Clarke e Lexa: quando una storia d’amore televisiva diventa qualcosa di più (SPOILER ALERT)

Pubblicato il 4 Aprile 2016 alle 12:10

Dopo la dipartita di Lexa, avvenuta nel settimo episodio della terza stagione di The 100, i fan si sono infuriati soprattutto per la morte banale che si è deciso di dare ad un personaggio così centrale. Il creatore della serie, Jason Rothenberg, ha deciso di rispondere alle critiche, conscio di dover dare una spiegazione soprattutto alla comunità LGBTQ che si identificava nella relazione vissuta fra la defunta e la protagonista della serie.

La storia d’amore tra Clarke e Lexa (personaggi della serie tv The 100) non è stata una relazione comune. Non solo perché era vissuta da due donne, ma perché in questa storia d’amore si erano identificati gli adolescenti della comunità LGBTQ (cioè gli adolescenti Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender e quelli che si stanno ancora interrogando sulla propria sessualità) che ha criticato aspramente la scelta di mettere fine a questa storia d’amore con la morte del personaggio di Lexa, così Jason Rothenberg (il creatore della serie) ha voluto rispondere loro con una lettera.

Siamo di fronte ad un cosiddetto “precedente”. Stiamo assistendo a qualcosa di mai visto prima e che potrebbe cambiare davvero le regole del gioco.

Ma ricapitoliamo: The 100 è una serie tv post-apocalittica trasmessa sul canale The CW e arrivata anche in Italia grazie a Mediaset. Nella terza stagione abbiamo assistito alla tormentata storia d’amore fra Clarke, la protagonista della serie, e Lexa, leader dei “terrestri” (prima nemici, ma in seguito alleati dei protagonisti).

Questa relazione (denomina Clexa dall’unione dei due nomi) aveva conquistato tutti, non solo per la dolcezza, la tenerezza e il tormento con cui si esprimeva, ma soprattutto perché questi personaggi si amavano. Dio se si amavano!

Poco mi importava che questa storia d’amore vedesse protagoniste due donne. Dal mio punto di vista da inguaribile romantico mi colpiva soprattutto l’affetto che legava i due personaggi. Per me l’amore non possiede alcun genere sessuale.

Ho scoperto, invece, che questo dettaglio era di fondamentale importanza per tante altre persone: gli adolescenti definiti LGBTQ.

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La morte di Lexa, avvenuta nell’episodio Thirteen, ha fatto infuriare questi telespettatori che hanno reagito con lettere, blog, tweet ed articoli. La relazione tra Clarke e Lexa era diventata un simbolo positivo di integrazione per questa “comunità” di individui nonché fonte d’ispirazione e tutto questo è stato portato via da un proiettile vagante (la situazione che ha visto morire Lexa).

Sia chiaro: non è la prima volta che la morte di un personaggio fa arrabbiare i fan e ciò li porta a reagire in modo sproporzionato. E’ che questa volta i motivi sono stati ricondotti a delle tematiche “sensibili”.

Stiamo parlando di tantissimi adolescenti che attraverso la relazione dei due personaggi (interpretati da Eliza Taylor e Alycia Debnam-Carey) trovavano la forza e il coraggio per vivere la propria sessualità in piena libertà e senza quelle sofferenze che al giorno d’oggi – ahimè – ancora sussistono.

Stiamo parlando di adolescenti che grazie a quella storia d’amore fra due ragazze, vissuta sul piccolo schermo, si identificavano nelle protagoniste e riconquistavano fiducia nel futuro; probabilmente perché pensavano che se fosse diventato “normale” vedere una relazione non etero in un telefilm, allora anche nella realtà sarebbe diventata usuale, ma soprattutto non ragione di discriminazione.

Il creatore della serie (Jason Rothenberg) ha compreso appieno tutti questi aspetti, soprattutto quelli più drammatici: il numero di suicidi enormemente più elevato degli adolescenti LGBQT rispetto a quello dei loro coetanei etero oppure il fatto che le donne non hanno le stesse opportunità degli uomini, specialmente le donne LGBTQ, le quali affrontano situazioni molto più avverse.

La questione centrale però rimane una sola: in genere i personaggi televisivi non rappresentano appieno le vite del pubblico, mentre questa volta in The 100 ciò è stato possibile e molte persone hanno visto parte di se stessi nella relazione tra Clarke e Lexa.

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Insomma, per ritornare alla questione anticipata nell’incipit di questo articolo, se ne è fatta di strada da quando seguire un telefilm era un semplice passatempo.

Oggi fruire di un prodotto televisivo non è un mero svago. Forse si potrebbe anche parlare di cultura televisiva, ma non è questo né il luogo né il contesto per approfondire la questione.

Ciò che voglio dire è che siamo di fronte ad uno stravolgimento delle regole di base: sono davvero poche le persone che guardano serie tv semplicemente per passatempo. Esse diventano altresì un modo per identificarsi, rappresentarsi e ridefinirsi.

Senza dimenticare che la televisione è comunque un mass media che rende pubblico qualcosa.

E se questa riesce a rendere pubblico qualcosa di privato (e taciuto) come una storia d’amore non etero in cui milioni di adolescenti si riconoscono, raggiungendo risultanti impensabili per l’autore (il quale forse per esigenze di audience voleva solo raccontare una storia d’amore non convenzionale), allora si è di fronte ad un cambiamento. Scrivere un episodio non sarà più una cosa che gli autori faranno a cuor leggero.

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Proprio perché guardare serie tv non vuol dire solo “subire” passivamente la puntata.
Con le serie tv le persone si divertono, si rilassano, si identificano, si acculturano, piangono, ridono, sognano.

Certo, c’è da dire che non molti hanno reagito bene alla lettera di Jason Rothenberg, forse non del tutto convinti della sincerità delle sue parole, in quanto questa non era altro che quasi una rettifica alle dichiarazioni che aveva rilasciato precedentemente durante un’intervista a tv insider, ma vorrei riportare alcune sue parole, a mio parere molto toccanti: “La mia speranza è che i fan che hanno visto parte di se stessi nella relazione tra Clarke e Lexa possano trarre un po’ di conforto sapendo che il loro amore era magnifico e reale.”

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