Cannes 2017 – Netflix – Recensione: “Okja”

Pubblicato il 25 Maggio 2017 alle 17:40

Il nuovo film prodotto da Netflix è una favola ambientalista e animalista diretta dal visionario regista coreano di Snowpiercer The Host.

La Mirando Corporation ha creato una nuova razza di super-maiali giganti, bestioni più grandi dei grizzly ma assolutamente innocui. Alcuni di questi straordinari esemplari vengono spediti in alcune fattorie in giro per il mondo, e dopo dieci anni torneranno a New York per una competizione che eleggerà il miglior super-maiale del mondo. Oggi la giovane Mija dovrà lottare contro la Mirando Corporation per evitare il rapimento del suo super-maiale, Okja, che in questi otto anni è diventato il suo migliore amico. Ma il capitalismo è una bestia feroce e implacabile che non guarda in faccia a nessuno e prende tutto ciò che vuole …

Questa la trama semplice, surreale ma appassionante di Okja, uno dei due film targati Netflix in concorso al Festival di Cannes. Dopo il successo di critica e pubblico ottenuto con il suo precedente lavoro, Bong Joon-Ho ripropone la produzione ibrida Corea del Sud/Stati Uniti per questo suo eco-dramma che unisce la spensieratezza della commedia fantasy orientale al sotto-testo neanche troppo velato della macchina capitalista occidentale.

Sono operazioni molto interessanti a livello commerciale, che permettono di vedere Chris Evans e Octavia Spencer fianco a fianco di Song Kang-ho, o Jake Gyllenhaal scalare le montagne boscose della Corea del Sud.

Se il treno ad alta velocità del mondo distopico di Snowpiercer era una rilettura degli strati della società moderna, il simpatico maialone geneticamente modificato è il cavallo di troia che il regista di Taegu sfrutta per insinuarsi nell’atroce mondo dei mattatoi, in quello contraddittorio degli attivisti e in quello spietato delle multinazionali.

Il risultato è una favola di quelle potenti, che sa divertire i più piccoli e far riflettere gli adulti: con Okja Joon-Ho realizza una commovente miscela fra E.T. di Spielberg e Il Mio Vicino Totoro (il discorso occidente-oriente)  che brilla grazie a tantissimi indimenticabili momenti che sono delle vere e proprie gemme di sceneggiatura.

Tutto è sempre sopra le righe, come il divertentissimo Gyllenhaal nel ruolo di uno stravagante zoologo televisivo, i duelli verbali fra i membri del Fronte di Liberazione Animali, Tilda Swinton alle prese con Giancarlo Esposito, le gag di Okja; la fotografia di Darius Khondji (Seven, The Beach, Midnight in Paris) poi, arricchisce il talento visivo del regista (noi critici privilegiati abbiamo potuto goderne su uno schermo cinematografico, ma il restante 99% del pubblico impazzirà ugualmente dal salotto di casa).

La buonissima CGI fa sembrare viva Okja e non è mai troppo lontana dalle vette raggiunte da Il Libro della Giungla (ma neanche troppo vicina, ad essere onesti).

Al di là dei fischi che i francesi hanno riservato al logo di Netflix all’inizio della proiezione, Okja non è solo un grande spettacolo d’intrattenimento, ma è soprattutto un film di grande rilevanza e triste attualità.

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