Terry Moore: “Con le mie storie volevo dare speranza” – Intervista

Pubblicato il 10 Maggio 2016 alle 13:00

Abbiamo incontrato Terry Moore (Strangers in Paradise, Echo), che ci ha parlato della sua carriera da ‘cane sciolto’, dell’amore per le strip e dei progetti per il futuro.

Terry Moore ha iniziato “ufficialmente” a fare fumetti a quasi quarant’anni, nel 1993. Prima di allora aveva già avuto una carriera come musicista (e il suo amore per la musica è evidente in Strangers in Paradise) e una da montatore televisivo. In realtà la passione per il disegno, i comics e le strip di lo accompagnavano fin dall’infanzia, e i personaggi di SiP erano protagonisti dei suoi sketch e di tentativi di strisce già da molto tempo prima che le loro vite, tra drammi sentimentali e intrighi, diventassero un fumetto di enorme successo in tutto il mondo.

Da allora Moore non si è più allontanato dai fumetti: dopo SiP (finito nel 2007) è stata la volta del fantascientifico Echo e poi di Rachel Rising, horror a base di stregoneria e possessioni demoniache che si concluderà in questi mesi sia negli USA che in Italia. Tutte le sue opere le ha pubblicate con la casa editrice che ha fondato, l’Abstract Studio (e tutte da Bao Publishing in Italia), diventando uno degli autori simbolo della scena indipendente e vincendo nel frattempo i premi Eisner, Harvey e GLAAD. Ha lavorato anche per Marvel (Spider-Man Loves Mary Jane, Runaways), Dc (Birds of Prey) e Image.

Durante l’incontro con i lettori organizzato a Roma da Bao Publishing per l’uscita del “Peanuts-iano” SiP Kids Moore ha raccontato di come negli anni in cui i fumetti non erano il suo lavoro  si sentisse simile a un bambino che in un campo guarda un treno con su tutti i suoi idoli passare in lontananza senza poterci salire e ha raccomandato agli aspiranti fumettisti di non smettere mai di provarci e soprattutto di fare quello in cui credono: non è imitando coloro che sono già famosi (“Abbiamo già Neil Gaiman e Alan Moore, non ne servono altri”) che si riesce a farcela.

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Terry Moore (a sinistra) con Michele Foschini della Bao

Ovviamente molto spazio ha avuto la sua abilità nello scrivere e disegnare le donne, protagoniste di tutte e tre le sue serie: Moore ha confidatodi essere stato cresciuto da donne, di essersi sposato molto presto e di non aver “”Mai vinto una discussione in vita mia”. Chiedendosi il perché, ha cercato di capire veramente quello che la moglie e le altre donne della sua vita pensavano e provavano.

Per questo, nelle sue storie racconta di “Donne che cercano di sopravvivere in un mondo di predatori.”.

Dopo l’incontro abbiamo potuto incontrare Terry Moore per un’intervista esclusiva e per parlare di come affronta l’inizio di una nuova serie, dell’inizio della sua ventennale carriera da fumettista professionista e degli autori che a cui si è ispirato per l’adorabile SiP Kids, in cui ritroviamo i protagonisti di Strangers in Paradise… a sei anni ma con i loro caratterini intatti e alle prese con feste di compleanno, partite di calcio e gite sugli sci.

SIP KIDS

MangaForever: Strangers in Paradise è stato il suo primo fumetto; quando lo iniziò pensava già “Questo durerà più di 2000 pagine.”?

Terry Moore: [ride] No, all’inizio doveva essere un albo unico! Con quello volevo catturare l’attenzione della gente, riuscii ad attirare quella di un editore che mi disse “Puoi farne ancora uno o due?” e io risposi “Credo proprio di sì.”. Così realizzai la miniserie in tre numeri nel corso di un inverno, e dopo mi resi conto che volevo continuare la serie. Quindi, ecco, all’inizio dovevano essere 30-32 pagine, stop.

Durante l’incontro con i lettori ha raccontato che non aveva il finale in mente già da subito. Inoltre, ho letto anche che nel corso degli anni le sue idee su come SiP dovesse finire sono cambiate. È vero? In che modo?

Sì, sono cambiate. A un certo punto mentre ci lavoravo avevo pensavo che avrebbe dovuto essere un finale drammatico. Ma dopo l’11 settembre [2001] ho deciso che il mondo di dramma ne aveva avuto già abbastanza e aveva bisogno di più speranza.

Ho capito che avrei potuto darne anch’io con la mia storia, concludendo la mia storia con una bella vittoria, con tutti i personaggi felici e al sicuro. Era quello che serviva al mio Paese, credo.

Invece per le sue altre serie il finale era già deciso alla partenza?

