Claymore di Norihiro Yagi – recensione manga

Pubblicato il 26 Luglio 2015 alle 11:30

Uno dei migliori manga seinen… almeno fino all’ultimo capitolo.

Ad ottobre 2014, e qui da noi il mese scorso, si è concluso uno dei manga giapponesi moderni più rappresentativi e controversi. E’ difficile trovare delle opere originali nell’ultimo decennio che abbiano saputo costruire un mondo fittizio in modo così dettagliato, ricco di luoghi, protagonisti e nemici, senza perdere mai il filo del discorso, senza ricorrere ad invadenti filler, spremendo ogni singola pagina a disposizione.

I 26 volumi che compongono questo capolavoro sono stupefacenti, e le innumerevoli pause dell’autore che ne hanno reso la pubblicazione così longeva (ben 13 anni) facevano crescere l’hype alla fine di ogni tankobon.

Per noi occidentali risulta difficile, se non impossibile, comprendere abitudini e metodi di pensiero dei mangaka. Non riusciamo a spiegarci il motivo per cui storie di altissima qualità debbano concludersi con finali di basso livello, senza fantasia ed appena abbozzati. E’ il caso per esempio di Yu degli Spettri, che nel corso dei suoi 19 volumi emana un iperbole di emozioni fino al numero 13, per poi precipitare nell’approssimazione, giungendo ad una chiusura degli storyarc così WTF da far rimpiangere gli altri 18 albi acquistati (causa in parte da attribuirsi alla malattia di Togashi).

Vi chiederete: “Cosa c’entra con Claymore?”. Notate il numero di volumi scritto qualche riga più in alto. Ho specificato infatti che il numero di albi che compongono il capolavoro di Norihiro Yagi sono 26, anche se in totale sarebbero 27.

Il ventisettesimo è quello che purtroppo cambia tutto, schiacciando il sense of wonder, sostituito da pura frustrazione. Non potevo credere che mi fossi trovato di fronte l’ennesimo manga del quale l’autore perde la voglia di scrivere, concludendo in 10 pagine quello che avrebbe richiesto 10 altri numeri.

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Per spiegare queste perplessità dobbiamo però fare un piccolo passo indietro, e spiegare brevemente la storia.

In un mondo che ricorda da vicino l’epoca medievale, gli uomini sono minacciati da mostri chiamati YOMA. Per fronteggiare la minaccia esistono guerriere sovrumane al servizio di una misteriosa società chiamata L’Organizzazione. Le spadaccine, chiamate Claymore dal nome della loro arma, sono “fabbricate” da bambine, fondendo il loro sangue con quello di yoma. La parte demoniaca le tormenta per tutta la loro esistenza. Se prendesse il sopravvento, si trasformerebbero in yoma potentissimi, i “risvegliati”.

Claire è la guerriera 47. In una missione incontra Raki, un ragazzo a cui uno yoma che ha divorato la famiglia, che la accompagnerà nei viaggi, aiutandola a rimanere umana. L’obiettivo di Claire è arrivare a Priscilla, una risvegliata immortale che ha ucciso la sua mentore Teresa (grazie al suo sangue Claire è diventata una Claymore).

Le premesse sono davvero invitanti, ed infatti si assiste ad uno sviluppo dell’intreccio davvero superlativo. Vengono toccati temi molto complessi da trattare, come la perdita di persone care, l’amore impossibile, l’amicizia, il razzismo e la religione. Anche i villain sono ben caratterizzati, ognuno con le sue abilità specifiche e un suo scopo, che li porterà molto spesso in contrasto non solo con le Claymore, ma anche tra loro stessi.
Claymore

Torniamo quindi al mese scorso, quando l’ultimo numero è uscito in fumetteria. Preso dalla sete di rivelazioni che ormai da mesi stavo aspettando, mi precipito in fumetteria e corro a casa per assaporare il finale in tutto il suo……il suo…..splendore? Sapevo che la fine aveva generato non poche polemiche tra i lettori orientali, ma non pensavo che si potesse cadere nel baratro fino a questo punto.

Non bastava semplicemente concludere lo storyarc principale, evidenziando la supremazia di chi è sempre stata la più forte e temuta, la deus ex machina che risolve questioni in sospeso con un paio di colpi di spada; sarebbe stato altrettanto doveroso risolvere almeno in parte le decine di cliffhanger, che sicuramente non verranno mai spiegati.

Che fine farà L’Organizzazione? Era una società autonoma o era solo il tassello di un piano più ampio? Quanti risvegliati ancora ci sono nelle nuove terre che vengono menzionate verso al fine, ma mai esplorate? E’ possibile che esistano avversari più forti e spietati di Priscilla? Le Claymore sopravvissute riusciranno ad annientarli tutti?

Non è possibile che nel 2015 esista ancora qualcuno incapace di immaginarsi un finale più complesso di questo, demolendo l’alone di mistero che pian piano si stava infittendo all’interno della trama, influenzando la percezione di bene e male. Nessun colpo di scena, nessuna rivelazione bomba, il nulla cosmico più assoluto.

Davvero un peccato. Yagi ha avuto in mano per un decennio la possibilità di scrivere una pagina gloriosa per il panorama fumettistico mondiale, condita da una maestria nell’uso della china come pochi al mondo saprebbero fare, e per pigrizia, l’ennesima prova di pigrizia degli autori giapponesi, è finito tutto in una bolla di sapone.

Rimaniamo comunque fiduciosi di leggere le opere che nei prossimi anni usciranno con la sua firma, ma come giudizio finale, come si dice in gergo scolastico, “rimandato”.

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