Fatality di Bastien Vivès – la recensione di MangaForever

Pubblicato il 5 Marzo 2015 alle 10:34

Il mondo dei videogames (e dei videogiocatori) sviscerato in tutte le sue mille sfaccettature dall’artista francese Bastien Vivès.

FATALITY

“FINISH HIM!!!!! FATALITY!!” Se leggendo queste frasi non vi viene nulla in mente, allora è molto probabile che non abbiate mai sentito parlare di Mortal Kombat. Se non avete mai sentito parlare di Mortal Kombat (o se  le vostre conoscenze videoludiche sono ferme a Pong della Atari ), allora è molto probabile che non siate appassionati di videogiochi, e che il fumetto di cui sto per parlarvi non faccia per voi.

Ma se siete dei videogiocatori incalliti onnivori, se i videogames hanno accompagnato la vostra infanzia nel bene e nel male, allora preparatevi a  tuffarvi nel mondo di Fatality.

Dopo L’importanza di chiamarlo fumetto e Questioni di cuore, Fatality è la terza raccolta tematica edita Bao Publishing delle vignette pubblicate sul suo blog dall’irriverente artista francese Bastien Vivès.

Il videogiocatore, questo sconosciuto: è questo il topic che viene affrontato con leggerezza e ironia da Vivès, da sempre appassionato a questa materia. Vivono in mezzo a noi e in ognuno di noi può celarsene uno; da quello occasionale a quello più maniacale, il videogiocatore è un essere misterioso, competitivo, delirante, sospeso in un limbo tra la vita vera e la finzione. Con cinismo e sarcasmo Vivès mette in scena i principali luoghi comuni legati a questo stravagante mondo fatto di fps, rpg e picchiaduro, inquadrando in maniera realistica e velatamente critica il fenomeno in questione.

Dietro l’attaccamento a questo strumento di intrattenimento interattivo c’è innanzitutto una sana passione, a volte coltivata in maniera tranquilla, a volte in maniera troppo esagerata e maniacale come si evince dalle infernali sessioni di gioco online racchiuse negli episodi “rete locale” e “ban”.

In storie come Agente di commercio e Famiglie di Francia, l’autore non manca di rappresentare la diffidenza, l’ignoranza e le contraddizioni che accompagnano certi giudizi moralistici al giorno d’oggi (basti pensare al tema della violenza nei videogames).

Il ragazzo è posseduto dal “demone dei videogiochi”, l’ho capito subito dal primo momento in cui l’ho visto. È perso.

Utilizzando come fil rouge i giochi appartenenti alla saga di Street Fighter, in Arcade Street e in SF7 ci viene mostrato anche un divertente parallelismo tra il videogiocatore del passato, calmo e calcolatore, e quello  moderno, sfrenato e istintivo.

In bomberman, stick, R.e.2, e Superficie, infine, si ironizza molto sul pregiudizio ancora oggi radicato secondo cui i videogames siano una prerogativa esclusiva del mondo maschile, a discapito delle ragazze.

Il comparto grafico si limita solo all’essenziale, a causa di un disegno in bianco e nero stilizzato e completamente privo di sfondi e dettagli.

Fatality, pur dimostrando una certa ripetitività in alcune storie, è una raccolta di vignette che non manca di mordente e che sa come far strappare più di un sorriso a tutti gli appassionati.

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