XIII vol. 8 – RECENSIONE

Pubblicato il 13 Novembre 2015 alle 15:15

La saga di XIII diventa sempre più avvincente e intricata e in questo nuovo volume si scoprono le origini e il passato del perfido Mangusta e della bella agente Jones, due dei personaggi più intriganti della serie spionistica di Vance e Van Hamme!

XIII, l’avvincente saga spionistica ideata da William Vance e Jean Van Hamme, è giustamente considerata una delle pietre miliari del fumetto d’Oltralpe. Coloro che stanno seguendo l’attuale edizione Mondadori Comics sanno che è un’opera che vanta un riuscito cast di personaggi. Infatti, non c’è solo il misterioso XIII, l’uomo colpito da amnesia accusato di essere l’assassino del Presidente degli Stati Uniti, ma numerosi character non meno carismatici di lui.

Compra: XIII. La mangusta-Little Jones: 8

Tra essi si segnalano il terribile Mangusta, perfido individuo a capo di un’associazione eversiva che ha pessime intenzioni nei confronti del governo statunitense, e la bella agente Jones, alleata di XIII e ormai co-protagonista delle avventure. Il successo della serie ha spinto Van Hamme e Vance a varare una collana parallela, XIII Mystery, composta da episodi autoconclusivi quasi sempre ambientati in periodi che precedono gli eventi della serie principale e dedicati proprio ai vari personaggi della saga.

Anche questo materiale è stato preso in considerazione da Mondadori Comics e nei volumi già usciti era stato pubblicato qualcosa. Questo ottavo numero include proprio due lunghi episodi tratti da XIII Mystery, incentrati appunto su Mangusta e sull’agente Jones. Sebbene le vicende narrate non abbiamo veri e propri legami con la collana madre, si tratta di storie importanti che approfondiscono le loro psicologie, ne spiegano le motivazioni e soprattutto forniscono informazioni impensabili sul loro conto.

Si inizia con Mangusta le cui origini sono narrate dal bravo Xavier Dorison. Finora l’uomo era stato presentato come un semplice cattivo ma adesso è descritto come un individuo più complesso, partendo da un dettaglio peculiare: Mangusta, benché si sia macchiato di crimini orribili, non si considera un assassino. Perché? La risposta ce la fornisce proprio lui che racconta a una donna già apparsa in XIII il suo angoscioso passato. Con questo pretesto, Dorison ne approfitta per rievocare il clima cupo della guerra fredda e dal resoconto emerge il ritratto di una figura ambigua, non del tutto crudele. Mangusta è piuttosto un individuo segnato dai traumi e costretto dalle circostanze a vivere un’esistenza di sangue e di uccisioni.

i testi di Dorison sono secchi e intensi e si richiamano allo stile dei romanzi di LeCarré e di Tom Clancy. I disegni fluidi e plastici di Ralph Meyer sono efficaci e rivelano vaghi influssi dei comic-book statunitensi, filtrati ovviamente da una sensibilità bd. Il risultato complessivo è valido e il penciler si dimostra funzionale, rendendo giustizia alla sceneggiatura.

Particolarmente interessante è l’episodio sui trascorsi di Jones. Tocca al bravissimo Yann narrare le sue vicissitudini. Vediamo la protagonista ancora bambina in un contesto difficile, quello dei ghetti sconvolti dai sommovimenti razziali degli anni sessanta. Nella trama gioca un ruolo importante anche Wittaker, altro rilevante personaggio di XIII, e pure sul suo conto scopriremo qualcosa di imprevedibile.

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Yann rievoca l’era turbolenta dei sixties con costanti riferimenti ai momenti più discussi e controversi di quel decennio. Ci sono quindi allusioni a Martin Luther King, appaiono le Pantere Nere e una donna fa venire in mente l’attivista Angela Davis; e due character sono evidenti alterego fumettistici del regista Roman Polanski e dell’attrice Sharon Tate.

E non manca l’ovvio rimando all’agghiacciante delitto compiuto dalla setta di Charles Manson. Yann realizza un gioiello di suspense, valorizzato dai meravigliosi disegni di Eric Henninot. Il suo stile è naturalistico e accurato e le tavole, impreziosite da giochi d’ombra suggestivi e dai colori crepuscolari di Bérengère Marquebreucq, sono una gioia per gli occhi. Insomma, questo è uno dei volumi migliori di XIII e vale davvero la pena prenderlo in considerazione.

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