Recensione: Ronin – Edizione Assoluta – Frank Miller

Pubblicato il 4 Marzo 2011 alle 15:33

Ronin – Edizione Assoluta

Autore: Frank Miller (testi e disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 20,00, 21,2 x 32, pp. 300, col.


Ci sono capolavori che non possono mancare nelle librerie degli estimatori dei comics; e alcuni di questi capolavori andrebbero recuperati e posti sotto la luce dei riflettori, come nel caso di Ronin, una delle opere più particolari e sconcertanti di quell’autentica leggenda della letteratura disegnata che risponde al nome di Frank Miller.

‘Sconcertante’ è, in effetti, l’aggettivo che meglio definisce Ronin. Di solito, quando si riflette su Miller, è scontato citare Dark Knight, Batman Year One o Sin City ed effettivamente queste e qualche altra sua produzione sono annoverate tra i suoi migliori esiti creativi. Ma esiste anche Ronin, appunto, che non è certamente inferiore alle vicende dell’Uomo Pipistrello invecchiato e malinconico immaginate da Frank.

Innanzitutto, bisogna puntualizzare che Ronin fu realizzato nei primi anni ottanta. Fino a quel momento, l’allora giovanissimo autore del Maryland aveva fatto parlare di sé con la sua memorabile run di Daredevil, in cui il cartoonist aveva accentuato il lato noir e hard-boiled delle storie del Diavolo Rosso. Ma già erano evidenti, oltre agli influssi dei classici Steve Ditko e Gil Kane, le suggestioni mutuate dai manga e dall’immaginario orientale: basti pensare a invenzioni milleriane come la letale ninja Elektra, il sensei Stick o il malvagio gruppo de La Mano, nonché a certe sequenze senza dialoghi e con una impostazione del lay-out che doveva molto ai fumetti del Sol Levante, benché filtrata dalla sua sensibilità statunitense.

Con la miniserie Wolverine, scritta da Claremont, Miller ebbe modo di disegnare una storia di ambientazione giapponese e, anche in questa occasione, fu chiaro che tali contesti esercitavano su di lui un grande fascino. E con Ronin, pubblicato dalla DC, Miller ebbe la possibilità di approfondire tali suggestioni.

Chi è un Ronin? E’ un samurai senza padrone, concetto tipicamente nipponico, e Miller se ne appropria inserendolo, però, in un contesto futuribile, di chiara matrice cyberpunk (e ricordiamo che, più o meno nello stesso periodo, venivano alla ribalta scrittori come Gibson e Sterling e Ronin, di conseguenza, fu un perfetto esempio di fumetto up-to-date). Uno strano, allucinato e tormentato Ronin, quindi, si aggira, in principio per motivi imperscrutabili, in una New York che sembra uscita dalla fantasia di John Carpenter.

In un paesaggio urbano di degrado e squallore, con bande di strada e pericoli di vario tipo, Ronin deve affrontare la minaccia di un demone. Ma sono della partita anche corpi di polizia che lo braccano, una intelligenza artificiale denominata Virgo e un minorato che, come si scoprirà, ha un ruolo rilevante nella story-line. Tutti questi elementi, apparentemente casuali, sono in realtà collegati tra loro e formano un complesso e affascinante puzzle narrativo.

I testi sono più sintetici e meno hard-boiled di ciò che si potrebbe pensare, ma efficaci per un fumetto che è un riuscito mix di azione e introspezione. E i disegni di Miller risultano eccezionali ed è con Ronin che il penciler inizia ad evolversi, abbandonando gli stilemi ditkiani degli esordi e collegandosi ai manga, al design, a Pratt e Toppi, alle tendenze fantascientifiche di scuola Métal Hurlant. Le sequenze prive di testo, basate sull’azione e sui movimenti sequenziali, hanno una valenza quasi cinematografica e sono di una classe e di una raffinatezza sbalorditive. Da segnalare, poi, i colori di Lynn Varley, dalle sfumature cupe e sporche, in linea con l’atmosfera post-atomica del fumetto. Ronin, lo ripeto, è un capolavoro e se qualcuno ancora non possedesse questa ottima edizione Absolute dovrebbe realmente colmare la lacuna.


Voto: 9

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