Batman v Superman: Dawn of Justice – Recensione

Pubblicato il 23 Marzo 2016 alle 09:00

Batman, il Cavaliere Oscuro che vigila su Gotham City, teme le azioni incontrollate di Superman, l’Uomo d’Acciaio di Metropolis, considerato un salvatore da alcuni ed una minaccia da altri. Mentre la legittimità dell’operato di Superman viene dibattuta in Senato, l’eccentrico e geniale Lex Luthor, capo della Lexcorp, scopre un modo per ucciderlo e mette in atto un terribile complotto.

Batman v Superman poster

Facciamo un passo indietro. Tre anni fa arrivava nelle sale L’Uomo d’Acciaio, rilettura delle origini di Superman, diretta da Zack Snyder e prodotta da Christopher Nolan, reduce dal successo della trilogia del Cavaliere Oscuro. La Warner aveva deciso, in corso d’opera, di trasformare il film nel primo tassello del DC Universe cinematografico sull’impronta di quello dei Marvel Studios e Nolan si è gradualmente allontanato dal progetto.

A dispetto del successo al botteghino, L’Uomo d’Acciaio è stato stroncato dai critici ed ha sollevato le perplessità di alcuni grandissimi autori che hanno realizzato pagine fondamentali nella storia fumettistica di Superman, quali Grant Morrison (All Star Superman), Mark Waid (Superman Birthright), Mark Millar (Superman Red Son) e Neal Adams. A finire sotto processo sono stati in particolar modo la sceneggiatura pasticciata di David Goyer e l’esageratissimo destruction porn finale. La morte di Jonathan Kent e la controversa uccisione di Zod da parte di Superman sono risultate imbarazzanti più per la messa in scena poco credibile che per i concetti alla base di entrambe le scene.

Il discutibile riscontro del film ha quindi spinto la produzione a puntare su un personaggio di sicuro richiamo come Batman per irrobustire questo sequel che mira a gettare le fondamenta della Justice League cinematografica. La scelta di Ben Affleck per il ruolo di Bruce Wayne ha suscitato fin dall’inizio reazioni piuttosto scettiche, per usare un eufemismo. Tuttavia, se Affleck è considerato un attore inespressivo, è altresì vero che si è dimostrato un ottimo regista e sceneggiatore. Ha quindi voluto coinvolgere nel film Chris Terrio, autore dello script di Argo, premio Oscar 2013, diretto e interpretato da Affleck.

Si sperava che Terrio riuscisse a dare una sistemata all’ennesimo script zoppicante di Goyer, un po’ come aveva fatto Jonathan Nolan nella trilogia del Cavaliere Oscuro, ma non c’è stato nulla da fare. Il film è di nuovo uno scombinato pastrocchio che ripete gli stessi errori de L’Uomo d’Acciaio aggiungendone di nuovi e Zack Snyder si dimostra abbastanza presuntuoso da reiterare tutti gli elementi più sconcertanti dell’episodio precedente rimettendoli al centro della storia.

Com’era prevedibile si parte da Batman e dalla necessità di un restyling dopo l’interpretazione di Nolan. Tuttavia si parte dal presupposto che il pubblico conosca già praticamente tutto del personaggio. Sul piano estetico ci siamo. Il costume è quello giusto e le scene di combattimento sono in linea con la saga videoludica Batman: Arkham nell’esprimere potenza fisica e agilità del vigilante.

Non convince Bruce Wayne. Senza il costume, Affleck se ne sta sempre uguale a se stesso a recitare le battute che gli vengono messe in bocca. Avrà pure il mascellone giusto ma non denota né la complessità psicologica di un premio Oscar come Christian Bale né la fragilità emotiva di un Michael Keaton e si fa fatica ad empatizzare con lui. Rispetto alla precedenti incarnazioni cinematografiche, viene maggiormente sviluppata la componente investigativa ma siamo ancora lontani dal più grande detective del mondo. Soprattutto la volontà omicida del personaggio resta fuori luogo.

Non va molto meglio per quanto riguarda la caratterizzazione di Superman che continua a dimostrarsi troppo fallibile per comodità di sceneggiatura. Prosegue l’insistita, pedante metafora cristologica che qui sfocia in martirio e pietismo. Anziché guardare a Superman con orgoglio e ispirazione, il pubblico arriva a provare pena per lui. La figura di Clark è abbastanza trascurata e pare che il personaggio non abbia una vita al di fuori del suo costume o del suo lavoro di giornalista.

