Pokémon GO – Recensione

Pubblicato il 21 Luglio 2016 alle 20:00

E’ stato senza ombra di dubbio il protagonista di questi ultimi giorni, chiacchierato e giocato da milioni di persone, arrivando addirittura a riportare Nintendo ad antichi fasti borsistici non toccati da oltre trent’anni. Pokémon GO è insomma uno dei più grandi successi raggiunti dalla compagnia nipponica negli ultimi tempi e si prefigura come l’inizio di un nuovo corso sul versante mobile.

Per anni ben distante dal far approdare le sue più importanti licenze sui cellulari e tablet di tutto il mondo, l’azienda di Kyoto ha portato a termine il suo esperimento più importante.

Che sia il punto di partenza per l’arrivo di altre importanti produzioni nei vari app store o no, quello che è certo è che il prodotto di Niantic è riuscito a riunire i vecchi fan della serie e a far appassionarne di nuovi.

Ma dietro tutto ciò vi è veramente un titolo solido ed entusiasmante oppure si tratta solamente di un fuoco di paglia, destinato a sorprendere per l’evidente novità e ad essere dimenticato velocemente? Vediamolo insieme in questa recensione.

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Non è la prima volta che gli sviluppatori scelti da Nintendo per sviluppare Pokémon Go si mettono alla prova con il concetto di realtà aumentata. Già tre anni fa sui dispositivi iOS ed Android era arrivata la loro prima app, chiamata Ingress ed incentrata su una visione molto più fantascientifica rispetto all’attuale produzione.

Era basata sulla competizione tra due squadre, Illuminati e Resistenza, chiamate a combattersi per ottenere il maggior numero di unità mentali possibili per la propria fazione. In un certo senso molti degli elementi che avevano costituito la colonna vertebrale del precedente lavoro sono ritornati anche in Pokémon GO, rifiniti ed adattati al diverso contesto.

L’arrivo dei simpatici mostriciattoli su App Store e Google Play è infatti anch’esso all’insegna della realtà aumentata, facendo congiungere il mondo in cui viviamo con le fantastiche creature ideate da Satoshi Tajiri. Grazie al segnale GPS l’applicazione elabora la nostra posizione geografica sulla mappa e ci indica la posizione dei Pokémon vicini a noi.

In una porzione dello schermo ci verranno infatti mostrati quelli presenti nella nostra area insieme a delle piccole impronte utili ad indicarcene la distanza. Così la mancanza di orme significa che siamo praticamente incollati al nostro obiettivo, mentre l’aumentare di queste ultime va di pari passo con un aumento dello spazio che ci separa da esso.

Una volta trovato ciò che cerchiamo verremo indirizzati automaticamente alla fotocamera del nostro telefono, sulla quale apparirà il prossimo elemento della nostra fantastica squadra. A questo punto basterà semplicemente catturarlo con le PokéBall, aspettando che il cerchio attorno ad esso si restringa (in modo da aumentare le probabilità di cattura) e strisciando il dito sullo schermo in modo da lanciarle.

Gli sviluppatori hanno poi deciso di farci anche capire quante possibilità avremo di catturare il Pokémon, associando a vari colori del cerchio delle diverse valenze. Un cerchio verde significherà quindi un compito facile, mentre un cerchio rosso ci anticiperà un duro lavoro, a meno di non utilizzare strumenti più potenti ed appropriati.

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Sulla mappa non ci saranno però solamente i nostri prossimi compagni di avventure, perché i ragazzi di Niantic hanno deciso di aggiungere anche Pokéstop e Palestre in modo da rendere ancora più affollato il mondo intorno a noi. I Pokéstop sono dei semplici punti di interesse, registrandosi ai quali si ottengono elementi utili come ulteriori Pokéball o aromi.

