Gli Amari Consigli, il tempo e Dylan Dog: Intervista a Nicolò Pellizzon

Pubblicato il 17 Novembre 2014 alle 11:20

A Lucca Comics & Games abbiamo incontrato il giovane illustratore e fumettista de Gli Amari Consigli (Bao Publishing).

Veneto, non ancora trentenne, Nicolò Pellizzon è l’autore di Lezioni di Anatomia (GRRRzetic), Before the Wolves (autoproduzione), diverse storie su riviste italiane e straniere come Animals, Delebile e Kuš.
Il suo ultimo lavoro lungo è Gli Amari Consigli, un fumetto che affronta i temi del precariato e dell’Apocalisse uscito a metà Ottobre nella collana Le Città viste dall’alto per Bao Publishing.

In una serata lucchese, mentre scendeva la notte e l’atmosfera si faceva ottimale per parlare anche della sua passione per il cinema e il fumetto horror, abbiamo scambiato qualche parola con Nicolò.

Il futuro è al centro de Gli Amari Consigli (QUI LA NOSTRA RECENSIONE). La protagonista Sara non sembra però desiderosa di affrontarlo, neanche quando ha una buona occasione per fare quello che vorrebbe nella sua vita. Generalizzando: è qualcosa che vedi succedere intorno a te?

Nicolò Pellizzon: La compressione temporale non influenza solo le nostre vite quotidianamente, è qualcosa che influenza proprio il modo di rapportarsi con i lunghi periodi. Gli oggetti del passato sono la manifestazione più evidente di questo cambiamento. I vhs del libro, aprono delle finestre sull’infanzia della protagonista, un periodo rassicurante perché è un periodo sostanzialmente chiuso, in cui il tempo (almeno per la mia generazione) aveva una misura diversa.
L’immagine che ancora esprime bene il nostro tempo è The Ballad of Trotsky, 1997 di Cattelan. Siamo appesi lì, come lui. Solo che siamo in movimento (forse).
Fino ad alcuni decenni fa, la vita aveva un percorso più predeterminato. In questo senso quindi non sono sicuro che l’incertezza sul futuro di oggi sia una cosa così negativa, se non ci si lascia travolgere.

cattelan
The Ballad of Trotsky

Magari avevi la sicurezza che avresti trovato qualcosa da fare, anche se non sarebbe stata una cosa di tuo gradimento.

Anche se sono felice di vivere in questa epoca (non faccio il classico discorso del cazzo che si stava meglio nel passato – le persone erano meno libere), non so che cosa si potesse provare ad avere quelle sicurezze. E’ possibile che in un andamento generale negativo, ci siano stati dei lati positivi.

Ecco, passando dal generale a te: tu fai una cosa che ti piace ma che, senza volerti fare i conti in tasca, a volte potrebbe non rendere quanto lavorare in un call center. Fare un lavoro che ti piace ti rende più facile sopportare e superare i momenti difficili?

Sì. Certo, sono delle scelte che riguardano molto la mia storia personale. Sono stato sempre molto bravo a disegnare (ho iniziato a fare fumetti solo da 5-6 anni) e a raccontare, quindi in un certo senso mi sono quasi sentito obbligato a fare questo tipo di scelte, mi sembrava uno spreco non sfruttare queste qualità. Non ho altre particolari doti, quindi forse è anche stata una scelta obbligata. Mi rendo conto di aver fatto nel passato delle scelte molto rischiose, ho abbandonato lavori di merda ma più sicuri, per poter fare quello che faccio adesso e ho fatto molti più sacrifici di quanti stimoli ricevessi.

Una domanda fatta anche a Bryan Lee O’Malley: hai scelto una protagonista femminile; c’è un motivo preciso per cui lo hai fatto, un obbiettivo?

Per un certo tipo di storie per me è più facile così. Tutti i miei personaggi sono comunque proiezioni, parti di me, penso sia una cosa comune a tutti quelli che scrivono. Un tema di cui mi è sempre importato è la parità di genere. I maschi hanno fatto il mondo a loro immagine e somiglianza. Lo abbiamo così assimilato che non ci rendiamo neanche conto di quanto sia grande l’entita di questa faccenda. Se il libro parlava di attualità, doveva esserci questo scontro.

Una cosa che invece salta subito all’occhio dal punto di vista grafico è che il libro è realizzato tutto (tranne la copertina, in cui compare anche il celeste) solamente con le diverse gradazioni di rosa, arancione e nero. Una scelta precisa anche qui?

