I Briganti – Rizzoli Lizard – Recensione

Pubblicato il 13 Maggio 2014 alle 11:30

Sullo sfondo di un universo alla Flash Gordon, un’avvincente storia senza tempo.

I Briganti

I BrigantiAutore: Magnus
Casa Editrice: Rizzoli Lizard
Provenienza: Italia
Genere: Avventura
Prezzo:
24 Euro
Data di pubblicazione: novembre 2013

Tra i meriti di Rizzoli Lizard c’è sicuramente quello di aver dedicato una collana a Magnus che propone le opere del maestro bolognese in edizioni curate e ricche di materiale extra. Dopo lo spazio dedicato a Lo Sconosciuto, l’ultimo volume in ordine cronologico delle uscite Lizard dedicate all’arte di Roberto Raviola è “I Briganti”.

Si tratta di un tomo cartonato di quasi 350 pagine in formato 21×28 centimetri che ripropone tutte le storie della serie ispirata a “I briganti. Antico romanzo cinese” attribuito a Shi Nai’an e collocato nel XV secolo.

Non solo. Il volume ripercorre la storia della saga e del romanzo originale con prosa e illustrazioni, presenta le copertine delle varie edizioni del lavoro di Magnus e offre una nutrita galleria di studi dei personaggi.

La storia in sé è molto bella, orchestrata davvero bene e disegnata altrettanto. Leggere le avventure di personaggi che, scontrandosi con un potere corrotto e ottuso, finiscono per infoltire le fila dei briganti, è un’esperienza davvero coinvolgente: i protagonisti sono affascinanti, le loro gesta notevoli, lo sfondo sul quale si muovono, una sorta di medioevo che non rifugge da tecnologie estremamente all’avanguardia, da fantascienza alla Alex Raymond per intenderci, apprezzabile.

Coinvolgente, del resto, è l’intea opera, anche perché mostra appieno la potenza della fantasia e di un mezzo, quello fumettistico, che può produrre storie su storie, dilatare avventure, mettere in sospeso dei fili narrativi e riprenderli a proprio piacimento. È chiaro che non è da tutti, ma queste operazioni riescono egregiamente solo ai grandi maestri della Nona Arte, quale appunto Magnus.

Interessante anche notare l’evoluzione del tratto di Raviola, dagli esordi alanfordiani a disegni sempre più maturi. Il racconto, incompiuto, di una rivoluzione che si prepara a scoppiare per sovvertire le sorti dell’Impero, cinese ma al tempo stesso interstellare, del Figlio del Cielo, trae vigore dalla grande prova grafica di Magnus, che trova eco nella splendida galleria di studi.

Si può attribuire anche un significato politico a vicende scritte in un periodo assai politicizzato come quello degli Anni Settanta, ma con o senza interpretazioni di questo tipo le battaglie affollate di combattenti, i paesaggi desertici, gli interni opulenti, i protagonisti messi in scena dall’autore, le navicelle spaziali, i fasci di luce che illuminano il celo sanno emozionare ancora oggi.

Dimostrazione, questa, che le grandi storie sono senza tempo, godibili anche se hanno tre/quattro decenni sulle spalle e si ispirano a loro volta ad altre risalenti a secoli prima.


Voto: 8,5

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