Hilda, di Luke Pearson – Recensione

Pubblicato il 17 Marzo 2015 alle 10:22

Quattro viaggi alla scoperta dell’incredibile mondo di Hilda, la piccola esploratrice dai capelli color del cielo.

Hilda e il segugio nero

Fedele allo spirito della sua inconfondibile mascotte canina Cliff, Bao Publishing fiuta il purissimo talento di un autore-rivelazione che sta dando nuova linfa alla produzione fumettistica della Vecchia Inghilterra: Luke Pearson, “papà” della ormai celebre Hilda.

La casa editrice milanese mette la propria impronta su tutti i quattro volumi usciti finora che hanno per protagonista la giovane amica dei giganti, allestendo per il pubblico italiano una collana di prezioso incanto, un gioiello della letteratura fantastica illustrata.

Hilda e il Troll, il primo della serie, presenta al lettore la straordinaria Hilda: grandi occhi curiosi, gambe sottili come fuscelli, una chioma turchese ed una fame insaziabile di avventure. Questa è Hilda e, insieme alla mamma, vive in una graziosa casetta di legno in quello che considera il luogo più bello del mondo. Attorno a loro, montagne innevate, valli verdi e lussureggianti, cascate, fitte foreste di pini…e tante, tantissime creature meravigliose. Omini di legno, spiriti del mare, enormi gattoni volanti simili a palloni aerostatici, giganti sbadati e minuscoli elfi sono in quelle terre più comuni dei cerbiatti o degli scoiattoli sugli alberi.

Tra tutti questi esseri favolosi, ce n’è però uno che gode di una tremenda fama: di giorno roccia per sfuggire alla luce del sole, di notte mostro di carne, fauci e muscoli, si dice che il troll sia il più spietato predatore e che non lasci scampo agli ignari viandanti che hanno la sventura di incrociare il suo cammino. E Hilda dovrebbe fare attenzione a non allontanarsi troppo da casa, quando intraprende le sue esplorazioni assieme al nuovo amico Twig, il volpino con le corna di daino…Corre il rischio di smarrirsi e di fare spaventosi incontri.

Se Hilda e il Troll si apre in un clima spensierato e sereno, Hilda e il gigante di mezzanotte, seconda, appassionante avventura della piccola abitante delle terre selvagge, comincia con un assedio in una notte fredda. La bimba e sua madre, infatti, ricevono ormai da giorni piccole, microscopiche lettere minatorie che ordinano loro di andarsene, pena tremende rappresaglie. Non hanno la più pallida idea del perché il Popolo Nascosto, minuscolo ed invisibile, serbi nel loro confronto tanto rancore. Ma, quella notte, le minacce si fanno concrete e una granugiola di pietre comincia a tempestare porta e finestre. In una simile situazione non si può più continuare a far finta di niente. E così, a malincuore, la mamma di Hilda decide che è tempo di lasciare la valle.

Lasciare la valle! Il luogo dove è nata, dove è cresciuta, dove la sua famiglia vive da generazioni! Hilda non può accettarlo e così, aiutata da un elfo poeta non più alto di una nocciolina americana, che, come lei, cerca la pace, Hilda comincia un lungo viaggio alla ricerca del vero responsabile di quella dichiarazione di guerra, che mette a repentaglio la sua permanenza nell’amata Landa Selvaggia. Nel frattempo, però, un’ombra di colossali dimensioni incombe sulla casa di Hilda, alta quasi fino alla luna, retaggio di un’epoca lontana, lontana, lontana…

Nel terzo gioiello della collana firmata da Luke Pearson, dal titolo Hilda e la Parata dei Pennuti, tutto cambia. Un anno è passato dai giorni felici degli incontri con troll gentili. Lasciata la foresta e le lande selvagge, con i loro meravigliosi abitanti, Hilda vive ora un momento grigio. Assieme alla mamma, si è trasferita nella grande città di Trolberg. Tutto è diverso, tutto è strano e sconosciuto e, apparentemente, molto più noioso degli spazi sconfinati che la ragazzina amava tanto. Litigando con la madre per convincerla a lasciarla uscire ad esplorare quel nuovo mondo così pieno di cemento e così povero di foglie e animali, Hilda si sente incompresa, sconfortata, chiusa in gabbia. Cerca di fare amicizia con gli altri bambini del quartiere, eppure non capisce bene i loro passatempi, né i loro giochi.

Quando si scatena un forsennato lancio di pietre contro uno stormo di innocenti uccelli, Hilda è l’unica a correre in aiuto del grande corvo dalle penne nere ferito da un proiettile. Rimasta sola, fa la conoscenza del grande volatile, che sembra aver perso ogni ricordo del suo passato e, sopratutto, di come si fa a volare! Proprio nel tentativo di fargli recuperare la memoria, Hilda scoprirà i molti luoghi, le peculiarità e le insidie dell’enigmatica città, nel giorno in cui essa celebra una delle sue feste più colorate, ricche di fascino e magia.

Ma neppure l’apparentemente sicura e banale Trolberg è libera dai pericoli che si celano in agguato nelle ombre della foresta. Hilda e il Segugio Nero, ultimo volume ad essere pubblicato, è la storia di una tremenda minaccia che terrorizza l’intera popolazione. Una gigantesca ombra zannuta appare e svanisce senza lasciare traccia nelle zone più remote e distanti della città, seminando il panico tra gli abitanti. Per Hilda non è certo l’atmosfera ideale per intraprendere le tante, indaffarate missioni proposte dal gruppo scoutistico dei Passerotti, ma si impegnerà comunque al massimo per conquistare almeno uno dei distintivi che renderebbero tanto orgogliosa la sua mamma. L’incontro casuale con un Nisser, un folletto delle case avvolto in un’inestricabile barba rotonda, sarà la chiave per risolvere il mistero della belva e per comportarsi da vera Passerotta, amica di ogni creatura.