Le Palestre funzionano invece in modo diverso ed in un certo senso più complicato. Una volta raggiunto il livello 5, potremmo infatti decidere di sfidare le strutture presenti attorno a noi sulla mappa. Prima di iniziare il combattimento dovremo però decidere a che squadra appartenere. Gli sviluppatori infatti, sulle orme di quanto fatto con Ingress, hanno deciso di inserire anche in questa occasione delle fazioni a cui allearsi. Potremo quindi offrire i nostri servigi alla squadra Istinto, dominata dalla luminosa sagoma di Zapdos, alla squadra Saggezza sotto la protezione di Articuno oppure alla squadra Coraggio, dopo aver giurato fedeltà a Moltres.

Che noi decidiamo di unirci al team giallo, blu o rosso la sostanza non cambia, se una Palestra sarà nostra amica (ossia condividerà lo stesso team) allora potremo allenarci in essa e lasciarvi uno dei nostri Pokémon nel qual caso vi sia uno slot disponibile. Nel caso contrario il nostro obiettivo sarà quello di conquistare il luogo e mantenerne il controllo.

I combattimenti sono però molto semplificati rispetto alle controparti della serie originale, essendo essenzialmente basati su due soli attacchi, azionabili tramite un tocco veloce o la pressione prolungata del dito sullo schermo. Una volta portato a termine il nostro compito non solo guadagneremo esperienza ma anche importanti strumenti per il nostro progresso sulla strada per diventare dei fantastici Pokéallenatori.

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Purtroppo però non tutto ciò che luccica in Pokémon Go è vero e proprio materiale aureo. Anzi. Di gameplay vero e proprio nell’ultimo esperimento Nintendo ve ne è veramente poco, e soprattutto si tratta di sezioni molto superficiali e ben poco approfondite.

Molte sono le mancanze di cui ci si accorge già dopo pochi minuti passati nel nuovo mondo creato da Niantic. Non sono per esempio presenti le battaglie tra allenatori al di fuori delle Palestre, elemento che ha fin dall’inizio contraddistinto la celebre saga. In un’applicazione che punta poi molto sull’interazione tra elementi fantastici e mondo reale la possibilità di confrontarsi con i propri amici (e nemici) sarebbe stata un’aggiunta di valore.

In tal senso anche le sfide con le Palestre perdono di senso, in primo luogo per l’impossibilità di accedervi a meno di non trovarsi fisicamente sul luogo di interesse e poi perché ben poco hanno di quei momenti memorabili che hanno fatto entusiasmare i ragazzi di tantissime generazioni. Si tratta in generale di una semplice corsa all’aumento di livello, e seppure sia vero che mantiene in parte la magia che aveva caratterizzato i momenti dell’infanzia di molti di noi, tutto ciò ha un sapore ben diverso.

È un po’ come se fosse appena arrivato ciò che da anni molti di noi hanno sempre desiderato, ossia fregiarsi del titolo di allenatori ed andare in giro a catturare Pokémon, e che per oscuri motivi questo fosse sceso ad enormi compromessi. Non si può nemmeno dire che il lancio dell’applicazione sia avvenuto senza problemi, tra difficoltà dei server e numerosi difetti e bug del prodotto.

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Insomma, Pokemon GO ha finora ottenuto un successo incredibile sia per l’evidente ventata dì novità che esso porta nel panorama mobile sia per suoi meriti, tra i quali quello di capire e comprendere ciò che le persone maggiormente desideravano: ossia portare tutti quei mostriciattoli fino ad ora vivi solo in un piccolo schermo nella nostra dimensione reale. Allo stesso tempo si tratta di una produzione non esente da difetti, come dimostrato in molteplici occasioni, sia di natura concettuale che tecnica.

Ciò che fa però maggiormente sospirare in tutto ciò sono le potenzialità che il titolo di Niantic possiede, e le possibilità che esso avrebbe avuto di configurarsi non solo come un (temporaneo) fenomeno di costume, ma anche come un nuovo inizio per la compagnia di Kyoto.

Ripensando a tutte le caratteristiche o le funzionalità che sarebbero potute essere inserite nell’applicazione e a tutte quelle malamente implementate sorge quindi più di qualche dubbio. Nintendo ha puntato veramente su Pokemon Go, o si è semplicemente trattato di un progetto secondario che ha avuto fortuna?

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