Le lezioni americane di Simone Bianchi: come diventare disegnatore di punta di Marvel e DC

Pubblicato il 15 Marzo 2017 alle 13:10

Quali sono le regole fondamentali da seguire per poter lavorare nel mercato fumettistico statunitense? Il disegnatore Simone Bianchi ha raccontato durante lo scorso Lucca Comics & Games il suo percorso dall’Italia fino agli Stati Uniti, dispensando consigli per gli aspiranti fumettisti.

Italo Calvino non poté mai tenere le sue lezioni americane. Morì qualche mese prima di recarsi all’università di Harvard. Era il 1985, le Lezioni Americane, furono pubblicate postume nel 1988. Una delle frasi più significative di quest’opera è:«Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili».

Simone Bianchi sembra aver fatto sua questa frase, ed arrivato ad un certo punto della propria carriera ha pensato di aprire la propria enciclopedia di vita, e tenere le sue personali lezioni americane, ribaltando però le cose e portando a noi italiani quanto di meglio appreso dell’arte fumettistica in America.

Classe 1972, nato a Lucca, nel suo passato oltre che il disegno c’è la musica (per tanto tempo ha suonato la batteria), filo conduttore che lo porterà più volte a creare un connubio tra le due arti (sue sono le copertine degli album di diversi gruppi metal e hard rock, tra i quali i Vision Divine). 

Dopo aver collaborato con varie case editrici italiane (tra le quali la Sergio Bonelli) ed europee, fa il grande passo e approda negli Stati Uniti. Il suo sarà un esordio col botto visto che si ritroverà a disegnare per la DC Comics una miniserie intitolata Shining Knight, sceneggiata dal grande Grant Morrison, pubblicata nel 2005.

Cover da “Shining Knight” #1 di Simone Bianchi e Grant Morrison ©DcComic

In poco più di un decennio di esperienza con gli Stati Uniti Simone Bianchi è riuscito a entrare a far parte del mercato dei comics americani, a lavorare sui principali personaggi della cultura popolare degli ultimi ottant’anni, e a diventare uno dei principali professionisti dell’industria del fumetto statunitense.

Oggi Simone Bianchi è disegnatore e illustratore di punta della Marvel. Il suo percorso, e ciò che è necessario fare per poterne ricalcarne le orme, ha cercato di raccontarlo qualche mese fa, durante la scorsa edizione del Lucca Comics & Games, durante una conferenza intitolata proprio “Il fumetto come lavoro continuativo negli Usa“. Ecco il resoconto delle sue “lezioni americane”.

«Per un po’ di tempo- ha raccontato il disegnatore lucchese a inizio conferenza- mi sono dedicato molto alla musica. Facevo il batterista e mettevo nella musica lo stesso impegno che metto oggi nel disegno, suonavo dalle 10 alle 12 ore al giorno.

L’impegno e la determinazione sono dei punti fondamentali per fare carriera, che sia per lavorare negli Stati Uniti o in Italia. Infatti quando ho lasciato la musica per dedicarmi esclusivamente al disegno mio padre, che fa il pittore, mi disse che tutto ciò che avevo capito di armonia e musica mi sarebbe tornato utile per disegnare.

Questo perché – ha continuato – scegliere tra un’armonia, un passaggio musicale ed un giallo ocra è una questione di gusto e di creatività, cose che inconsciamente s’influenzano».

Simone Bianchi tra fine anni Novanta e i primi duemila andò a vivere a New York per cercare delle opportunità, e fu proprio in quel periodo che il disegnatore lucchese apprese un’altra delle sue lezioni:«Andai a vivere negli Stati Uniti perché volevo conoscere di persona gli editori americani.

Questa cosa non è molto compresa dai giovani di oggi perché in molti pensano che con una mail si possa arrivare ad un editor e farsi valutare. Ma la realtà è che il contatto diretto è un’altra cosa e paga molto di più.

Tanto per darvi un’idea: una volta andai dall’editor della Marvel Axel Alonso e gli feci vedere le mie illustrazioni, le guardò rapidissimamente e disse quasi subito che non gli servivano. Fu uno shock. Poco dopo gli feci vedere il mio portfolio con le vignette che avevo disegnato, ed a quel punto le cose cambiarono. Si soffermò e guardò con molta attenzione quelle vignette.

Perché fece questo? Perché non aveva bisogno di illustratori, alla Marvel hanno già Alex Ross che è un dio a fare le copertine. Piuttosto avevano bisogno di qualcuno che sapesse disegnare una storia, perché loro producono un sacco di fumetti ed erano necessari dei disegnatori, non degli illustratori. Se non avessi visto dal vivo questi gesti non avrei capito bene certe scelte. Quella volta, dopo aver osservato con attenzione le mie vignette Axel Alonso mi disse: cosa ti piacerebbe disegnare alla Marvel? Fu fantastico».

