Tartarughe Ninja: Fuori dall’ombra – Recensione in anteprima

Pubblicato il 5 Giugno 2016 alle 23:01

Le Tartarughe Ninja hanno sconfitto Shredder ed hanno salvato New York ma hanno deciso di rimanere nascoste nell’ombra. Mentre il Clan del Piede mette in atto un piano per farlo evadere, Shredder viene teletrasportato nella Dimensione X dove Krang, un malvagio cervello parlante, gli ordina di aprire un portale che possa permettergli di giungere sulla Terra col suo Tecnodromo. Shredder ricorre all’aiuto del folle scienziato Baxter Stockman e di Bebop e Rocksteady, due stupidi scagnozzi mutanti. Coadiuvati dalla giornalista April O’Neil e dal vigilante mascherato Casey Jones, le tartarughe sono di nuovo l’unica speranza di salvezza dell’umanità.

Tartarughe Ninja Fuori dall'ombra

Partiamo dal presupposto che realizzare un film migliore di Tartarughe Ninja, uscito due anni fa, non era poi così difficile. Nonostante fosse completamente sbagliato, il primo episodio riuscì comunque a portare a casa il risultato in termini di incassi e i produttori, tra cui Michael Bay, hanno dato il via libera al sequel. Messo in panchina il pessimo Jonathan Liebesman, la regia è stata affidata stavolta a Dave Green che aveva all’attivo solo il fantascientifico Earth to echo. Il tiro è stato aggiustato su diversi fronti ma i frutti sono ancora insufficienti.

Gli elementi per un buon film sulle Teenage Mutant Ninja Turtles ci sarebbero tutti. C’è l’elemento “Turtles”. E non è così scontato. Nel primo episodio, infatti, la vera protagonista era April O’Neil, interpretata da Megan Fox, pupilla di Bay. Si prendeva così tanto spazio che stavolta è stata relegata al suo giusto ruolo di comprimaria, il cui lavoro di giornalista è un semplice pretesto per farla passare da un travestimento all’altro.

Le tartarughe tornano al centro della storia ed hanno le dimensioni giuste. Non sono più quattro giganteschi Hulk, talmente grandi e forti da non aver bisogno del ninjitsu. Fin dalla prima scena d’azione, ad esempio, vediamo Raffaello stare comodamente a bordo di una moto.

Motore della storia è la componente “Teenage”, laddove le tartarughe sono alle prese con classici dilemmi adolescenziali quali l’accettazione di se stessi per uscire, appunto, fuori dall’ombra, o meglio, fuori dal guscio. L’unico modo per risolvere tali difficoltà è restando uniti, superando qualunque incomprensione in seno al team con la guida spirituale di Splinter. Tematiche piuttosto classiche ma da sempre legate alle tartarughe ninja ed adatte alla fascia di pubblico a cui è diretto il film.

Oltre alla sopracitata April, i nostri eroi sono affiancati stavolta anche da Casey Jones, interpretato da Stephen Amell, il Green Arrow televisivo, funzionale nelle scene action. Will Arnett torna nel ruolo di Vern, antieroe che si rende utile solo con qualche gag comica. Tra i migliori effetti visivi del film figura la supermodella brasiliana Alessandra Ambrosio che riesce a recitare male perfino nel ruolo di se stessa.

C’è più spazio anche per l’elemento “Ninja” ma si può fare di più e di meglio. I membri del Clan del Piede non sono più un gruppo di terroristi con armi da fuoco e tornano a fare sfoggio di funamboliche mosse di arti marziali e un po’ di fantatecnologia come nelle serie animate. Shredder si toglie la corazza del Transformer che abbiamo visto nel primo film ma diventa solo un burattino di Krang e non combatte assolutamente con nessuno.

Sul versante “Mutant”, il film può risultare una sorta di remake di Tartarughe Ninja II: Il Segreto di Ooze. Bebop e Rocksteady sono assolutamente perfetti, traslati sul grande schermo come i fann hanno sempre voluto vederli. Anche Krang è reso molto bene seppur introdotto in maniera molto raffazzonata. Lo scienziato Baxter Stockman ha una presenza piuttosto importante. I fan ne conoscono l’evoluzione futura che viene rinviata all’eventuale terzo episodio.

Il film ha un ritmo scatenato ma è carente di idee sul piano delle gag action. Le sequenze di combattimento sono banali, brevi e prive d’inventiva. La battaglia finale è del tutto insufficiente. Le trovate comiche sono molto puerili ma, del resto, è un prodotto destinato soprattutto ai bambini.

Il fumetto originale di Kevin Eastman e Peter Laird è ormai un ricordo lontano. Tartarughe Ninja alla riscossa, del 1990, resta ancora la trasposizione migliore e più fedele dal materiale originale. Questa nuova incarnazione mescola più le suggestioni delle serie animate e va anche bene, qualche passo in avanti rispetto al precedente è stato fatto ma non è ancora sufficiente ad urlare “cowabunga!”

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