Cavaliere Oscuro III Razza Suprema n. 7 | Recensione

Pubblicato il 26 Maggio 2017 alle 10:00

Continua la saga distopica del Cavaliere Oscuro ideata dal grande Frank Miller! Le cose si mettono veramente male per Batman e solo Superman potrà aiutarlo! Ci riuscirà? Scopritelo in questo nuovo albo targato Lion!

Frank Miller non lascia indifferenti e fa discutere, anche e soprattutto a causa delle prese di posizione provocatorie ed estreme, peraltro non sempre collocabili nell’ambito relativamente ristretto dei comics. Vale anche per il terzo capitolo della saga distopica inaugurata negli anni ottanta dal capolavoro Dark Night Return. Nel caso di Dark Knight III The Master Race, i fan si sono divisi: alcuni lo stanno apprezzando, altri lo stanno stroncando senza pietà.

A dire il vero, i giudizi negativi sembrano essere la maggioranza, e bisogna ammettere che l’opera non è paragonabile alle pietre miliari del passato. C’è, però, un elemento importante da considerare. Il lavoro è una reazione alla grave malattia che ha colpito Frank. Il cartoonist di Daredevil Born Again, Batman Year One e Sin City ha deciso di reagire al cancro, scrivendo la sceneggiatura e disegnando alcune copertine e le brevi storie incluse all’interno di ogni singola uscita. Solo per questa ragione, Miller va rispettato.

Fedele, comunque, alla sua attitudine irriverente, ha scelto di affrontare il tema controverso dell’Islam. Frank non le manda a dire e, coadiuvato ai testi da Brian Azzarello, immagina che la Gotham futuribile di Dark Knight sia stata invasa dai kandoriani, ben noti ai lettori di Superman. Miller li descrive come una pericolosa comunità di musulmani responsabili di uccisioni e distruzioni, e che si fanno esplodere a mo’ di kamikaze palestinesi.

Il loro obiettivo è chiaro: l’America deve assoggettarsi al popolo di Kandor e accettarne gli usi e i costumi. La figlia di Superman e Wonder Woman si è schierata dalla loro parte (evidente metafora dei ‘foreign fighter’ protagonisti delle nostre cronache), mentre un invecchiato Bruce Wayne, la fida Carrie Kelly, Superman e altri supereroi cercano di sconfiggere gli invasori. Anche l’obiettivo di Miller è evidente. Intende descrivere l’America e, in generale, l’Occidente come il bene e l’Islam come il male.

E’ troppo semplicistico? Può darsi ma questo è Frank Miller. Prendere o lasciare. Nel settimo capitolo, la situazione per Bruce è disperata ed è sul punto di morire. Solo Superman potrebbe forse salvarlo. Ma ci riuscirà? Miller scrive testi non così intensi e profondi come quelli di altre sue opere ma opta per una interessante scelta narrativa. Alterna, infatti, monologhi dei vari personaggi. Si passa quindi da Bruce a Superman. Da Superman a Carrie Kelly. Da Carrie a Lanterna Verde è così via. Il risultato è intrigante.

Sono intriganti pure i disegni del bravo Andy Kubert che, pur rimanendo fedele al suo stile, cerca di avvicinarsi di tanto in tanto al tratto milleriano, grazie alle chine di Klaus Janson, storico collaboratore di Frank in Daredevil e in Dark Knight Return. L’effetto complessivo è di buon livello e il penciler rappresenta in maniera convincente un Superman potente e carismatico e un Bruce Wayne ormai debilitato.

Come nel caso delle uscite precedenti, nell’albo è incluso uno di dimensioni più ridotte, facente parte della serie Dark Knight Universe Presents, in cui Miller approfondisce alcuni elementi accennati nella collana principale. Stavolta il titolo è Strange Adventures ed è un omaggio a una gloriosa testata antologica della DC che diede vita a Captain Comet, Animal Man, Deadman e gli Atomic Knights. In questo caso, il protagonista è Hal Jordan, la più amata Lanterna Verde di sempre, alle prese con due misteriosi thanagariani.

Frank delinea una trama esile ma si occupa pure dei disegni. Certo, non è uno dei suoi esiti migliori ma il tratto non è privo di forza espressiva e, lo ribadisco, vanno tenute presenti le circostanze di cui scrivevo all’inizio della recensione. Razza Suprema non è un lavoro che passerà alla storia dei comics ma va in ogni caso letto, sia per la caratura dell’autore, sia per il coraggio umano che esprime.

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