Il Pugile – La recensione

Pubblicato il 25 Febbraio 2015 alle 10:15

Il Pugile è la storia di Hertzko Haft, una storia vera, dura, cruda ma che ha molto da insegnareil-pugile-cover

 

Al cinema siamo abituati a vedere molte storie ambientate dal pugilato: spesso sono storie crude, anche per la natura dello sport, ma poche possono dirsi faticose e impegnative come Il pugile, graphic novel di Reinhard Kleist che si propone di raccontare la vita di Hertzko Haft, pugile ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti.

Nato in Polonia da una famiglia non proprio benestante, sin da piccolo Hertzko rivela un indole ribelle e aggressiva, che non lo aiuta negli studi ma sicuramente si rivela già all’inizio utile per sopravvivere in uno stato sempre più alla deriva, fino all’invasione tedesca.
Non avrà tempo Hertzko di crescere in maniera normale: si sacrifica infatti per salvare il fratello dalla deportazione nazista, e viene lui stesso internato in un campo, proprio poco prima di sposarsi con Leah, il suo primo amore.

La narrazione all’interno del campo è dura e cruda, e il fumetto riesce davvero a comunicarci le sensazioni di un uomo strappato dalla sua vita più o meno normale  e gettato in un inferno vero e proprio. Vediamo poco di quello che succede intorno al nostro protagonista: tutta la narrazione si concentra su di lui, su quello che succede fuori e dentro il futuro pugile.

Hertzko ben presto vedrà davanti agli occhi i veri orrori dei nazisti: ci sono delle tavole straordinarie in cui assistiamo ad un cambiamento nel volto del protagonista: se fino a quel momento un barlume di speranza era rimasto acceso, ora non rimane nulla in cui sperare e credere, si tratta solo di sopravvivere.

Hertzko riuscirà a diventare amico di un Kapò e in questa maniera riuscirà a strappare qualche privilegio all’interno del campo: ma saranno i pugni a tenerlo probabilmente in vita. Le SS infatti notano la sua abilità e la sua ferocia, e lo faranno combattere all’interno del campo, per intrattenere i vari gerarchi.
Inizia così la parte più dura del fumetto, in cui Hertzko dovrà ricorrere a qualsiasi espediente per sopravvivere: il realismo del fumetto è davvero impietoso e mostra azioni tremende compiute dai carnefici ma anche dalle vittime, che ovviamente avevano ragioni ben diverse e si vedevano costrette a scegliere tra la poca umanità rimasta e una sopravvivenza incerta.

Il pugile riuscirà a fuggire, finalmente, durante una tremenda marcia alla fine della guerra, in cui i detenuti venivano fatti spostare da un campo all’altro: fuggirà in America, dove cambierà nome e tenterà una carriera nel pugilato professionistico, iniziando così una nuova vita senza poter dimenticare la sua tremenda e traumatica esperienza.

E’ difficile trovare un difetto in questo fumetto: la scrittura, i disegni, la composizione delle tavole: Kleist svolge un lavoro davvero impeccabile, sfrutta pienamente il genere della graphic novel per raccontare una storia importante e necessaria, ma che riesce anche a catturare il lettore senza essere mai didattica o moralista, ma mostrando i fatti nudi e crudi.

I personaggi sono disegnati non in maniera dettagliatissima, e questo dona una grande pulizia alle tavole, particolarmente riuscita è la caratterizzazione anche fisica di Hertzko: sembra davvero di assistere alla sua crescita e alla sua evoluzione.

E’ quindi difficile non consigliare questo fumetto: non troverete una lettura facile, ma davvero non c’è rischio di annoiarsi.

Un fumetto da consigliare a tutti, indipendentemente dai gusti, una delle biografie a fumetti più riuscite degli ultimi anni.

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