Orfani – Ringo n. 5: All’ultimo respiro – Recensione

Pubblicato il 19 Febbraio 2015 alle 17:07

A bordo di una Cinquecento con il motore modificato, Ringo, Seba, Rosa e Nuè sfuggono al crollo di un edificio ma vengono braccati da un caccia pilotato da un’intelligenza artificiale molto familiare. Giungono così in una Lucca fortificata e difesa da numerosi robot corazzati da battaglia. Li attende uno scontro epocale.

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“Il pensiero che non produce azione, è pensiero inutile.”; “Il dialogo è sopravvalutato”; “L’azione! Conta solo l’azione!”. Tre frasi tratte dal nuovo numero di Orfani: Ringo sufficienti a descriverne il tenore e ad esprimere tutta la filosofia di Roberto Recchioni, creatore della serie, che ci ha abituato a storie fortemente adrenaliniche.

In questa seconda stagione della testata, l’autore romano si alterna ai testi con Mauro Uzzeo che concede maggior spazio all’approfondimento dei personaggi. In una puntata della trasmissione Rai Fumettology dedicata ad Orfani, Recchioni ha dichiarato: “Mauro mette amore nelle cose ed io le faccio esplodere.” Una dicotomia che si sta rivelando vincente e che garantisce un buon equilibrio tra la componente intimista e le dinamiche action.

Il viaggio dei protagonisti nell’Italia post-apocalittica giunge a Lucca, patrimonio storico e artistico del nostro paese, ospitale meta turistica che diviene qui un’ostile roccaforte nella quale si annida un’umanità remissiva, chiusa in se stessa, immobile e quindi inutile, tanto da stimolare il glaciale cinismo di uno dei protagonisti. In un suggestivo anacronismo, le antiche mura della città toscana sono protette da armate di robot il cui design, come di consueto, rimanda a videogames o pellicole di fantascienza.

Trama ridotta all’osso, metafora sbrigata in poche battute e l’albo stupisce il lettore soprattutto per lo spettacolo visivo. Le figure affusolate e spigolose di Davide Gianfelice sono improntate al dinamismo e le scenografie risultano tangibili e dettagliate. L’azione si dipana attraverso una sceneggiatura che spazia dall’uso continuato di vignette doppie, a conferire ritmo cinematografico alla narrazione, passando per vignettone paesaggistiche e splash page mozzafiato tra esplosioni di onomatopee cacofoniche.

Mastodontico il lavoro cromatico di Giovanna Niro che riesce a conferire diverse sfumature ad ogni sequenza con un caleidoscopio di contrasti esaltanti. Morti paesaggi di un blu glaciale si accendono di porpora nei momenti di battaglia con deflagrazioni di giallo e fredde luci artificiali. Quando il fumo si dipana, resta la rasserenante illuminazione naturale di un toccante tramonto. L’azione batte l’inerzia.

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