Gods of Egypt – Recensione

Pubblicato il 16 Marzo 2016 alle 00:01

Nel Regno d’Egitto, uomini e divinità convivono in armonia. Il paese è governato da Osiride, signore delle terre fertili, e da suo fratello Seth, invidioso sovrano dello sterile deserto. Quando Osiride sta per abdicare in favore di suo figlio Horus, Seth uccide suo fratello, acceca il nipote e usurpa il trono. Un anno dopo, il ladruncolo Bek s’intrufola nei sotterranei del palazzo di Seth e ruba uno degli occhi di Horus restituendolo al suo proprietario. I due dovranno unire le forze per mettere fine al regno del malvagio despota.

Gods of Egypt

La lunga battaglia tra Horus e Seth è una delle pagine più epiche e drammatiche nella mitologia dell’antico Egitto, una storia di sangue, tradimenti fratricidi, sesso e vendetta, una saga complicata da tradurre e semplificare in uno spettacolo cinematografico per il grande pubblico. Ci prova Alex Proyas che si è fatto il nome come regista de Il Corvo, ha dimostrato un buon occhio visionario in Dark City per poi perdersi in blockbuster men che mediocri quali Io, robot e Segnali dal futuro.

Star Wars e Il Signore degli Anelli ci hanno insegnato che per portare sul grande schermo un mondo fantasy riconducibile e tangibile bisogna mantenere un certo equilibrio tra effetti prostetici e cgi conferendo all’ambientazione un aspetto sobrio nonostante le creature e i personaggi stravaganti che lo abitano. Gods of Egypt fa tutto l’opposto presentando una cacofonia di effettacci digitali, elementi scenografici kitsch e costumi dai colori sgargianti fino alla nausea, fantatecnologia che va oltre ogni sospensione dell’incredulità e divinità giganti dal sangue dorato con armature luccicanti che sembrano un incrocio tra Stargate e I Cavalieri dello Zodiaco.

Gli sceneggiatori strutturano la vicenda come un buddy movie che vede il dio Horus e l’umano Bek costretti a cooperare ma le dinamiche tra i due sono ben poco accattivanti. Il dio falco è interpretato da Nikolaj Coster-Waldau, che i fan di Game of Thrones conoscono molto bene. Nel ruolo di Seth troviamo invece Gerard Butler, appena visto nel pessimo Attacco al potere 2. Spiace dirlo ma la filmografia di Butler parla chiaro, è un Russell Crowe dei poveri che segna con questo film un altro passo falso nella sua poco brillante carriera.

Il premio Oscar Geoffrey Rush umilia se stesso con una marchetta imbarazzante nel ruolo di Ra. Chadwick Boseman, il nuovo Black Panther della Marvel, è Thot, il dio della sapienza con una caratterizzazione molto simile a quella di Sheldon Cooper di The Big Bang Theory. Elodie Yung (Elektra nella serie tv Daredevil e Jinx in G.I. Joe – La Vendetta) è Hathor, la Dea dell’Amore, riletta come una ninfomane. Da Mad Max – Fury Road ritroviamo Courtney Eaton, che sta lì negli inferi ad aspettare che il suo amato Bek la salvi, ed Abbey Lee in un ruolo molto secondario.

Gli sceneggiatori hanno quantomeno il merito di essere rimasti fedeli a certi elementi della mitologia egizia. Ad esempio, Anubi viene spesso erroneamente rappresentato come un malvagio dio degli inferi mentre qui ne viene fornita la più genuina raffigurazione di guida del defunto nell’aldilà. Tutto viene però piegato alle esigenze di una baracconata per teenager che ha come prima esigenza quella di mettere sullo schermo combattimenti con creature mitologiche gigantesche, a sembrare la versione antico Egitto di Scontro tra Titani. E il tentativo di trasformare Horus in un nuovo, ennesimo supereroe cinematografico finisce in polvere come una vecchia mummia.

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