Bestiarius di Masasumi Kakizaki, recensione volume 2

Pubblicato il 18 Agosto 2015 alle 11:30

Lo aspettavamo da novembre, ora è uscito.
Pronti ad immergervi nel secondo volume di Bestiarius?

Ci eravamo lasciati con le storie di Fin, Durandal, Taros e Zeno (Per chi si fosse perso la recensione del volume 1 può leggerla cliccando sul seguente link ).  Ora è arrivato il secondo volume. Scopriamo insieme cosa ci aspetta.

La narrazione inizia nell’86 A.D. , nella regione di Hebden. Sapevamo già che avremmo avuto a che fare con nuovi personaggi: il mangaka infatti continua a sviluppare storie autoconclusive. C’è un particolare molto interessante però: giàalla fine del primo volume di Bestiarius comparivano, giusto in una vignetta, nella storia di Taros e Zeno, Fin e Durandal.

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Kakizaki fa una mossa simile in questo secondo volume, definendola ancora meglio: nuovamente appaiono Fin e Durandal. Questa volta però non si limitano ad una singola vignetta. I due hanno infatti un ruolo primario all’interno della storia (che non spiegherò per evitarvi spoiler). Torniamo ai personaggi, bbiamo nuovi protagonisti: Arthur, Elaine, Pan e Galahat. Questi sono dei bambini, i primi due umani e gli altri due semi-umani.

Vivono tutti insieme in un villaggio nella valle di Hebden, dove le diverse razze convivono pacificamente, senza nessuna discriminazione, riprendendo quel tema sull’uguaglianza presente nel primo volume con Taros e Zeno. Arthur è un bambino molto timido ed insicuro, il contrario di Elaine, che prende sempre le redini del gruppo.

I disegni rimangono spettacolari, come sempre. Anche i più piccoli particolari sono resi con la solita maestria alla quale ci ha abituati. Come nel primo volume sono presenti delle tavole prive di sfondo che accentuano le espressioni dei personaggi, i loro stati d’animo.

La storia di Arthur e dei suoi amici si dimostra subito più lunga di quelle precedenti: non si conclude nel volume stesso, come è accaduto con Fin e Zeno.

Probabilmente questo non sta a significare un abbandono, da parte dell’autore, delle storie autoconclusive. Nelle note a fine volume dice infatti che questo è il ‘capitolo dell’amicizia’.

Il primo volume raccoglieva le storie legate alla famiglia. Sicuramente si procederà su questa strada, con episodi che verranno raggruppati sotto determinati temi. Relativamente a questa decisione delle storie autoconclusive avevamo scritto che, forse, queste sarebbero state limitanti rispetto al vero potenziale dell’opera. Continuiamo a pensarla così, tuttavia quest’idea di inserire all’interno delle storie autoconclusive personaggi di episodi precedenti è davvero interessante, dà una grande spinta al manga.

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Lo porta, per certi versi, a metà strada tra l’essere ‘solo’ autoconclusivo e l’essere invece un manga continuo. Idea originale, che potrebbe dare vita davvero a qualcosa di grande.

Speriamo che Kakizaki continui a sorprenderci così (ma anche di più) nei prossimi volumi.

Tanto noi saremo qui.

Pronti a leggere.

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