Dragonheart: 20 anni fa il cielo conosceva la stella più splendente

Pubblicato il 31 Maggio 2016 alle 13:00

Esattamente 20 anni fa, il 31 maggio 1996, fece il suo esordio nelle sale americane l’amato e ora tanto nostalgico film fantasy Dragonheart. Ma ripercorriamo poco per volta la sua particolare storia.

In realtà l’idea originale, che portò l’avventura di Draco e Bowen sul grande schermo, nacque diversi anni prima, con più esattezza intorno al 1990, anno in cui lo scrittore Patrick Read Johnson e lo sceneggiatore Charles Edward Pogue presentarono il proprio progetto dai tratti fantasy e cavallereschi alla Universal Pictures.

Ma le cose presero fin da principio un risvolto complicato, in quanto la casa di produzione statunitense si mostrò riluttante nell’affidare la direzione di un film dal budget consistente ad un regista alle prime armi come Johnson. Infatti al suo posto fu inizialmente scelto Richard Donnel, celebre per “Arma Letale”, il quale, tuttavia, si trovò costretto ad abbandonare il progetto proprio a causa degli elevati costi di produzione, che la realizzazione avrebbe richiesto.

Gli anni passavano e l’opera sembrava essere ormai destinata a non raggiungere mai le sale, quando con grande sorpresa la sua strada si incrociò con quella di Raffaella De Laurentiis produttrice italiana e figlia di Dino De Laurentiis, la quale ebbe il giusto coraggio e spirito d’intraprendenza per portare la storia di Johnson sul grande schermo, affidando la regia a Rob Cohen.

La scelta dell’attore protagonista da calare nei panni del cavaliere Bowen ricadde su Dennis Quaid, già noto per i ruoli svolti in “Lo squalo 3” e “Salto nel buio”, mentre la voce del drago sarebbe stata prestata da Sean Connery, prevedendo di realizzare successivamente la creatura leggendaria con la tecnologia 3d più all’avanguardia.

Bowen Kara Gilbert

Forti di un budget che sfiorava i 60.000.000 $ le riprese si svolsero da luglio a dicembre 1994 nelle splendide location esterne della Slovacchia e nei Koliba Studios di Bratislava, scelti proprio per il costo decisamente contenuto rispetto alle alternative americane.

La caratteristica che risalta maggiormente del film è sicuramente la presenza del drago ottenuta grazie ad un magnifico utilizzo della CGI, che gli valse una nomination ed un secondo posto agli Oscar del 1997 nella categoria migliori effetti speciali. Tutto questo lavoro naturalmente fu svolto in seguito alle riprese, durante le quali gli attori avevano come unico punto di riferimento due palline da tennis, che rappresentavano gli occhi del drago e la voce pre-registrata di Sean Connery.

Inoltre in ogni scena, che richiedeva la sua presenza fu necessario tenere da conto diversi fattori per rendere il tutto il più credibile possibile, come il terreno battuto sotto gli immaginari passi del drago, l’ acqua mossa esattamente come al suo passaggio e grandi fiammate ottenute da condotti del gas inseriti nel terreno.

Un ulteriore anno fu dedicato alla curatissima realizzazione della celebre bestia mitologica, dapprima scolpita in miniatura ed in seguito scansionata ed animata grazie a dei “super computer” (per l’epoca) dall’ILM (Industrial Light & Magic), sotto la supervisione di Phil Tippet (creatore dei dinosauri di “Jurassic Park”). Il risultato finale fu letteralmente strabiliante, basti pensare che al drago furono adattate persino le espressioni facciali del famoso attore scozzese.

Tutto ciò permise al film di confermarsi come un buonissimo successo e di incassare ben 115,267,375 $, seppur non venendo propriamente esaltato dalla critica in quanto a scelte registiche.

Ma in fin dei conti che cosa ha lasciato dentro ognuno di noi questo lungometraggio dalla realizzazione tanto travagliata nei suoi 103 minuti?

Sicuramente l’atmosfera medievale che si respira gioca un ruolo molto importante, immergendo lo spettatore in un mondo buio, violento e corrotto, dominato dalla sete di potere, tuttavia illuminato ancora dalla piccola e flebile speranza dei valori di giustizia e coraggio del vecchio codice cavalleresco incarnati dal protagonista.

Così, l’alleanza tra l’uomo e il drago, nata quasi per caso, giocherà un ruolo fondamentale nello scontro col male, rappresentato dalla tirannia di Einon (David Thewils). I due assieme a Kara (Dina Meyer) e il monaco Gilbert (Pete Postlethwaite) guideranno gli impavidi ribelli in una cruenta battaglia in nome di un futuro libero dall’attuale crudeltà e corruzione del sovrano.

Nonostante la presenza di svariate scene concitate il film non manca sicuramente di proporre anche momenti decisamente più spensierati e divertenti, tuttavia non vogliamo entrare nel dettaglio, per non rovinarvi nessuna sorpresa nel caso non abbiate avuto ancora modo di vederlo.

Ad arricchire il tutto ci pensa la fantastica ed emozionante colonna sonora composta da Randy Edelman, che sul finale ha fatto commuovere più di uno spettatore.

DH_stars

 

E ora diteci, che cosa a distanza di anni vi è rimasto più impresso nella mente di Dragonheart?

Per la realizzazione di questo articolo abbiamo preso in gran parte spunto dal seguente sito, che teniamo a ringraziare sinceramente.

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