale, dell’atmosfera di terrore instauratasi nel paese.

Malgrado lo sfondo della trama sia dolorosamente reale, Amir e Khalil narrano la storia fittizia di un giovane manifestante, Mehdi, che, come molti coetanei, si è permesso di partecipare alle manifestazioni di piazza successive alle elezioni farsa. In verità, Mehdi non compare mai ma, idealmente, è il fulcro narrativo della vicenda, vivo nei ricordi del fratello, della madre, dei parenti e degli amici. Vicenda, peraltro, narrata in prima persona dal fratello di Mehdi che, nel suo blog, redige la cronaca dell’angosciante e disperata ricerca del ragazzo.

Si sa che Mehdi è stato arrestato insieme ad altri manifestanti ma il suo destino è incerto. Potrebbe essere stato torturato. O ucciso. Con il pretesto di una storia imperniata su una ricerca, quindi, gli autori descrivono un quadro agghiacciante della società iraniana: i cittadini sono disprezzati e oppressi dalla tirannia e vivono nella paura; la corruzione dilaga; le autorità islamiche usano un’interpretazione sbagliata della religione per controllare pensieri e coscienze. E i diritti umani non esistono: chi si oppone al regime viene torturato; umiliato; stuprato. E finisce sottoterra.

Ma Amir e Khalil non si esimono dal rappresentare le contraddizioni dell’Iran contemporaneo. L’influenza dell’occidente, infatti, è presente e costituisce una seduzione per le giovani generazioni. La tecnologia ‘infedele’ è ovunque, a cominciare dai computer, da Internet che il regime cerca in tutti i modi di oscurare e dai cellulari usati per fotografare e divulgare immagini sgradite al potere. E, in un contesto fondamentalista, Amir non evita di citare poeti come Firdowsi, Hafez e Omar Khayyam, noti per la sensualità dei loro poemi, e addirittura Rumi, conosciuto per versi a tematica omoerotica, parti integranti (e innegabili) della cultura iraniana. E non mancano altre citazioni, a cominciare dal titolo che si riferisce a un cimitero realmente esistente. Tuttavia, Zahra è anche il nome della figlia di Maometto, simbolo di purezza. Secondo la tradizione, coloro che vengono seppelliti in un terreno a essa consacrato si ritroveranno in paradiso; ed è altresì quello di una giornalista che si opponeva alla dittatura teocratica, stuprata e ammazzata, la cui storia è stata resa nota dallo scrittore Paolo Coelho.

Se devo essere sincero, in principio la lettura della graphic novel non mi stava entusiasmando, più che altro per l’avvio e per l’incedere lento della narrazione. Ma, proseguendo, mi sono reso conto che la lentezza era voluta poiché contribuisce a creare un senso di disagio e angoscia che cresce progressivamente fino a sfociare nell’intenso, struggente finale. I testi di Amir sono profondi e, a tratti, sfiorano le vette della poesia (specie nella sequenza del funerale), mentre i disegni di Khalil, apparentemente grezzi e influenzati dall’underground, sono di gran pregio e, peraltro, il penciler si dimostra abile nella costruzione inventiva di molte tavole.

L’unico appunto che mi sento di fare è che Zahra’s Paradise potrebbe prestarsi ad essere interpretata come opera troppo filo-occidentale, poiché si evince che il mondo islamico è orribile per definizione, rispetto all’Occidente. E avrei voluto, da questo punto di vista, qualche critica nei confronti dei crimini di Stati Uniti e Israele, a mio avviso peggiori di quelli di Ahmadinejad e dei fondamentalisti islamici. Ma comprendo che l’intento di Amir e Khalil era semplicemente quello di illustrare il mondo che li circonda. Zahra’s Paradise è un libro pregevole nonché la dimostrazione della profondità che può raggiungere, in determinate occasioni, il medium fumetto.

Voto: 8

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