Uno degli elementi più irritanti ne L’Uomo d’Acciaio era il modo in cui il protagonista si trovava sempre, per pura coincidenza, sul luogo di disastri epocali: uno scuolabus che cadeva in un fiume, una piattaforma petrolifera che esplodeva e un devastante uragano. Il trend continua anche qui ma in maniera meno insistita. Per inciso, nel film precedente, il colonnello Hardy sacrificava la propria vita per trascinare nella singolarità il grosso dell’esercito kryptoniano. Qui nessuno parla di lui e la statua l’hanno fatta a Superman.

Jesse Eisenberg è bravo a costruire il suo Lex Luthor e a renderlo inquietante, un po’ nerd che si prende la rivincita coi superbulli e un po’ dottor Frankenstein, ma eccede con gestualità e smorfie, gigioneggia troppo, e il modus operandi del villain ricorda in alcuni casi quello del Joker di Heath Ledger. La Lois Lane di Amy Adams è la vera investigatrice del film ma non viene approfondita la parte emotiva del personaggio. Il suo rapporto con Clark è sbrigato in un paio di scene ed amplificato solo nell’epilogo.

L’affascinante Wonder Woman di Gal Gadot pare la versione al femminile degli spartani di 300, con tanto di spada e scudo. Tuttavia viene inserita davvero a forza nella trama, giusto per creare un aggancio con il resto del DC Universe. Non a caso, quello sull’Amazzone, sarà il prossimo film della saga dopo Suicide Squad.

Jeremy Irons è un Alfred ruvido e stropicciato, riesce a bilanciare saggezza e ironia e pare una versione più cinica di quella interpretata da Michael Caine. Funzionale Diane Lane che torna ad interpretare Martha Kent mentre Laurence Fishburne si limita al minimo sindacale nel ruolo di Perry White.

Il vero punto debole della storia sono le motivazioni che spingono Superman e Batman a scontrarsi. E’ tutto molto vago. Batman agisce più in preda alla paranoia e agli incubi che in seguito a fatti concreti. Accusare Superman della distruzione di Metropolis è quantomeno pretestuoso. C’è in atto un complotto terribilmente confuso con punti salienti che restano inspiegati e i due eroi finiscono per essere delle semplici pedine.

C’è pochissima azione. Tutta la sceneggiatura è gravata da dinamiche inattendibili. Il film non lascia nulla al sottotesto ed è soffocato da dialoghi fin troppo didascalici che vertono su filosofia, mitologia, politica e religione. L’attesa resa dei conti tra i due protagonisti dura non più di cinque minuti, è già tutto nel trailer e si risolve in maniera a dir poco discutibile, quasi ridicola. Il preannunciato scontro finale con Doomsday fa scadere tutto di nuovo nel destruction porn. Il mostro sembra l’Abominio de L’Incredibile Hulk e gli effetti visivi lasciano molto a desiderare.

La fotografia è sempre spenta. Gotham City è una Detroit degradata mentre Metropolis resta nell’anonimato. Il 3D funziona a sprazzi. C’è tanta buona musica nella colonna sonora di Hans Zimmer e Junkie XL ma l’unico tema davvero memorabile è quello con la chitarra elettrica di Wonder Woman. I due compositori non sono riusciti a creare un nuovo motivo orecchiabile per Batman ed è grave. Nulla di nuovo per la musica di Superman.

Sono due i momenti che collegano il film al discorso sulla Justice League e sono entrambe scene completamente avulse dalla storia principale. Se si trattasse di un film Marvel sarebbero state inserite durante i titoli di coda. Una non ve la sveliamo, l’altra l’avete già vista in tutti i trailer. E’ la famigerata sequenza post-apocalittica con Batman che sfoggia impermeabile ed occhialoni, look piuttosto discutibile.

Come accaduto con L’Uomo d’Acciaio anche stavolta verrà a crearsi un esercito di sostenitori e ci saranno infinite discussioni ma il film è di fatto carente sotto ogni aspetto anche se lascia qualche spiraglio d’ottimismo in ottica futura. Wonder Woman sembra interessante e si può lavorare su questo nuovo Batman, ancora grezzo ma promettente. Se il DC Universe cinematografico si è finalmente sbarazzato di David Goyer, forse c’è speranza anche per i film sulla Justice League.

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