Un gran risultato, ottenuto dopo aver fatto un percorso contrassegnato da tanta determinazione:«Fui molto tenace – ha sottolineato Bianchi- Tutte le settimane andavo nelle redazioni della DC Comics e della Marvel. Mi hanno rimandato indietro diverse volte perché ancora non ero pronto. Ma l’America è la terra delle opportunità, perciò dopo essere maturato un po’ ottenni il mio primo incarico».

Secondo il fumettista lucchese «per gli editor americani è importante vedere qualcuno che si sbatte e fa un viaggio arrivando dall’altra parte del Mondo per incontrarli».

Altre due cose importanti:«Che vogliate lavorare per l’ Europa o per l’ America è fondamentale capire lo stile della casa editrice, le loro esigenze, vedere di cosa hanno bisogno. E poi non sono necessarie quaranta pagine di portfolio, ne bastano dieci fatte bene».

Altra fattore essenziale non solo per lavorare in America? L’umiltà:«Bisogna smussare la propria personalità e non portare oltre il proprio ego. Vi faccio un esempio che riguarda l’Italia, ma vale la stessa cosa anche per gli Stati Uniti. Negli ultimi tempo ho realizzato la cover variant per Dampyr 200. Quando ho iniziato la mia carriera alla Sergio Bonelli c’era Mauro Boselli che per noi giovani di allora era uno spauracchio.

La cover variant di Simone Bianchi per “Dampyr 200” ©SergioBonelli

Di recente, proprio per la cover variant di Dampyr, mi è capitato di collaborare con lui. Nonostante oggi io sia un disegnatore molto più esperto rispetto a quindici o vent’anni fa non appena Boselli mi ha chiesto di fare delle modifiche per la copertina mi sono messo subito a disposizione.

Questo perché nonostante oggi sia un personaggio affermato nel campo dei fumetti questo non vuol dire che debba perdere umiltà, o che non mi debba mettere a disposizione delle persone cui collaboro. E questo lo faccio in Italia come in America». 

Nonostante i creativi vengano spesso visti come dei bohémien un altro valore importante da possedere per affermarsi come fumettista professionista, in Italia, ma ancora di più negli Stati Uniti è la puntualità:«Soprattutto in America il lavoro è compresso in poco tempo e le scadenze sono abbastanza brevi- ha evidenziato Bianchi- Una volta ho incontrato l’agente di Alex Rosso che mi ha detto: “Non importa quanto tu sia bravo, ciò che conta di più è mantenere le scadenze”.

Da allora questa frase la tengo sempre a mente. A volte non si capisce quanta disciplina sia necessaria in questo campo, e per fortuna devo dire che di disciplina ne ho sempre messa, nella musica come nel disegno».

Dopo aver vissuto per un po’ di tempo negli Stati Uniti e dopo aver stretto le prime collaborazioni Simone Bianchi è tornato in Italia, ed a questo punto è nata un’altra questione fondamentale: come riuscire a mantenere i propri contatti ed il lavoro oltreoceano. 

«Tornato in Italia- ha raccontato- mi sono preoccupato di trovare un agente che mantenesse i miei contatti e si occupasse anche di vendere le mie tavole originali. Scelsi bene perché mi affidai proprio all’agente di Alex Ross.

Lui mi aiutò a trovare uno zoccolo duro di collezionisti disposti a spendere soldi per acquistare tavole. Perciò un’altra cosa che ho appreso dalla mia esperienza americana è che bisogna mantenere sempre i contatti, e farlo bene, scegliendo persone che sappiano darti delle opportunità».

Nel 2006 Simone Bianchi ha firmato un contratto in esclusiva con la Marvel, un pezzo di storia personale dalla quale ha tratto un altro insegnamento:«Ai tempi non volevo lasciare la Dc Comics, ma la Marvel mi offrì parecchio a livello economico, perciò accettai. Quelli della Dc però capirono la cosa, perché da loro il business è business e se c’è un’offerta migliore lo comprendono, anche in questo sono meritocratici».

Lavoro, disciplina, impegno. Tre parole per tre valori fondamentali. Forse il significato della carriera e del successo americano di Simone Bianchi si può racchiudere in questi fattori. Perché sognare l’America è possibile, ma solo se si è capaci di dare sostanza e concretezza alle proprie aspirazioni. Questa è la sintesi delle lezioni americane di Simone Bianchi.

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