Justice League 8 | Recensione

Pubblicato il 22 Luglio 2017 alle 10:00

Cosa succede a Cappuccio Rosso nell’era della Rinascita? Per quale ragione ha commesso un crimine efferato? Scopritelo in questo albo che dà il via alla serie Rebirth di Cappuccio Rosso e i Fuorilegge! Intanto, la situazione della Justice League e di Cyborg si fa sempre più problematica!

Con l’operazione Rebirth la DC sta cercando di riproporre alcuni elementi narrativi che in epoca New52 erano stati troppo frettolosamente accantonati. L’esperimento pare che stia funzionando e, a giudicare dai commenti in rete, l’opinione dei lettori è lusinghiera. La casa editrice di Superman e Batman sta pubblicando serie caratterizzate da svariate atmosfere narrative, alcune più mature e altre più mainstream. Questo, per esempio, è il caso di Justice League.

Il comic-book della squadra di supereroi più potente del DCU è scritto da Bryan Hitch ed è prevalentemente incentrato sull’azione. L’autore non sembra interessato all’introspezione e preferisce porre attenzione alle lotte contro spaventose minacce che un singolo eroe non potrebbe affrontare. Justice League è dunque un classico fumetto di supereroi, senza fronzoli, e va inteso come una lettura scacciapensieri e niente di più.

Da questo punto di vista funziona e finora, in effetti, i nemici che Superman, Batman, Wonder Woman e soci hanno dovuto sconfiggere erano realmente spaventosi. In questo episodio tratto dal n. 11 della testata originale il team si trova in una situazione critica, considerando che Superman è assente. Un attacco hacker ha provocato un sacco di danni, a causa di Genio, una I.A. che rende reali le fantasie di un bambino inconsapevole che crede solo di giocare con un’app dell’i-pad della sorella.

Il software, inoltre, ha richiamato alcuni dei più potenti nemici della Lega che hanno deciso di attaccare la squadra contemporaneamente. Come è facile intuire, anche in questo episodio le lotte abbondano e Hitch si diverte a proporre una tipica avventura dai toni supereroici. Nel complesso, testi e dialoghi sono curati ed efficaci ma le matite di Neil Edwards, pur funzionali, non rendono giustizia allo script. Il penciler fa un lavoro tutto sommato buono ma ha uno stile poco personale e troppo in linea con gli standard espressivi dilaganti nel mercato statunitense.

Si procede con il n. 5 di Cyborg, la serie dedicata a Victor Stone. Lo scrittore John Semper Jr. non sta trascurando l’aspetto supereroico ma svolge pure un’acuta analisi psicologica del protagonista, un ragazzo tormentato venuto a patti con gli aspetti più difficili della sua esistenza ma che vive nel contesto afroamericano di Detroit, ambiente che conosce a stento e lo fa sentire un estraneo. L’amico Blue tenta di fargli da guida, con risultati più o meno positivi. Ma non manca un temibile avversario che ha sostituito il padre di Vic con un sosia.

Semper jr. mixa introspezione e atmosfere cyberpunk in maniera intrigante. Peccato che i disegni grezzi e legnosi di Alan Jefferson e Derec Donovan non siano eccelsi. L’albo si conclude con lo speciale Rebirth che anticipa la nuova collana dedicata a Cappuccio Rosso e al suo gruppo, i Fuorilegge. A scriverlo è l’esperto Scott Lobdell che si era occupato degli stessi personaggi durante il New 52 con risultati pregevoli.

In questo prologo, si occupa esclusivamente di Jason Todd, ex pupillo di Bruce Wayne e senz’altro uno dei più discutibili. Le divergenze etiche e di metodo tra lui e Bats sono note e Scott rievoca gli eventi chiave della vita del giovane, dall’incontro con Bruce alla prima missione nei panni di Robin, dalla morte per mano del Joker alla resurrezione con la conseguente nascita di Cappuccio Rosso. Nello stesso tempo, però, crea le premesse dell’imminente serie regolare.

Jason, infatti, uccide (così sembra, perlomeno) il sindaco di Gotham. Il gesto sconvolge l’opinione pubblica ma esalta il sottobosco criminale della città che all’improvviso considera Cappuccio Rosso alla stregua di un vero e proprio idolo. Per quale ragione Jason si è comportato in questo modo? I suoi metodi sono sempre stati discutibili, d’accordo, ma c’era una motivazione. Lobdell ci fornisce, comunque, subito la risposta, tramite un intenso discorso chiarificatore tra il vigilante e il Cavaliere Oscuro.

Ovviamente, bisogna leggere la serie regolare per giudicarla ma il prologo non è male. I testi e i dialoghi di Lobdell sono brillanti e i disegni oscuri e suggestivi del bravo Dexter Soy, valorizzati da giochi d’ombra degni di un noir, sono l’altro elemento positivo della storia. Per concludere, la testata italiana della Lega della Giustizia si conferma interessante e si rivolge a lettori che cercano storie di supereroi nell’accezione più tradizionale della definizione.

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