Skandalon – Recensione Rizzoli Lizard

Pubblicato il 7 Ottobre 2014 alle 14:30

Skandalon di Julie Maroh è una storia bruta, ruvida, psichedelica. È l’autopsia dell’insostenibile leggerezza dell’essere, la dissacrazione dello star system, la critica a una società effimera che si ispira a modelli negativi, alla costante e famelica ricerca dello scandalo.

Skandalon_coverSkandalon 

Autore: Julie Maroh
Editore
: Rizzoli Lizard
Provenienza: Francia
Genere e Target: Graphic Novel, Adulti
Formato: Brossura con alette, colori, 17×24 cm, pp.160
Prezzo: 16 euro
Data di pubblicazione: 28 maggio 2014

Skandalon è una parola greca che significa ostacolo, inciampo, insidia, qualcosa messo di traverso per far cadere. E Tazane, protagonista di questo intenso graphic novel, incarna il termine alla perfezione, diventando egli stesso lo scandalo di cui l’effimera società contemporanea  ha bisogno per scacciare la noia esistenziale.

Tazane che in realtà di chiama Cédric è una star del rock internazionale al culmine della carriera. È amato e idolatrato più per i suoi eccessi che per la sua musica e lentamente perde se stesso deformandosi nell’urlo ignorante e becero della folla, trasformandosi in un bruto pieno d’odio e disprezzo nei confronti dello stesso motore che lo spinge in avanti. Tazane è adorato, divorato e spogliato dell’anima dal suo pubblico; profanato dall’idolatria precipita in una spirale di eccessi che lo porteranno alla rovina mentale e fisica. Il cantante appartiene a tutti, ma non più a se stesso: per sentirsi reale compie atti di autolesionismo: sublimi le pagine rosso sangue che lo ritraggono intento a tagliuzzarsi un dito per riappropriarsi della sua umanità attraverso la sensazione del dolore. Tazane spinge il freno, guida a velocità impazzita verso l’abisso come se tutta la sua vita non fosse rivolta che a un lento e inesorabile precipitare. Ed è proprio quando tutti lo abbandonano – stampa, amici e colleghi – ed è costretto suo malgrado a fare i conti con le sue azioni, che le catene che lo imprigionano e abbrutiscono si rompono. E quando Tazane muore, Cédric comincia a vivere.

Skandalon è una storia bruta, ruvida, psichedelica. È l’autopsia dell’insostenibile leggerezza dell’essere, la dissacrazione dello star system, la critica a una società effimera che si ispira a modelli negativi, alla costante e famelica ricerca dello scandalo.

Dopo il successo de Il Blu è un colore caldo, vincitore del premio del pubblico al Festival di Angoulême 2011 da cui è stato tratto il film La vita di Adèle, vincitore della Palma d’oro a Cannes 2013, Julie Maroh, regala al suo pubblico un nuovo capolavoro, un album di fotografie a colori che tinteggiano il declino lento e feroce di un’esistenza. La parabola discendente di questo artista rock che in principio componeva e cantava per trasmettere al suo pubblico un messaggio di mediazione positiva volto al rifiuto delle convenzioni è la perfetta istantanea del meccanismo infernale dello star system che produce fenomeni commerciali per poi darli in pasto al pubblico che li fagocita e li vomita senza pietà.

Arte e trama non possono prescindere l’una dall’altra, in un legame didascalico reciproco; la storia si dipana assumendo via via colori tra i più diversi: l’inizio tenue s’imbratta di rosso, per poi assurgere al verde, sprofondare negli abissi del blu  e morire sulle sponde del nero. L’arte è un trionfo di sinestesie che deliziano e scioccano il lettore.

La postfazione a cura dell’autrice è una sorta di stralcio filosofico alla ricerca delle radici del divieto.

Skandalon è una lettura visiva, scandalosamente moderna e attuale. Il quadro espressionista del nostro tempo.

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