La Bonelli di Adam Wild: intervista a Gianfranco Manfredi

Pubblicato il 29 Settembre 2014 alle 12:00

Un eroe vecchio stampo arriva alla Bonelli nel periodo dei grandi cambiamenti. Gianfranco Manfredi e Alfredo Castelli ci portano tra il passato e il futuro della casa editrice di Tex e Orfani.

Dopo l’epocale conferenza stampa Bonelli di Venerdì abbiamo incontrato per un’intervista esclusiva Gianfranco Manfredi, papà di Magico Vento, Volto Nascosto e (con il disegnatore Alessandro Nespolini) dell’ultimo nato nella casa editrice, Adam Wild. Quella che era iniziata come una chiacchierata proprio su quest’ultimo è via via diventata una riflessione del grande sceneggiatore sull’essenza della Sergio Bonelli Editore e sullo stato del fumetto in Italia, complice anche l’intervento (più che gradito) di Alfredo Castelli, altra penna storica della SBE e creatore di Martin Mystere. Buona lettura!

La sensazione è che Adam Wild nasca come un progetto dedicato ai lettori Bonelli di vecchia data, quelli appassionati dell’Avventura pura; è così?

Gianfranco Manfredi: Sì, qualcuno deve pensare a loro. I lettori Bonelli sono stati creati in decenni, sono lettori a vita, e se noi possiamo permetterci i necessari esperimenti e innovazioni è grazie al fatto che in quattro anni i supplementi di Tex con Repubblica hanno venduto 28 milioni di copie, che in epoca di crisi non è poco. Non sarebbe giusto dimenticarci del valore dei “classici” lettori Bonelli. E mentre in passato quando la tradizione Bonelli era vista come conservativa io e altri autori abbiamo cercato di proporre cose innovative (dato che comunque la stabilità era assicurata da Tex, da Dylan Dog, Martin Mystere) adesso penso che qualcuno si debba occupare non solo di trovare nuovi lettori ma di mantenere quelli che ci sono, perché se li perdiamo… siamo fregati.

Alfredo Castelli: Una cosa interessante [di Adam Wild] è l’eroe che riesca a sorridere. Io non ne posso più di eroi musoni [Manfredi ride]. Ormai anche l’immagine d’apertura del sito… anche Martin Mystere, che rideva sempre, me l’hanno fatto così incazzato. Penso che ci voglia un po’ di relax.

Manfredi: Relax: credo che sia passato il tempo dell’eroe dark. Continuiamo a pensare che sia un eroe nuovo ma ormai è datato anni ’90 e un’innovazione che va fatta è cercare di restituire un po’ di lievità, allegria e sorriso al fumetto. E ironia, una delle cose che secondo me si è perduta negli ultimi anni è l’ironia.

Adam Wild 2014 2

Parliamo un po’ della struttura: ha pensato Adam Wild in stagioni o come una serie dalla durata indefinita?

Manfredi: Dico senza timori che è una serie “a rischio assoluto”, come lo sono sempre le serie basate su un eroe. Io sono in mano ad Adam Wild: se piacerà bene, se non piacerà… mi dispiace. Un principio che ha sempre guidato il mio lavoro è rispettare sempre in modo assoluto il giudizio del pubblico. L’unica cosa che conta alla fine sono i risultati e i risultati li determina il lettore.

A proposito di lettori, i suoi Magico Vento e Volto Nascosto sono tornati a disposizione in edicola e fumetteria con Panini Comics. Come è stata quest’esperienza? Quanto è stato coinvolto?

Manfredi: Seguo la pubblicazione, ma oltre alla ristampa a colori una cosa che mi ha fatto molto piacere è stata l’apertura di Magico Vento ai mercati internazionali anche ora che non c’è più. Ci sono stati dei risultati, Magico Vento è uscito negli Stati Uniti e due mesi fa il primo numero è uscito in India; si tratta di piccoli editori e quindi nessuno si aspetta cifre fulminanti, ma secondo me oggi bisogna pensare dal principio, quando pensiamo ad una serie, che possa avere un respiro internazionale perché oggi il mercato è mondiale e non solo italiano. I mercati nazionali che ieri si misuravano sulle centinaia di migliaia di copie oggi si misurano sulle decine di migliaia scarse, mentre per il mercato internazionale si va oltre il milione di copie ed è un po’ più impegnativo, ma bisogna attrezzarsi sennò restiamo marginalizzati.

