Zenith Fase Quattro: si conclude l’incredibile saga del supereroe popstar di Grant Morrison

Pubblicato il 28 Gennaio 2016 alle 11:20

Si conclude Zenith, l’incredibile saga del supereroe popstar ideato dal geniale Grant Morrison! Tutti i nodi vengono al pettine con la dirompente fase quattro della serie pubblicata su 2000AD! Non perdete l’ultimo travolgente capitolo illustrato dal bravo Steve Yeowell!

Panini Comics ha meritoriamente tradotto Zenith, uno dei primi lavori del trasgressivo Grant Morrison, pubblicato a puntate sulla seminale rivista 2000AD.

Quando il pazzoide di Glasgow iniziò a scriverlo non era ancora uno dei più importanti sceneggiatori di comics a livello mondiale e i successi americani erano lontani. Con quest’opera Morrison tentò di coniugare i suoi molteplici interessi: i fumetti di supereroi, la fantascienza, l’occultismo e la musica. E Zenith, in effetti, è una riuscita sintesi di queste ispirazioni.

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Analogamente al collega e rivale Alan Moore, Grant presenta i supereroi demistificandoli ed eliminando ogni patina di eroismo e abnegazione. Zenith va collocato nell’ambito del revisionismo supereroico ma se nei lavori di Moore come Miracleman o Watchmen ci sono toni lirici, introspettivi e tragici, in Zenith prevalgono quelli ironici e sarcastici.

Perlomeno è stato così per ciò che concerne le prime tre story-line della saga, denominate Fasi. In questa quarta e conclusiva Fase, invece, le cose si fanno più drammatiche.

Lo si deve anche al fatto che gli episodi di questo volume furono realizzati quando ormai Grant si era messo in luce alla DC/Vertigo e i testi sono più seri e maturi; ma bisogna pure considerare che le vicende narrate sono apocalittiche. Come sanno coloro che finora hanno letto Zenith, le avventure si svolgono in Gran Bretagna, verso la fine dell’era thatcheriana.

Molti supereroi sono scomparsi o si sono ritirati. C’è però Zenith, più coinvolto dalla sua carriera di popstar che dall’attività di giustiziere in calzamaglia. Preferisce quindi vendere dischi e fare sesso con le fan e non ama combattere il crimine.

E c’è anche St. John che negli anni sessanta era un supereroe hippy seguace del Flower Power mentre ora è un politico conservatore, esponente di primo piano del governo Thatcher.

Questi e altri personaggi sono stati implicati nelle macchinazioni dei Lloigor, entità extradimensionali lovecraftiane che hanno terribili intenzioni nei confronti dell’umanità. Morrison aveva dunque narrato le vicende di Zenith e altri superesseri in lotta proprio contro i Lloigor e non si era peritato di prendere in giro la maxisaga Crisis On Infinite Earths, ironizzando sulla voga dei mondi alternativi made in DC.

I Lloigor sembrano sconfitti ma è davvero così? Come avrete modo di scoprire leggendo la Fase Quattro di Zenith la realtà è molto diversa. Una parte della trama ruota intorno al dottor Payne, lo scienziato che aveva creato i supereroi.

Gli è accaduto qualcosa di terribile. Sta andando a ritroso nel tempo, ringiovanendo, e toccherà a lui descrivere in un libro la natura dell’orrore che ha decimato l’umanità. Riuscirà nel suo intento? E il suo gesto servirà a qualcosa?

Forse no, dal momento che alcuni ex componenti dei Cloud 9, storico gruppo inglese di supereroi, ormai invincibili, hanno deciso di modificare il destino del genere umano. Il loro ragionamento è semplice: se i supereroi rappresentano il passo successivo dell’evoluzione, tanto vale comportarsi di conseguenza; bisogna instaurare un nuovo ordine che non potrà accogliere gli homo sapiens. I supereroi sono déi e gli déi non possono curarsi dei mortali. E chi non accetta la situazione sarà cancellato dall’esistenza.

Zenith e St. Johns non sono ovviamente d’accordo e gli eventi prenderanno una brutta piega. Con questo ultimo tassello narrativo, Morrison fa sua la concezione di Alan Moore del supereroe lontano da qualunque forma di umanità ma la personalizza, inserendo le sue tipiche fantasie visionarie e immaginifiche mutuate dalla new wave di Ballard, dalle teorie della fisica quantistica e dagli esperimenti letterari e linguistici di Burroughs; e non mancano accenni alla cultura pop.

Lo spirito iconoclasta del punk permea l’intera trama e c’è un’aspra critica non solo del periodo thatcheriano ma pure di quello di Tony Blair, rappresentato da band stile Manic Street Preachers, dalla techno e dall’acid house.

In alcuni momenti, inoltre, Morrison accenna all’implicito fascismo presente nell’idea stessa del supereroe e alla filosofia nieztschiana che la permea e arriva a citare The Coming Race, testo di Bulwer-Lytton che influenzò le teorie hitleriane. I testi di Morrison sono più maturi, sebbene non manchino battute sferzanti e dialoghi al vetriolo.

La versatilità espressiva è evidente nei monologhi di Payne: all’inizio usa un linguaggio forbito da uomo anziano e man mano che la trama si evolve diventa più infantile. Non manca poi la consueta cattiveria morrisoniana che non risparmia niente e nessuno (basti pensare al breve episodio d’appendice che si apre con la spiazzante immagine di Britney Spears vittima di uno stupro!).

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Anche stavolta i disegni sono di Steve Yeowell, penciler spesso in combutta con Grant. I volumi precedenti erano però in bianco e nero mentre questo è a colori. Lo stile è meno grezzo, valorizzato dalle sfumature crepuscolari dell’ottima Gina Hart, e il risultato è di grande livello. Yeowell caratterizza egregiamente i personaggi e rappresenta in maniera convincente il mondo dominato dai terribili Lloigor, rendendolo spaventoso.

L’epilogo è in bianco e nero e in questo caso il tratto di Steve è più simile a quello delle prime tre uscite. Nel volume è pure incluso un racconto in prosa di Mark Millar, collocato nell’universo narrativo di Zenith, accompagnato dalle illustrazioni di Simon Coleby. Insomma, Zenith è imperdibile e non può mancare nella libreria dei fan di Grant Morrison e degli estimatori del revisionismo supereroico.

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