La Canicola di Baru – Recensione

Pubblicato il 23 Ottobre 2014 alle 10:30

Coconino presenta un noir fulminante e cruento da uno dei maestri del fumetto francese

la canicola

Noir e fumetto, un accoppiamento che si vede forse meno di quello che ci si aspetta. Il noir infatti vive molto di immagini e di sequenze rapide, ma non sono molte le incursioni fumettistiche nel genere, escludendo casi celebri come Sin City. Questo “La Canicola” del grande autore francese Baru però è un noir con i fiocchi, che impressiona e si legge tutto di un fiato.

Ispirato ad un romanzo di Jean Vautrin, che viene citato anche all’inizio ricordandoci come il noir sia un genere in fondo anarchico, La Canicola è la storia della fuga di Jimmy Cobb, rapinatore americano in fuga da altri criminali e polizia, che trova rifugio in una fattoria isolata.
Ma è sbagliato pensare che Cobb sia il protagonista in realtà: La Canicola è la storia di una miriade di personaggi le cui vicende si intrecciano e andranno pian piano a risolversi in maniera drammatica ed esplosiva come il genere prevede.
La fattoria infatti non è un luogo paradisiaco, ma quanto piuttosto un piccolo inferno di provincia, popolato da personaggi infelici, frustrati e spesso spietati.

Nella bellissima sequenza iniziale quasi senza dialoghi conosciamo Segolene, ninfomane e squilibrata, Jessica e Horace, lei rancorosa e depressa lui violento e opprimente, due ragazzini cresciuti a suon di botte. E’ evidente che con questo cast non proprio equilibratissimo la situazione è desinata ben presto a scaldarsi.
Cobb, dalla soffitta in cui è nascosto, assiste anche un po’ rabbiosamente ai soprusi che Horace, il capo famiglia, compie su tutti gli abitanti della fattoria, e che faranno scappare uno dei ragazzi. Cobb sarà la scintilla che farà traboccare il vaso di questa situazione insostenibile: la moglie di Horace gli chiederà di uccidere il marito, che intanto tenterà di catturarlo a suon di pallettoni per incassare il riscatto della malavita.

Tutte queste tensioni esploderanno, anche letteralmente, nel finale, drammatico e pieno di morti come in un noir d’autore. Non c’è speranza e non c’è redenzione per i personaggi, che vittime della loro violenza e del loro egoismo finiranno per calpestarsi a vicenda.
In poco più di un centinaio di pagine, Baru riesce a dipingere una serie notevoli di piccoli quadretti umani.
Dico dipingere non a caso, perché la sua bravura sta nel caratterizzare in maniera perfetta tutte le figure che compaiono: non potendo e non volendo inserire flashback o particolari dettagli, si affida al suo tratto e alle espressioni del volto per caratterizzare tutti i protagonisti de La Canicola.

Non  si arriva mai però a rappresentazioni macchiettistiche: i personaggi sono sempre relativamente realistici e anche in continua evoluzione: l’evolversi rapido della vicenda li costringe a compiere continuamente scelte complicate o ad affrontare brutte situazioni. L’uso dei colori caldi comunica in maniera efficace quella situazione di afa e oppressione sia fisica ma soprattutto psicologica, sia di chi come Cobb è asfissiato dagli inseguitori sia di chi abita la fattoria ed è asfissiato dalla propria vita quotidiana, che non offre possibilità di fuga o cambiamento.
Il ritmo, come già detto, è perfetto: qualche vignetta di pausa, ma in generale  la storia avanza con continui twist e colpi di scena, rendendo la lettura veloce e tutto sommato  piacevole nonostante le tematiche.

Non mancano, essendo un noir, le scene violente, anche se, a parte un paio di volte, la violenza è più suggerita che mostrata: Baru probabilmente vuole farci capire come non sia necessario inserire sparatorie spettacolari, la violenza vera e cruda è quella delle angherie personali, anche psicologiche.
Il fumetto non si prende eccessivamente sul serio, trovando spazio per una certa ironia, sicuramente amarissima ma che evita di rendere la storia irrealisticamente cupa ed epica.

L’unico difetto, a voler essere un po’ minuziosi, sta nella parte finale che forse non riesce pienamente a far giustizia a tutte le storie create, ma le pagine finali sono invece riuscitissime e concludono con un finale degno che ricorda un po’ un certo capolavoro dei fratelli Coen (chi ha visto il film e letto il fumetto, capirà).

Per chi, come me, è appassionato del genere, La Canicola non è assolutamente un fumetto che ci si può lasciar sfuggire, e anche chi di solito non è attirato dalle storie curde troverà in quest’opera un ottima storia che colpisce nella sua a-moralità.

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