La ragazza indossava Dior di Annie Goetzinger – una recensione

Pubblicato il 15 Gennaio 2015 alle 10:15

Chi l’ha detto che il mondo dei fumetti è prerogativa degli amanti del ramen e dei supereroi in calzamaglia? L’arte delle nuvole (nuvolette) ha sfondato ormai ogni barriera di tema e genere. Con la ragazza indossava Dior, di Annie Goetzinger, Bao Publishing ci porta in una terra ancora incontaminata: quella delle leggende dell’alta moda.

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Il  romanzo a fumetti di Annie Goetzinger, pubblicato da Bao Publishing in Italia, realizza un delizioso cameo della vita di uno degli stilisti più celebri e amati di sempre: Christian Dior. Le creazioni firmate Dior furono talmente apprezzate da guadagnarsi di diritto un posto nella storia, accanto alle opere d’arte dei grandi pittori e artisti del Novecento; il suo modo di intendere la figura femminile, il suo “New Look”, come lo definì Carmel Snow, capo redattrice della rivista d’alta moda Harper’s Bazaar, fu una luminosa rivoluzione nello stile del secolo, una nuova alba dopo il lungo inverno e le ombre della Seconda Guerra Mondiale.

Quando Christian Dior aprì per la prima volta le porte del suo atelier, nel 1947, ad un indirizzo destinato a diventare mitico, il numero 30 di Avenue Montaigne, gli effetti della guerra erano ancora dolorosamente evidenti. Lo stesso stilista, la sua formazione e maturazione come maestro del design, furono segnati dal conflitto. Reclutato e costretto al servizio militare per ben due volte, nel 1927 e nel 1939, dovette faticare non poco per racimolare le risorse materiali necessarie per perseguire il suo sogno, soprattutto dopo il fallimento dell’attività di famiglia per colpa della crisi del ’29. Rovina che, d’altro canto, lo vide segretamente liberato dalla prospettiva terrorizzante di ereditare l’azienda di concimi paterna. Le avversità della vita non riuscirono però mai ad abbatterlo, nè a spegnere il fuoco artistico di quell’ometto all’apparenza mite, docile e indifeso, ma che, tuttavia, nel volgere di dieci anni fu capace di sconvolgere il mondo intero. O quantomeno il suo guardaroba.

Quella narrata da Annie Goetzinger è una vita da fiaba, di quelle fiabe piene di sacrifici e sfide da affrontare, vista attraverso gli occhi azzurri di un personaggio emblematico frutto della fantasia dell’autrice, la nuovo modella di Casa Dior, Clara Nohant. Tenace e intraprendente giornalista de Le Jardin des Modes, per uno strano capriccio del destino, una rissa al mercato e una gravidanza inattesa, Clara si vede catapultata nello sfavillante mondo delle sfilate, dei ricevimenti nei palazzi della regina d’ Inghilterra e delle cene a base di aragosta assieme a Monsieur Dior, in quei ristoranti della Parigi bene dove capita di avere come vicini di tavolo Humphrey Bogart e Lauren Bacall.

Quello di Clara non è un personaggio storico, ma non per questo è meno reale. Rappresenta i sogni e le speranze di tutte quelle ragazze che, nel secondo Dopoguerra come all’alba del 2015, desiderano una vita intrisa d’arte, di grazia e di bellezza, dove il lavoro duro viene premiato e non si è costrette a rinunciare alla propria femminilità per far sentire la propria voce nella società. Clara può essere considerata infatti l’archetipo della “ragazza Dior”, la portabandiera del “New Look”: non una dama di porcellana, intangibile, vuota, fragile, prigioniera di soffocanti ruoli sociali, bensì una giovane forte, in carriera, propositiva e tenace, pur senza rinunciare alla sua natura di donna. E all’alba del Boom Economico che vedrà il dibattito sull’emancipazione femminile acquisire sempre più centralità nelle nazioni occhidentali, è forse questo l’aspetto di maggior innovazione del “Dior-pensiero”: difendere la donna in quanto donna, non uniformarla all’uomo; promuoverne le doti uniche di raffinatezza e deolcezza e farla sentire “una duchessa”. Una proposta, questa, che troverà molte opposizioni, come quella del movimento femminista americano pro-minigonna “Little Below the Knee Club”, ma che, alla fine, risulta vincente, forse proprio per il suo tono sommesso ma deciso. E il “New Look” diverrà così il nuovo manifesto della piena libertà della donna nel mondo.

Annie Goetzinger non è nuova alle biografie di illustri compatrioti, basti ricordare Aurore, il racconto della vita della scrittrice e letterata francese George Sand, alias, baronessa Dudevant, edito da éditions des femmes. Nessuno meglio di lei, nipote di sarte e studentessa di design della moda all’École des Arts Appliqués di Parigi, avrebbe potuto tratteggiare le speranze, i trionfi, i timori e le solitudini nascoste del padre della moda francese, confezionando per noi, con la precisione di una sarta e il tocco di genio di una grande stilista, un ritratto tenue e soave di un uomo eccezionale, dal lascito immortale.

I suoi disegni, le sue figure, sono bozzetti perfetti, all’apparenza pronti per essere pubblicati su una di quelle vecchie riviste di moda dalla carta porosa. Il suo tratto finissimo conferisce anche alle persone “normali”, alle semplici comparse, un fascino nobile e quasi incantato, benché, all’avicinarsi, l’osservatore riesca sempre a distinguere l’unicità di ognuno di essi, nella curva particolare del naso o nell’inclinazione del mento. Disegni ricchi di fascino, dunque, che si vanno ad unire a dialoghi vivi e reali, quasi cinematografici, contenuti in riquadri candidi tanto simili ad etichette d’abiti. Gli sfondi, poi, sono veri e propri dipinti ad acquerello dentro cui sarebbe un sogno perdersi: gli interni della maisone, bianco perla, panna e avorio, dentro cui irrompono le ricche ed esuberanti ospiti come una manciata di coriandoli; le luci dorate di Parigi e le nuvole verdi dei paesaggi incantati della campagna francese dove Monsieur Dior si isolava per cogliere dalla natura le sue ispirazioni; ed infine i vestiti, i veri protagonisti, realizzati dall’autrice con l’amore e la dedizione con cui la primavera dischiude i suoi fiori.
Tutto ciò fa di La ragazza indossava Dior una vera sinfonia per gli occhi ed è innegabilmente il valore aggiunto, il canto della sirena che cattura anche i lettori più recalcitranti.

Da non dimenticare, infine, le curiose e interessanti appendici all’opera, comprendenti, tra le altre, una cronologia della vita dello stilista, l’elenco delle sue collezioni, un rapido tratteggio del suo fedele entourage e un essenziale, praticissimo glossario della moda, con definizioni firmate dallo stesso Christian Dior.

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