Moon Knight di Jeff Lemire, la serie Marvel folle e anti-convenzionale [Recensione]

Pubblicato il 25 Gennaio 2017 alle 10:00

Qual è la serie Marvel più folle e anti-convenzionale degli ultimi tempi? Quella di Moon Knight! Non perdete una delle versioni più deliranti del personaggio concepita dal grande Jeff Lemire! Chi è veramente Marc Spector? Scopritelo in questo volume illustrato da Greg Smallwood!

L’operazione All-New All-Different Marvel, come prevedibile, ha fatto discutere. Nel complesso, la Casa delle Idee sta pubblicando due tipologie di serie: una incentrata su comic-book mainstream e un po’ infantili e un’altra che propone testate dai toni adulti e sofisticati, coraggiose e sperimentali.

Basti pensare a Dr. Strange di Jason Aaron e Chris Bachalo, a Scarlet Witch di James Robinson o a The Vision di Tom King.

Tra esse va inserita Moon Knight e non bisogna stupirsene, dal momento che a scriverla è il canadese Jeff Lemire, messosi in luce con opere del calibro di Essex County Trilogy e con parecchi lavori realizzati in ambito DC/Vertigo. La Marvel lo sta utilizzando proficuamente in Extraordinary X-Men e Old Man Logan e coloro che le stanno leggendo hanno già capito che non si tratta di un autore qualsiasi.

Il fatto che si occupi di Moon Knight non è sconvolgente. Lemire è infatti adatto a descrivere psicologie disturbate e il Cavaliere Lunare disturbato lo è di sicuro.

Creato verso la fine degli anni settanta da Doug Moench e Don Perlin, in principio pareva una brutta copia di Batman. Era Steven Grant, miliardario che viveva in una villa lussuosa e di notte combatteva il crimine nei panni di Moon Knight, usando mezzi tecnologici. Tuttavia, sin dal principio gli autori inserirono un elemento che lo differenziava dall’Uomo Pipistrello: quello delle identità parallele.

Nella sua crociata contro il male, infatti, Steven a volte si faceva chiamare Jake Lockley, tassista avvezzo a frequentare i bassifondi allo scopo di ottenere informazioni dal sottobosco criminale.

Inoltre, in precedenza era stato il mercenario Marc Spector e in Egitto aveva avuto a che fare con la divinità Khonshu che gli aveva conferito particolari doti. Questi dettagli, però, non furono mai approfonditi, nemmeno quando, nel periodo in cui l’eroe agiva con i Vendicatori della Costa Ovest, era posseduto dal dio.

In anni recenti, Brian Michael Bendis realizzò una miniserie partendo dal presupposto che un tipo simile deve per forza soffrire di sdoppiamento della personalità. Ne venne fuori un personaggio che immaginava di collaborare con altri eroi, persino quando questi non c’erano.

Prima della fase All-New All-Different Marvel fu poi varata una serie scritta da Warren Ellis, Brian Wood e Cullen Bunn. Costoro, partendo dalle premesse di Bendis, chiarirono una volta per tutte la natura di Moon Knight: è uno schizofrenico che assume un’ulteriore identità, quella del letale Mr. Knight.

L’attuale serie di Jeff Lemire accentua il concetto della patologia mentale. Si può anzi dire che la follia è la tematica principale, come vedranno coloro che leggeranno questo tp che include i primi cinque numeri della collana. Specifico che Moon Knight è una serie strepitosa, adulta e sconvolgente nei toni e nelle situazioni, assolutamente anomala per la Marvel e in un certo senso assimilabile alle produzioni Vertigo.

L’eroe si trova in manicomio, distrutto dalla sua malattia. Viene tormentato da un paio di infermieri sadici e una dottoressa cerca in tutti i modi di guarirlo, eliminando quelle che ritiene essere fantasie pericolose. Giocando sul filo dell’ambiguità, Lemire crea dunque un’atmosfera disturbante. Moon Knight è reale o è il frutto del delirio di un pazzo? E se non fosse mai esistito? Ma se è così, come si spiegano le tante avventure del passato?

E perché la divinità Khonshu comunica in continuazione con lui? Se il dio non esiste, per quale ragione nello stesso manicomio sono rinchiusi i vecchi alleati di Steven Grant e cioè Franchie, il suo ex autista; Marlene, la sua compagna; Crawley e Gena, due vecchi amici. Sono pazzi pure loro? E se invece Moon Knight e gli altri fossero vittime di un complotto ideato da Seth, una delle divinità egizie più malvagie di sempre?

Ma forse non è nemmeno questa la risposta e Lemire delinea una story-line influenzata dalle teorie di Freud e Jung, con numerosi riferimenti all’esoterismo. Non mancano azione e colpi  di scena e i testi hanno un’espressività hard-boiled di innegabile efficacia. Moon Knight è inoltre da promuovere per gli ottimi disegni del bravissimo Greg Smallwood.

Il penciler rappresenta figure plastiche e fluide e non sono da trascurare i primi piani di impostazione cinematografica che gli permettono di evidenziare, tramite le espressioni facciali, lo stato psichico di un individuo imbottito di farmaci e inconsapevole della sua vera identità.

Da tenere d’occhio i flashback in cui Smallwood usa un tratteggio evanescente che conferisce un tocco di classe alle tavole. L’ultimo episodio del volume si avvale poi di alcuni piacevoli contributi di Wilfredo Torres, Francesco Francavilla e James Stokoe.

Insomma, Moon Knight è una proposta di grande qualità e sarebbe un peccato ignorarla. E’ una serie davvero diversa dalle altre.

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