Le peripezie di Hilda, intrecciate l’una all’altra, rappresentano un lungo ed emozionante percorso di formazione e crescita, la storia di una giovane vita che si apre alla realtà. La bambina, infatti, sperimenta il distacco, brusco ma inevitabile, da un condizione di isolamento tipica dell’infanzia, in cui il grande spettacolo della natura assorbe tutta la nostra attenzione e passione, per volgersi verso un nuovo mondo di relazioni ed amicizie che solo il trasferimento nella grande città rende possibile.

D’altra parte, anche il rapporto famigliare con la madre vive una trasformazione importante: frequenti sono le incomprensioni tra la giovane donna e la donna matura, la prima desiderosa di conoscere ogni cosa e di ampliare gli orizzonti della propria fantasia, la seconda consapevole delle minacce e dei pericoli che ostacolano la strada e ansiosa di evitare alla figlia quelle sofferenze che lasciano tante cicatrici nella vita adulta. È  interessante notare, tuttavia, come sia spesso proprio Hilda a dimostrarsi più saggia, assumendo sempre come priorità la generosità e l’altruismo rispetto alla diffidenza, il coraggio e lo spirito di sacrificio rispetto all’istinto di sopravvivenza, l’entusiasmo e la speranza rispetto alla rassegnazione.

Hilda diventa così un modello da seguire per ogni giovane lettore: non un modello pedante, impeccabile e saccente, bensì una bambina reale, che compie tanti errori, ma non ne è abbattuta e che, soprattutto, rispetta ogni forma di vita.

Un rifugio si apprezza ancor di più con un amico. Perfino con uno fradicio.

Era freddo, umido…nel complesso abbastanza drammatico…Ma…la vita dell’avventuriero è fatta così!

Ecco due luminosi esempi della filosofia di vita di Hilda: spirito d’avventura e disinteresse, coraggio e amicizia, compassione ed empatia. Queste sono le sue vere qualità, questi i “superpoteri” grazie ai quali riesce a destreggiarsi così bene in un mondo popolato da giganti più alti di una montagna e spiritelli capaci in un lampo di metterti sottosopra tutta la casa.

Mescolando elementi fantastici derivati dal folklore scandinavo ad uno stile ben più lieve delle tragiche saghe nordiche, ma non meno suggestivo, Luke Pearson crea un’opera di struggente poesia, soffusa di incanto e serissima allegria, che risveglia nel cuore le melodie lontane di capolavori della fantasia come Il mio vicino Totoro, del maestro Miyazachi.

Le storie di Hilda hanno infatti la potenza di una fiaba nella sua forma più pura, in cui esseri dalle qualità stupefacenti convivono con gli gli uomini come farebbero semplici passanti, e misteri e segreti sono esplorati con spirito di avventura, ma soprattutto con rispetto verso tutto ciò che è diverso e distante da noi.

Accanto alla personalità della sua protagonista, anche il disegno di Luke Pearson matura e si modifica attraverso tutti i capitoli della saga: la leggerezza, rotondità e semplicità delle linee di Hilda e il Troll subiscono infatti una decisa evoluzione verso un tratto più marcato, spigoloso e folto di ombre nelle pagine del secondo racconto, Hilda e il Gigante di Mezzanotte, quasi a rispecchiare il tono generale più teso e urgentemente preoccupato della trama. Il trasferimento nella caotica Trolberg, tema di Hilda e la Parata dei Pennuti, opera tuttavia un’ulteriore trasformazione: ormai al sicuro tra le alte mura cittadine, protetti dalle molti torre campanare scaccia troll, i profili di Hilda e degli altri personaggi tornano a sciogliersi in linee curve ed elastiche che ricordano più che mai i disegni di quell’ Adventure Time, fenomeno surreale del mondo dei cartoons, cui Luke Pearson ha contribuito così egregiamente.

Tutto questo, però, senza abbandonare mai quella resa emotiva fatta di pochi, efficacissimi tratti, che rendono il lettore estremamente partecipe sia delle avventurose missioni di Hilda attraverso i vicoli sconosciuti della città, sia dell’angoscia della madre che veglia alla finestra in attesa di scorgere la fiamma di capelli azzurri svoltare l’angolo della strada. Infine, nell’ultimo, avvincente capitolo, Hilda e il Segugio Nero, l’autore pare trovare lo stile perfetto, rapido, gentile, flessibile, capace di rendere egregiamente anche le difficili sequenze dei balzi di Hilda e dei suoi amici Nisser tra le pieghe dello spazio perduto, ma anche, allo stesso tempo di scrivere sul grande viso tondo e sincero di Hilda tutte le sue mille emozioni di bambina. Il percorso è compiuto. Un po’ Calvin & Hobbes, spassoso e amabile, un po’ Mafalda, esilarante e ribelle, Hilda fumetto e Hilda personaggio si fondono in un tutt’uno.

I disegni diventano parte integrante di quell’animo candido che conquisterà ogni lettore, lo farò tifare per l’eroina delle creature incantate, anche quando si trova ad affrontare un’intera città in allarme, e gli farà desiderare di poter vivere presto, prestissimo, altre nuove, entusiasmanti avventure nella terra dei troll, dei giganti, dei corvi parlanti e dei folletti del disordine.

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