Pascal Brutal di Riad Sattouf, la recensione

Pubblicato il 14 Marzo 2014 alle 09:10

Sarcastico. Sprezzante. Irriverente. Politicamente scorretto. Tutto questo è Pascal Brutal, eroe macho delle banlieue parigine ideato da Riad Sattouf. Scoprite una delle proposte fumettistiche più incisive degli ultimi anni con questo volume targato Bao Publishing!

Pascal Brutal COVERPascal Brutal

Autore: Riad Sattouf (testi e disegni)

Casa Editrice: Bao Publishing

Genere: Satirico

Provenienza: Francia

Prezzo: € 16,00, 19 x 26, pp. 144, col.

Data di pubblicazione: maggio 2013

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Bao Publishing propone un fumetto che non può lasciare indifferente nessuno. Si tratta di Pascal Brutal, scritto e disegnato dal bravo Riad Sattouf, ambientato in una Francia del futuro somigliante a quella odierna. La situazione descritta dall’autore non è allegra: il paese è nelle mani della destra e il liberismo selvaggio la fa da padrone. Il risultato è un welfare allo sfascio e una società compromessa da disparità classiste, razzismo e ignoranza. In tale contesto agisce il protagonista, Pascal Brutal, appunto. Non è un esempio di classe e raffinatezza ma in molte situazioni risulta simpatico come non mai. E l’opera è divertente e spassosa; ma non si può parlare di semplice comicità quanto di satira vera e propria, spesso feroce.

Pascal è un perfetto esempio di virilità, o almeno è così che ama considerarsi; in effetti non ha problemi a trovare ragazze e signore disponibili e il sesso è in cima ai suoi pensieri. È talmente irresistibile che persino gli uomini sono attratti da lui e Pascal, tra una canna e l’altra, a volte si concede pure a loro. Va in giro con una potente motocicletta, ha un braccialetto con il suo nome inciso e si atteggia a rapper. Anzi, vorrebbe creare un’etichetta indipendente specializzata in musica rap ma Pascal non vive agiatamente e i mezzi scarseggiano. Per giunta, è sbruffone, attaccabrighe, linguacciuto, sovente poco rispettoso nei confronti delle autorità e i suoi atteggiamenti lo mettono nei guai.

Pascal Brutal_01

Ma ha anche un lato sensibile, tenero e romantico che di tanto in tanto emerge. Fondamentalmente, Pascal è un sognatore che ha la sfortuna di vivere in un ambiente di precariato, ingiustizie, tensioni razziali e religiose simboleggiate dalla comunità islamica. Tuttavia, come ho scritto, le storie sono divertenti e Sattouf racconta avventure irriverenti senza risparmiare nessuno. Prende in giro innanzitutto la destra liberista e i suoi elettori, egoisti ottusi incapaci e menefreghisti; sfotte attori, cantanti e persino politici come Sarkozy con battute fulminanti e impietose. Ma non assolve nemmeno gli atteggiamenti conformisti della sinistra salottiera o di quella più antagonista impegnata ad organizzare rave a base di marijuana e slogan da centro sociale.

Prende inoltre in giro il machismo che lo stesso Pascal incarna; la sensibilità dei gay; le femministe; le gerarchie ecclesiastiche con tanto di Pontefice sodomizzato nel corso di un’orgia; e di fronte all’Islam non va per il sottile. I suoi fondamentalisti sono persone sessualmente represse e inconsciamente omosessuali. E delinea quindi il ritratto di una Francia che ha rinunciato ai suoi valori a causa della globalizzazione e che sta per essere sottomessa da quelli islamici. In un episodio infatti rivela che la Francia è diventata musulmana; mentre l’Arabia Saudita si è trasformata in una nazione occidentalizzata dedita all’edonismo e al sesso libero, con un incredibile ribaltamento di prospettiva.

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I testi e i dialoghi sono vivaci e scoppiettanti e bisogna fare i complimenti al traduttore Stefano Visinoni che è riuscito ad adattare in maniera convincente i giochi di parole, i calembour e i termini gergali usati da Sattouf. L’incomprensione provocata dai linguaggi è del resto un ulteriore elemento delle storie: Pascal, per esempio, non capisce le frasi di una burocrate durante un colloquio; ha difficoltà a seguire i discorsi dissociati degli amici tossici, degli amanti della madre e delle ragazze con cui va a letto. E appare pure un gruppo di bretoni che enfatizzano il concetto dell’incomunicabilità (la lingua bretone è considerata molto difficile dai francesi).

Un simile tour de force satirico è visualizzato dai disegni cartooneschi e dinamici di Sattouf che da un lato si richiama alla tradizione dei fumetti umoristici di area franco-belga e dall’altro a certi esiti espressivi dei cartoni animati più recenti; quindi pure per ciò che concerne l’aspetto grafico Pascal Brutal è da tenere d’occhio. Questo libro è un ideale indice medio puntato contro i moralismi e l’ordine costituito (si conclude con l’immagine della bandiera francese sporca di merda che ben sintetizza il senso del volume) e negli attuali tempi di omologazione in cui abbiamo la sfortuna di vivere non è cosa da poco.

Voto: 7

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