Marvel Masterworks: I Difensori vol. 3 – RECENSIONE

Pubblicato il 27 Ottobre 2015 alle 11:15

Ritornano altre storie classiche dei Difensori, il ‘non gruppo’ protagonista di un volume della collana Marvel Masterworks! Non perdete le avventure di Dr. Strange, Hulk, Valchiria e altri celeberrimi eroi realizzate nei magici anni settanta!

Quando Roy Thomas pensò a un gruppo che comprendeva Sub-Mariner, Hulk e Silver Surfer e lo propose al Sorridente Stan Lee, quest’ultimo non accolse l’idea con entusiasmo. I tre personaggi infatti non sembravano adatti a far parte di un team, a causa del loro carattere che li spingeva ad agire singolarmente. Tuttavia, Thomas, scrivendo Sub-Mariner, cercò di impostare le premesse della nascita di questa squadra.

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I lettori gradirono la cosa e il Principe di Atlantide, il Golia Verde e il Surfista d’Argento si incontrarono in più occasioni, tanto che alla fine la proposta di Thomas fu presa in considerazione. Dal momento che però Lee voleva essere l’unico a scrivere Silver Surfer, gli impose di usare il Dr. Strange al posto di Norrin-Radd. Stephen Strange, d’altro canto, sembrava persino meno adatto di Surfer a collaborare in un gruppo ma Thomas obbedì e nacquero quindi i Difensori.

Nessuno avrebbe potuto sospettare che nel corso degli anni settanta Defenders sarebbe stato uno dei comic-book Marvel più apprezzati. Thomas, dopo un’iniziale miniserie, lasciò il compito di scrivere le sceneggiature della testata regolare a Steve Englehart. Costui, consapevole del fatto che i personaggi erano peculiari, delineò le vicende di un ‘non gruppo’, un team di eroi che si riunivano solo quando c’era effettivo bisogno di loro. I Difensori quindi non erano una famiglia come i Fantastici Quattro o un gruppo ‘ufficiale’ come i Vendicatori. Venivano guidati dal Dr. Strange ma non c’era un vero e proprio leader e qualsiasi eroe poteva momentaneamente unirsi a loro.

La presenza della tormentata Valchiria e il carisma di Strange contribuirono comunque a forgiare uno spirito di squadra e ciò è evidente in questo terzo volume della collana Marvel Masterworks che include i nn. 17-21 del comic-book originale. In tale contesto, la line-up si è più o meno stabilizzata e comprende il Dr. Strange, la Valchiria, Hulk e il Nottolone, ex membro dello Squadrone Sinistro che ha sostituito Namor. Len Wein delinea una story-line relativa a uno scontro tra i Difensori e la Squadra di Demolizione, facendo apparire Luke Cage, Power Man, che si unirà ufficiosamente al team e avrà un ruolo più o meno fisso nella serie.

Wein, in un episodio coadiuvato da un giovanissimo Chris Claremont, scrive una vicenda dai toni classicamente supereroici, efficace e divertente, e le matite di Sal Buscema, in linea con il tipico Marvel style dei seventies, sono funzionali e piacevoli. Nel n. 20, invece, giunge il compianto Steve Gerber, uno degli autori più anticonvenzionali del fumetto americano, che proprio con Defenders realizzerà alcune delle sue cose migliori. Dal momento che il Dr. Strange ha un ruolo essenziale, Gerber scrive storie inquietanti incentrate sull’occultismo e sulla magia nera e si concentra sulla Valchiria, una donna dall’identità confusa, nonché dalle origini incerte.

E sono proprio i misteri riguardanti la bella eroina ad essere il fulcro della sequenza di Gerber che coinvolge i mostruosi Senza Nome, la terribile madre di Barbara Norris (la ragazza che ospita l’anima della Valchiria), una setta di occultisti, l’Incantatrice e l’Esecutore e persino l’amabile Cosa che collabora con il gruppo. La sequenza fa infatti parte di un crossover con i nn. 6 e 7 di Marvel Two-in-One, sempre scritti da Gerber e disegnati rispettivamente da George Tuska e da Sal Buscema, anch’essi presenti nel volume. E’ qui che la Cosa incontra prima Strange e poi la Valchiria rimanendo implicato in una folle trama alla Berger basata su ratti giganti e criminali asgardiani.

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L’ispirazione di Gerber è eversiva e provocatoria e lo dimostra pure nel n. 21 di Defenders che segna l’esordio degli strampalati e allucinanti Uomini Testa, villains che gli daranno modo di sbizzarrirsi e in seguito di scrivere episodi molto polemici. Nel volume ci sono pure i nn. 2-4 di Giant Size Defenders. Nel n. 2, scritto da Len Wein e disegnato dall’ottimo Gil Kane, prevalgono atmosfere horror, considerando la presenza del tenebroso Figlio di Satana, altro character che diventerà un alleato del team, e dei demoniaci Asmodeo e Satannish.

Nel n. 3, invece, il magico trio Steve Gerber, Len Wein e Jim Starlin fa interagire i Difensori con Devil, manipolati dal Gran Maestro, uno degli Antichi dell’Universo, in uno dei suoi tanti, letali giochi cosmici. I testi sono visionari e inventivi e i disegni di Jim Starlin hanno l’impostazione psichedelica tanto cara ai suoi fan. Nel n. 3, firmato da Gerber, Don McGregor e Roger Slifer, appare Testa d’Uovo, vecchio nemico di Hank Pym, qui nella sua identità di Calabrone. Gli autori riprendono vecchie vicende della serie di Ant-Man riguardanti la bella Trish Starr, compagna di Kyle Richmond, alias Nottolone, e vecchia amica di Pym.

Testa d’Uovo si rende colpevole di un gesto orribile ai danni di Trish e include nelle sue macchinazioni lo Squadrone Sinistro. Gli autori scrivono un episodio ricco di pathos e drammaticità e i disegni sono appannaggio del leggendario Don Heck, indimenticato penciler di Iron Man. Insomma, questo libro propone materiale di buona fattura. Non potete perciò perdere le classiche avventure del più strano ‘non gruppo’ dei comics americani.

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