Anche nella copertina cambia poco.
Per me quei colori erano secondari. Mi piace quando si toglie, anche Scott McCloud diceva che in un fumetto in bianco e nero ci metti molta più immaginazione che in un fumetto a colori. Quelle tonalità lì le ho scelte perché venissero bene i giorni di pioggia e le serate, poi però insieme e puri fanno molto fastidio, come un’allucinazione.

A proposito delle allucinazioni, ne Gli Amari Consigli c’è una forte presenza del cinema horror. Cinema e non solo, citi ad esempio Neon Genesis Evangelion…

Evangelion però non è horror. Anche se, ripensandoci…

Verso la fine…

In effetti un po’ sì.

Eva-01_bandage_face

Quali sono state le maggiori influenze?

Ne ho messe tantissime: i b-movies ma anche la fantascienza e l’horror in generale, tutti film citati esistono veramente.
Spesso i film di paura che mi piacciono di più si basano su cambiamenti insignificanti che poi fanno crollare tutto, e l’idea iniziale mi è venuta da alcuni ricordi (un po’ scemi) dei primi anni di Accademia. Parlavo spesso con i miei amici delle serate con i “partners”, o delle persone che ti piacevano e con le quali eri uscito una o due volte, ma con cui avevi paura ad andare oltre perché non sapevi cosa sarebbe successo dopo. Tutto “Gli Amari Consigli” è venuto da questo. La parte centrale della storia è che Sara si trova sempre in una situazione di blocco con questo ragazzo che le piace, non sa mai cosa fare e quando si decide il mondo si sdoppia. Uno spunto più narrativo rispetto a Lezioni di Anatomia, il mio libro per GRRRzetic, che era molto visivo.

LEZIONI_DI_ANATOMIA_COVER_1

Parlando di influenze speravo che tirassi fuori tu spontaneamente l’argomento, ma dato che non l’hai fatto lo faccio io: Dylan Dog.

Aah, certo, certo.

Ad Aprile Roberto Recchioni ci rese noto che avresti realizzato una storia di Dylan Dog. Lo leggevi?

Certo, lo leggevo sempre da piccolo. Poi negli ultimi 10 anni ho smesso. Lo consideravo un fumetto per ragazzi, nonostante fosse splatter…

Quando era splatter.

Allora era splatter. E anche quello nuovo credo sarà così. Poi c’erano tantissime relazioni sentimentali, quindi era figo perché era per ragazzi anche se non lo sembrava. Quando sono un po’ cresciuto anche lui è un po’ cambiato e ho smesso di leggerlo, poi l’ho fatto saltuariamente negli anni.
Mi è sempre piaciuto quell’aspetto un po’ da film horror vecchio stampo. Mi dava l’impressione di essere fatto come un film di Fulci. Per me lui si ritrovava lì con una macchina da presa e quattro effetti speciali, programmava un paio di cose attorno ad alcune visioni e poi via a caso. È bello, perché c’è anche il film che tu ti fai sopra ai suoi di film. Poi è ovvio che le sceneggiature di DD sono molto ragionate e strutturate. Chissà se per Fulci invece era tutto calcolato. Le storie di Dylan che mi sono piaciute di più sono quelle che mantengono questa grande freschezza narrativa, ma sono un po’ matte.

Ti viene in mente qualche titolo?

Eh, adesso no. Li ho tutti fusi nella mia testa insieme ad altro: Dylan Dog l’ho sempre unito agli Iron Maiden al mare e all’estate. Quando stavo facendo la mia storia di Dylan, che uscirà su un Color Fest, ho cercato quelle sensazioni lì. Come dicevo all’inizio fa parte dei ricordi, è tutto legato stretto a cose personali e a porte che si aprono.

[A questo punto chi scrive ha confessato che, per motivi troppo lunghi e complicati da spiegare, Dylan Dog sarà sempre associato nella sua mente ad un noto cantautore italiano molto invidiato da Simone Cristicchi, suscitando la compassione e lo scherno di Nicolò Pellizzon]

Tornando al Color Fest, sai già più o meno per quando è previsto? Hai finito la storia?

È quasi finita. Sto aspettando conferme in questi giorni.

E finita quella? In questi giorni a Lucca ti ho visto occupatissimo tra diversi stand, hai già altri progetti?

Ho scoperto di essere uno di quelli che non gli va di anticipare niente. Perché mi vengono troppe idee e alla fine non le riesco mai a fare tutte. Vorrei degli assistenti/schiavi, come ripeto spesso, per poter fare tutto. Con Bao lavoreremo ancora insieme, dovrei finire i progetti per i prossimi libri in questi giorni.

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