Recensione: I Giorni della Sposa 1 (Otoyomegatari)

Pubblicato il 4 Agosto 2011 alle 10:16

I Giorni della Sposa

Autrice: Kaoru Mori
Casa editrice: J-Pop
Provenienza: Giappone
Prezzo: 6,00 €

XIX secolo, Asia Centrale, una cittadina nei pressi del Mar Caspio.

Amira, appartenente alla famiglia nomade degli Hargal, viene data in sposa a Karluk, della famiglia degli Ayhan.

Lei ha vent’anni e lui é appena dodicenne: niente di troppo assurdo per le usanze del luogo (e piú di due due secoli fa… anzi, lei é anche troppo “vecchia”…).

Nonostante il matrimonio deciso a tavolino e la grande differenza di etá, i due giovani sembrano apprezzarsi a vicenda.

Amira é di animo tanto dolce e gentile quanto é risoluta ed intraprendente: cavalca come se non meglio di un uomo ed é abilissima nell’uso dell’arco e nella caccia; in pochissimo tempo riesce a conquistare tutti gli appartenenti la numerosissima famiglia Ayhan, dalla nonna Balkilush alla mamma di Karluk, Sanila, passando per la sorella maggiore del giovane sposo, Seileke, e i suoi quattro pestiferi (ma simpaticissimi) bambini.
La famiglia Ayhan é una famiglia serena e coesa e non a caso Karluk sembra essere decisamente piú maturo della la sua etá, evidentemente proprio grazie all’educazione ricevuta in un contesto del genere.
Ma l’idillio potrebbe malamente degenerare, visto che gli Hargal, capeggiati dal fratello maggiore di Amira, decidono di “riprendersi” indietro quest’ultima, per darla in sposa al rappresentante di un’altra famiglia…

Manga dall’ambientazione quantomeno originale, I Giorni della Sposa (Otoyomegatari) é l’ultima creazione di Kaoru Mori, giá autrice dell’ottimo Emma (proposto in Italia qualche anno fa dalla Dynit), pubblicato in Giappone, con grandissimo successo (e candidato al prestigioso premio Taisho 2011), sulla rivista Fellows! della Enterbrain.
Come dicevamo, la scelta dell’autrice di ambientare la sua storia in una zona cosí remota del mondo e durante un periodo storico cosí particolare avrebbe potuto far storcere il naso a qualcuno ma, lo diciamo subito, la scelta si rivela assolutamente vincente.

Soprattutto perchè Otoyomegatari é un ottimo manga.

Prima di tutto é necessario evidenziare l’eccezionale qualitá dei disegni della Mori, assolutamente incredibili per corpositá del tratto, raffinata definizione e dettagliatissima precisione.
Un storia ambientata nell’Asia Centrale permette alla disegnatrice di regalarci sontuosi abiti ricchissimi di minuscoli particolari, arazzi spettacolari, tappeti finemente drappeggiati e strutture architettoniche ricche di intarsi e stupefacenti barocchismi.
Il tutto particolarmente piacevole per l’occhio del lettore, che resterá estasiato piú di una volta nell’ammirare delle tavole cosí ricche di particolari.

Ma anche nelle (poche, a dire il vero) scene d’azione e nel tratteggiare i lussureggianti panorami collinari e le vaste praterie della zona del Mar Caspio l’autrice riesce a dimostrare la sua tecnica sopraffina: emblematica in tal senso la splendida scena di caccia alla lepre, con Amira che scaglia la freccia mortale galloppando furiosamente all’inseguimento della preda sotto lo sguardo ammirato del giovanissimo marito.

Insomma, dal punto di vista grafico si toccano altissimi livelli d’eccellenza e bisogna ammettere anche con una certa dose di stupore, visto che i disegni dell’opera che avevo precedentemente ammirato dell’autrice non mi avevano colpito cosí eccessivamente: Emma era un bel manga con buonissimi disegni, ma la maturitá della disegnatrice risulta evidente (ed esponenziale) confrontandoli con questi de I Giorni della Sposa.

Ennesima dimostrazione di quanto i fumettisti giapponesi siano competenti ed appassionati: il loro cammino professionale é sempre un percorso di crescita, dieci volte su dieci.
Quanto di buono detto fin qui per i disegni viene poi anche consolidato dal buonissimo impianto narrativo.
Manga dai tempi dilatati, poco cinetico o veloce, dalle lunghe pause, I Giorni della Sposa ci aiuta, anche grazie a questa sua tranquilla lentezza kunderiana, a scoprire piano piano un mondo assolutamente sconosciuto e sorprendentemente affascinante come quello della regione del Caucaso, di cui Kaoru Mori ci dice essere da sempre appassionata.

Non succede molto, in questo primo volume, ma succede “bene”: col giusto equilibrio e comunque una discreta tensione narrativa.
La storia scorre piacevolmente e l’atipica (ma assolutamente romantica) storia d’amore tra Amira e Karluk riesce a conquistarci facilmente, il tutto condito da un substrato narrativo affascinante e delicato, leggero come i bellissimi tratteggi di Kaoru Mori.
Consigliatissimo. A tutti.

Voto: 8

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