Bestiarius di Masasumi Kakizaki, recensione manga

Pubblicato il 16 Giugno 2015 alle 11:10

Edito da Planet Manga e pubblicato in concomitanza del Lucca Comics&Games 2014, Bestiarius è l’ultimo (in attesa del secondo volume) lavoro del maestro Kakizaki. Pronti a tuffarvi nella Roma Imperiale?

Viverne, manticore, minotauri…ma anche centurioni, legionari, gladiatori…cosa succede?
Succede che il maestro Kakizaki ha deciso di utilizzare uno scenario particolare per il suo manga Bestiarius. Uno scenario, per certi aspetti, fedele alla realtà. Per altri, invece, non si può, purtroppo o per fortuna, dire lo stesso. Le storie (il volume ne presenta due, autoconclusive) sono infatti ambientate nell’Impero Romano, ben rappresentato da un punto di vista storiografico, nel quale sono però presenti quegli elementi fantasy descritti in precedenza.
La prima storia vede protagonisti Fin e Durandal. Il primo è un orfano di guerra: suo padre era un comandante dell’esercito romano che cadde in battaglia, contro le viverne.

Per la precisione morì contro una di loro in particolare, Durandal, un fiero guerriero-viverna, al quale chiese, semmai gli sarebbe capitato di incontrarlo, di dire a suo figlio che era morto con onore.
Durandal venne poi catturato e, ironia della sorte, nell’arena in cui capitò si imbatté nel giovane figlio di quel soldato, ignaro di avere a che fare con la figura che uccise il padre. Da qui si snoda la storia dei due, con il guerriero-viverna che si occupa del giovane, addestrandolo quotidianamente, e con Fin, che vede in Durandal il padre che non ha mai conosciuto. A mettere i bastoni fra le ruote ai due ci pensa l’imperatore Domiziano che…No vabbè, meglio non dire altro, per evitare eventuali spoiler, e passare alla seconda storia.

Nella seconda storia, invece, abbiamo due fratelli non proprio di sangue: il maggiore, Taros, è un minotauro ed il minore, Zeno, un umano. La storia vuole che l’ultimo venne offerto come tributo nel labirinto dove risiedevano Taros e suo padre. Questi, contrariamente a quanto credevano gli uomini, non erano dei mostri, non mangiavano bambini e simili, motivo per il quale lo accudirono. Vennero poi attaccati dall’esercito romano e, una volta sconfitto ed ucciso il padre, Taros e Zeno vennero portati a Roma, in un’arena per gladiatori. Il primo, però, è incapace di combattere, al contrario di Zeno, che è un vero portento. E’ a causa di questa sua abilità che un’importante matrona romana si interessa particolarmente a lui, innescando una serie di situazioni non proprio piacevoli per i due protagonisti….

E’ molto presente, in entrambe le storie, l’importanza del legame, probabilmente derivante, in parte, dall’esperienza di Rainbow. Da sottolineare il fatto che non ci sono problemi relativi alla diversità di razza: un legame resta un legame. Taros e Zeno sono fratelli, cosi come Durandal e Fin sono padre e figlio. Che importa se uno è un minotauro e l’altro un umano? Non va sottovalutato il messaggio dell’autore, farebbe bene a molti.

In Bestiarius il Maestro Kakizaki ha fatto una scelta particolare, ossia porre tutti questi elementi fantasy da lui utilizzati, in uno scenario realmente esistito. Ora, per quanto possa sembrare un paradosso, è proprio questa scelta a rendere particolarmente intrigante il manga. Le viverne, i minotauri, un impero fortissimo in grado di soggiogare tutto il mondo…questi sono tutti elementi che avrebbero potuto dare vita ad un fumetto anche ‘da soli’.