Castelli: è strano parlare oggi, a tre anni dalla scomparsa di Sergio Bonelli, di queste cose. Sicuramente lui in principio non sarebbe stato d’accordo ma poi, al momento opportuno dato che era una persona intelligente, avrebbe cambiato idea. Gli ho fatto questo discorso [la necessità di pensare al mercato estero] un milione di volte ma lui diceva “vendiamo benissimo in Italia, è inutile andarci a cercare delle grane tentando di vendere 5000 copie in Francia”.
Adesso però le 5000 copie in Francia servono, è questa la grande differenza.

Manfredi: Vendere 5000 copie da una parte, 1000 dall’altra, anche 500 in Grecia, ti garantisce stabilità. In tutto questo chiaramente torna utile il multimediale [uno dei temi cardine della conferenza Bonelli], ma l’importante è che il fumetto rimanga il centro. Sergio era preoccupato di una deriva “Marvelistica”; il primo numero di Magico Vento, 17 anni fa, vendette 180.000 copie, mentre in tutta l’America l’Uomo Ragno ne vendeva 44.000. Ma tanto era già diventato chiaro che lì il fumetto ormai esisteva solo per giustificare l’impianto di marketing e spettacolo che ci girava intorno. Sergio Bonelli ha sempre tutelato il fumetto in quanto fumetto, e io credo che questo vada mantenuto perché non sarei tanto contento se un Armani venisse a dirmi come fare il vestito del mio personaggio. Il fumetto deve rimanere fumetto, e lo dico io che sono multimediale dalle origini [Manfredi è scrittore, sceneggiatore cinematografico, attore e musicista]. Anche con Martin Mystere ci furono telefilm e altro; adesso non stiamo facendo nulla di nuovo, l’importante è che il fumetto rimanga tale.
Uno dei motivi del successo dei graphic novel oggi è il rinnovato lavoro sul linguaggio grafico: fenomeni come l’urban art, i graffiti, hanno riportato il lavoro grafico al centro dell’attenzione, e lì deve rimanere. Se perdiamo concentrazione sul linguaggio grafico facciamo un cattivo favore alle nuove generazioni e al fumetto.

 Per questa attenzione al lato grafico lei ha portato così tanti nuovi disegnatori in Bonelli per Adam Wild? E perché così tanti stranieri di varie scuole (11 sui 14 che si occuperanno inizialmente della testata)?

Manfredi:I serbi hanno un vantaggio: non hanno un mainstream nazionale a cui aderire come i giapponesi o i francesi, così ogni disegnatore disegna a modo suo. Ci sono esperienze grafiche molto originali a cui bisogna dare spazio, come si è sempre fatto in Bonelli. Pensiamo a Dylan Dog, che ha preso disegnatori che prima non si sarebbe mai pensato che potessero stare in Bonelli.

Castelli: Certo bisogna fare spazio alle novità ma c’è anche gente come Gianfranco che invecchiando persino migliora.

Novità, innovazioni… però in passato voi avete entrambi scritto su Dylan Dog. Vi rivedremo lì? Ve lo hanno proposto o vi siete proposti?

Castelli: No.

Manfredi: No, ti dirò: io sono molto contento di fare ogni tanto qualche numero di Tex. Ogni tanto perché avrei potuto farne di più, però lo prendo molto seriamente e quando finisco un numero sono stremato. Inoltre c’è la dose di rispetto dovuta a un fumetto arrivato a 700 numeri: non lo puoi fare distratto o come se fosse una marchetta, saresti un cretino. È come se arrivasse Paul McCartney e ti chiedesse di scrivergli una canzone; non puoi pensare “Ah, faccio una marchetta, tanto mi paga lo stesso”, è Paul McCartney! Quando si lavora con i classici bisogna cercare di essere all’altezza… e sono ca… amari!

Grazie per il vostro tempo.

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