Be’, per Echo sì. Avevo appena concluso SiP, questo lunghissimo racconto epico che esplorava mille strade, e non volevo che le persone pensassero che quello fosse l’unico stile con cui sapevo lavorare. Mi misi in testa che la mia prossima serie sarebbe stata breve e concisa, 30 numeri con lo schema inizio – sviluppo – conclusione, proprio come un film. Echo è così.

E Rachel Rising? Se non sbaglio ha da poco finito l’ultimo numero, come si sente ora che anche quest’avventura è conclusa?

Sì, ho appena consegnato le ultime tavole di Rachel Rising. 42 numeri in tutto, più lungo di Echo e non così centrato su un’obbiettivo; c’è di nuovo un po’ di ‘esplorazione’, come in Strangers, ma ha comunque un inizio – sviluppo – conclusione come Echo. Per me unisce il meglio delle due serie, in pratica.

Terry Moore con l'ultima pagina dell'ultimo numero di Rachel Rising (via twitter)
Terry Moore con l’ultima pagina dell’ultimo numero di Rachel Rising (via twitter)

Dopo SiP ha disegnato una serie sci-fi e una horror. Anche la prossima, che a quanto ho sentito dovrebbe essere annunciata al SDCC, sarà ‘di genere’?

Mi piacerebbe moltissimo affrontare un quarto genere, uno con il quale non mi sono ancora confrontato, ma non me la sento di promettere nulla; ho in mente così tante storie, idee, che però potrebbero finire per assomigliare a quello che ho già fatto… non so… per ora nessuna promessa.

Tornando a Strangers in Paradise: oggi la conversazione intorno alla rappresentazione dei personaggi femminili nei fumetti e alle tematiche LGBT è molto intensa (diciamo così). Com’era la situazione quando ha iniziato SiP?

Quando ho iniziato a lavorare a SiP nei fumetti c’erano o supereroi o ‘bad girls’, hai presente, con quei disegni imbarazzanti…

Ah, gli anni ’90…

Esatto. Era così e basta. Come Lady Death, te la ricordi? Io mi piazzai da qualche parte tra la filosofia Fantagraphics e i supereroi, in questa vasta terra di nessuno; né Love & RocketsLady Supreme, né Drawn & Quarterly né Supergirl, ero lì nel mezzo ed era veramente strano perché in pochi supportavano quello che facevo e non rientravo in nessun genere canonico. Ma ho continuato per la mia strada e ora non mi interessa se sono difficile da inquadrare. Faccio quello che faccio, punto.

moore how to

A questo proposito in SiP, verso la fine, c’è un dialogo tra Katchoo e Casey in cui Casey descrive la propria vita sentimentale e al finisce “Come nei fumetti”, al che Katchoo ribatte “Non fanno fumetti simili”. E, a parte SiP, è vero. Perché secondo lei non si fanno fumetti simili?

Non ne ho veramente idea. Se lo chiedessi a qualcuno di una casa editrice ‘mainstream’ ti risponderebbe che le persone non li leggerebbero. Sono sicuro che pubblicano fumetti di supereroi perché pensano che siano la cosa più popolare e sicura da fare. A me non importava, ero… sono più interessato ai film, alla tv. Credo che le mie storie sarebbero delle ottime serie tv e mi importava più questo che scrivere fumetti d’azione con supereroi. A dire il vero continuo a fare serie tv in formato fumetto.

E ci saranno mai delle serie tv tratte dai suoi fumetti?

Lo spero. Ho scritto un pilot per una serie tv su Rachel Rising e stiamo cercando dei produttori. Quindi teniamo le dita incrociate.

Noi sicuramente le terremo incrociate. Chiudiamo parlando di SiP Kids, lei non ha mai fatto mistero della sua passione per le strisce e i Peanuts e infatti le influenze sono chiare (David in Kids è molto ‘Linus’). Ci sono altre ispirazioni?

Ho pescato da così tanti cartoonist, da Bill Watterson a Charles Shultz fino a Krazy Cat, amo moltissimo quegli autori… a volte mi sento unico e diverso da tutti gli altri, ma vedo tantissimo Feiffer nel mio lavoro. Anche lui mi ha sicuramente influenzato. E Peter Arno, i fumetti a vignetta singola del National Lampoon e del New Yorker, sono fantastici; riuscire a far ridere con tale immediatezza e con questo tipo di satira è qualcosa di speciale, di veramente magico e per niente facile.

Possono sembrare disegni poco raffinati, ma devono essere studiati nel modo giusto per avere quell’effetto immediato. È una forma d’arte straordinaria.

In cui lei continuerà a impegnarsi.

Continuerò sicuramente, mi diverte. E se riuscirò a mettere insieme abbastanza materiale divertente, proverò a pubblicarlo. Ma continuerò a fare strisce soprattutto per me.

Grazie per il suo tempo

Figurati. Grazie a te.

terry moore

(Grazie alla Bao Publishing per la disponibilità e alla Feltrinelli di Roma Appia Nuova per la comoda saletta)

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