Anzi, sarebbe stata la scelta più ovvia, più facile. E’ il collocarli in un preciso contesto storico (ovviamente modificato, ma non creato da zero) ad iniettare, nell’opera, una bella dose di originalità. Inoltre, la presenza dell’Impero Romano da anche credibilità, favorendo l’empatia del lettore con il manga: storicamente parlando hanno sconfitto tutto e tutti, nulla di strano a vederli trionfare anche su viverne, minotauri e simili.

Per quanto concerne la trama bisogna dire che non è proprio imprevedibile, si può capire facilmente lo sviluppo delle storie. Sono infatti presenti una serie di situazioni ‘intuibili’. Inoltre sono presenti frasi e momenti un po’ tipici del mondo manga, e, in particolare, di Kakizaki. Anche per quanto riguarda i personaggi principali è possibile muovere una sorta di critica, relativa al fatto che essi appaiano, per certi aspetti caratteriali, un po’ stereotipati.

E’ netta infatti, all’interno del manga, la divisione tra buoni e cattivi. Fin, Zeno, Taros hanno tutti un animo puro: sono i classici buoni, di quelli che non vacillano, che resistono e si sacrificano fino all’ultimo per le persone a loro importanti. Dall’altro lato ci sono i cattivi: cinici, spietati, impietosi, che molto rimandano agli sgherri e ai cattivi ‘minori’ di Ken il Guerriero.

Bisogna però spezzare una lancia a favore del mangaka, in quanto gestisce egregiamente questi ‘clichè’ riuscendo, comunque, a trasmettere la giusta dose di emozioni, amalgamando ottimamente storia, disegni e disposizione delle vignette.
Gia, i disegni. Passiamo ora a questa parte.

Chi ha già letto qualcosa di Masasumi Kakizaki sa che la sua abilità in questo ambito è veramente notevole. Basta prendere una qualsiasi opera in cui lui sia presente come disegnatore: Rainbow, Hideout (di cui è anche autore della storia), per esempio.

Tuttavia qui si tratta di un fantasy e penso che (sempre riferendomi a coloro che già lo conoscevano) tutti si siano chiesti come i suoi disegni avrebbe reso con questo genere.
Che dire, i disegni di Kakizaki raggiungono, in Bestiarius, un livello altissimo. I personaggi, umani e non, sono davvero dettagliati, disegnati con maestria. Ogni particolare è ben trattato: le ferite riportate dai vari personaggi, i loro stati d’animo. E’ anche molto curato il lavoro di ‘regia’, di come sono disposte le vignette.

Rimanendo sempre nel contesto grafico, alcune di queste non presentano sfondo: si tratta (quasi) sempre di vignette nelle quali è rappresentato il volto di qualche personaggio, molto probabilmente per far focalizzare l’attenzione del lettore sulla sua espressione e capirne, cosi, i sentimenti.
In relazione a quanto detto ritengo che Bestiarius sia un manga da 8, che merita di essere letto. Difficilmente potrete trovarlo brutto. Anche nel momento in cui la storia non sarà di vostro gradimento, troverete nei disegni i motivi per apprezzarlo.

Per concludere: Kakizaki ha, tra le mani, i mezzi necessari per dare vita a qualcosa di veramente grande. Bisogna ora vedere come se la giocherà. La decisione di continuare con la scia di storie autoconclusive potrebbe impedire al manga di esprimere il suo vero potenziale: lo scenario che si è inventato, l’altissimo livello dei disegni e la sua abilità nel rappresentare il bene ed il male presente nelle persone potrebbero dare vita ad un’Opera con la ‘o’ maiuscola. Staremo a vedere.

Noi saremo qui.

Pronti a leggere.

” Taros, Zeno…Non è la morte ciò di cui si deve avere paura.
Fa paura vedere feriti chi reputiamo importanti.
Fa paura dover dire loro addio.
Fa paura perderli per sempre.
Ecco, se c’è qualcuno a cui tieni fino a questo punto, costui è in tutto e per tutto la tua famiglia,
anche se non avete legami di sangue”

bestiarius

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