Jupiter’s Legacy, tornano Mark Millar e Frank Quitely: il risultato è eccezionale – RECENSIONE

Pubblicato il 8 Febbraio 2016 alle 15:20

Pensavamo che la corrente revisionista del comic book americano non avesse più nulla da dire ormai …

… E poi arrivò Mark Millar.

Da The Authority Superman: Red Son, da Civil War The Ultimates, l’autore scozzese sempre miscelato il mondo fantastico dei supereroi con quello cinicamente realistico della politica statunitense e internazionale.

E lo ha fatto sempre armandosi di sapienza, di un taglio cinematografico a dir poco spettacolare e coinvolgente, e di uno stile linguistico frizzante, pungente e politically incorrect che è ormai divenuto il suo marchio di fabbrica.

Ma, se possibile, con Jupiter’s Legacy Millar è andato oltre.

La figura del supereroe, fin dagli anni ’80, è stata soggetto ad una rivoluzionaria decostruzione che ha cambiato drasticamente la figura del paladino della giustizia senza macchia, plasmandola in quella dell’eroe buono ma pieno di dubbi e incertezze e paure, molto più verosimile per il mondo in cui viviamo oggi.

Watchmen, Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, Miracleman, Animal-Man, Devil: Born Again … Hanno ridefinito i canoni del genere nella passata generazione, costruendo le basi per i supereroi della nostra generazione.

Ecco, Jupiter’s Legacy parte da quell’eredita e costruisce i supereroi per la prossima generazione.

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Nel mondo creato da Mark Millar, i supereroi esistono fin dagli anni ’20 del XX secolo, e hanno aiutato l’umanità a sconfiggere i più grandi nemici della sua Storia: la Grande Depressione del ’29 e la Seconda Guerra Mondiale.

Utopian e sua moglie Lady Liberty hanno preso per mano l’intero mondo e con le loro eroiche gesta l’hanno guidato fino ai cancelli del XXI secolo … Poi hanno avuto due figli: Chloe e Brandon, i protagonisti della storia, che devono raccogliere l’eredità dei loro genitori e divenire i nuovi protettori del genere umano ora che una nuova crisi finanziaria sta dilaniando l’economia e nuovi teatri di guerra sollevano il sipario ogni giorno.

Solo che proprio non vogliono saperne.

Problematici. Viziati. In cerca di fama e sempre ad inseguire gli eccessi. Immaginate una Lindsay Lohan e un Kanye West con incredibili e sconfinati superpoteri, privi però di quello spirito altruista e di quell’etica morale necessari per indossare un costume sgargiante e fiondarsi sui cattivi per proteggere i più deboli.

Queste sono le basi della vicenda – a tratti shakespeariana, ma anche edipica, col continuo conflitto fra genitori e figli – che Millar sviluppa splendidamente e sorprendentemente, con svariati colpi di scena e un improvviso cambio di ambientazione a circa metà dello svolgimento.

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Le metafore che questi personaggi incarnano sono plurime: non solo incarnano essi stessi la corrente del revisionismo, con gli sgargianti ed incrollabili supereroi di ieri destinati a lasciare il posto ai loro successori, più realistici e modernizzati, ma grazie alle tematiche di Millar e ai nemici che questi personaggi hanno sconfitto – le ore più buie dell’umanità, come la crisi finanziaria e le guerre – rappresentano anche l’essenza del fumetto, lo scopo intrinseco di una storia, e cioè quella di evasione della realtà.

Utopian, Lady Liberty e gli altri, sconfiggendo la Grande Depressione e aiutando l’America nei suoi momenti di crisi, hanno fatto quello che un fumetto cercava di fare agli albori, durante la prima metà del XX secolo, e cioè soccorrere il proprio lettore nella speranza di distaccarlo, seppur per una mezz’ora o due, dai veri problemi del mondo. E così Capitan America e Superman prendevano a pugni Hitler e tutto era colorato e bello e alla fine i buoni vincevano.

Ma Chloe, suo fratello Brandon e tutti gli altri eredi dei primi supereroi, sono il riflesso distorto delle opere di Alan Moore e Frank Miller, i successori di un’epoca oscura che – come la maggior parte delle persone di oggi – vogliono tutto col minimo sforzo.

E l’opera di re-revisionismo effettuata da Millar in queste pagine è talmente potente da fare il giro e rovesciare le carte in tavola: ad un certo punto della storia i supereroi saranno i cattivi, e i ricercati, quelli costretti a nascondere i propri poteri e vivere in clandestinità, saranno l’unica speranza di un’umanità schiavizzata.

Come a dire: si, i nostri padri (emblema della Golden Age) vi hanno aiutato in passato, ma a noi (supereroi moderni, coi nostri vizi e problemi, figli di Watchmen Kingdom Come) poco importa di voi deboli umani e delle vostre lagne.

Impreziosito dalle matite perfette ed eleganti di Frank Quitely, Jupiter’s Legacy è già oggi un cult, che fra vent’anni diventerà il punto di riferimento per gli autori di domani.

Moltissimi i riferimenti e tantissime le citazioni, da Amleto a Lost, da King KongStar Wars: fra le altre, Millar arriva addirittura a citare se stesso e le sue storie in un paio di occasioni … Durante le numerose riletture necessarie per comprendere ogni sfumatura di questo capolavoro, provate a scovarle tutte!

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