Iron Man – Superfumetti vol. 4, la fantasia e l’inventiva degli autori Marvel – RECENSIONE

Pubblicato il 24 Settembre 2015 alle 16:45

Chi è Iron Man? E’ uno dei più importanti e amati personaggi della Marvel nonché il protagonista del quarto numero della collana Superfumetti di Mondadori Comics! Non perdete episodi passati alla storia dei comics firmati da maestri del calibro di Stan Lee, Don Heck, George Tuska e Barry-Windsor Smith!

Iron Man è uno dei supereroi più importanti e amati della Marvel. Creato nel 1963 dagli onnipresenti Stan Lee e Jack Kirby, appartiene alla categoria dei personaggi storici della Casa delle Idee e suscitò sin dal principio l’interesse dei lettori. L’Uomo di Ferro rientra a pieno titolo nella categoria dei supereroi con super problemi. Nella sua identità civile di Tony Stark è un imprenditore di successo, ricchissimo, affascinante, inventore di armi per conto del governo americano e amante di donne bellissime. Tuttavia, a causa di un incidente, ha problemi di salute ed è costretto a indossare una pesante armatura transistorizzata che consente al suo cuore di battere.

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Iron Man esordì nel comic-book Tales of Suspence e la maggioranza degli episodi furono affidati a Larry Lieber, il fratello del Sorridente Stan, e al penciler Don Heck che disegnò per la prima volta personaggi seminali come la Vedova Nera, Occhio di Falco, la Dinamo Cremisi, Titanium e altri, che esordirono appunto negli albi di Testa di Ferro. Inoltre, il fatto che Iron Man sia poi uno dei membri fondatori dei Vendicatori ha contribuito alla sua popolarità e nel corso dei decenni ha giocato un ruolo essenziale in tantissime saghe Marvel.

Questa quarta uscita di Superfumetti della Mondadori Comics è appunto dedicata a lui e il sommario è composto da storie rappresentative della sua lunga esistenza editoriale. Bisogna tenere presente che Iron Man nacque nel periodo della guerra fredda e il clima di tensione tra USA e URSS è palese nelle avventure degli anni sessanta. E non mancano influssi delle spy story alla James Bond che resero il serial peculiare per gli standard Marvel. L’albo si apre con una breve storia che narra le sue origini ed è un remake pubblicato nel n. 1 di Iron Man, comic-book che prese a un certo punto il posto di Tales of Suspence.

I testi sono di Archie Goodwin e i disegni dell’ombroso Gene Colan. Dopodiché si passa allo storico n. 52 di Tales of Suspence che vede l’esordio della splendida Natasha Romanova, alias Vedova Nera. Vedrete però la prima versione dell’affascinante spia russa. Non indossa infatti un costume da supereroina ma ha un look alla Mata Hari concepito da Don Heck. La trama è incentrata sulle macchinazioni della seconda Dinamo Cremisi, anch’essa al suo esordio, e i testi di Lee sono vivaci e incisivi come al solito. In questa storia hanno altresì un ruolo preponderante la bella Pepper Potts, segretaria di Tony, e il fido Happy Hogan, protagonisti di un intrigo da soap opera che era uno degli elementi ricorrenti del periodo classico della serie.

Si passa poi ai nn. 69-71 di Iron Man che costituiscono forse il momento più acclamato della collana. E’ qui infatti che un magistrale Stan Lee narra la drammatica lotta senza esclusione di colpi tra il Vendicatore d’Oro e il terribile Titanium. E’ uno scontro che simboleggia il dissidio tra Stati Uniti e Unione Sovietica, tra capitalismo e comunismo e risente del clima dell’epoca. Il ritmo della narrazione è indiavolato e Don Heck realizzò alcuni dei disegni migliori della sua carriera, coadiuvato alle chine da Vince Colletta e soprattutto dal magnifico Wally Wood.

Si procede con i nn. 17-18 di Iron Man, rappresentativi di un’altra fase editoriale, quella che vide il grande Archie Goodwin alle sceneggiature e George Tuska, mitico penciler di Buck Rogers, ai disegni. Quest’ultimo conquistò i fan con un tratto insolito e aggressivo e le caratteristiche smorfie che dava ai personaggi. In questo caso Tony deve vedersela con un LMD che ha preso il suo posto con conseguenze terribili. E pure stavolta esordiscono due character importanti: l’avido e perfido Mida e un’altra femme fatale marvelliana, l’inquietante Madame Masque, al soldo del criminale ma perdutamente innamorata di Tony.

E l’albo si chiude con una pietra miliare degli anni ottanta, periodo in cui il mensile fu quasi sempre nelle mani di autori come Bob Layton e David Michelinie. E’ quest’ultimo che scrive il n. 232 di Iron Man, in pratica l’epilogo di una delle story-line più celebrate, La Guerra delle Armature. Provato dalle spossanti battaglie precedenti, Tony ha un orribile incubo ed è costretto a confrontarsi con i suoi timori più reconditi. La storia è interessante ma è un gioiello a causa degli eccezionali disegni di Barry Windsor-Smith, sommo artista di Conan The Barbarian e altri capolavori, che con il suo stile preraffaellita realizza tavole di grande valenza suggestiva.

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Nel complesso, sono storie che molti conoscono bene ma varrebbe la pena rileggere e recuperare, prodotti di una casa editrice che faceva le cose con il cuore, senza mettere al primo posto il marketing come sfortunatamente accade oggi. E’ la dimostrazione della fantasia e dell’inventiva che gli autori Marvel possedevano con creazioni ancora oggi rimaste nel cuore di tanti fan.

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