Superman: Metropolis, la recensione del Superman di Chuck Austen

Pubblicato il 28 Febbraio 2014 alle 13:30

Un viaggio attraverso il corpo e la “mente” dell’autentica città del futuro, in compagnia del fotografo Jimmy Olsen.

Superman Metropolis

Autori: Chuck Austen, Danijel Zezelj

Casa Editrice: Rw Lion

Genere: Supereroi

Provenienza: USA

Prezzo: 16,8×25,6, B+al, 144 pp, col.
€ 13,95

Data di pubblicazione: febbraio 2014

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Metropolis è senza dubbio una delle città inventate più famose dei fumetti, assieme ovviamente alla sua sorella dark, Ghotam City. Ma se di solito questa fama è dovuta alle vicende legate al suo più noto cittadino, ogni tanto c’è qualche autore che si ferma ad indagare, o sarebbe più corretto dire immaginare, il volto e lo spirito di questa città.

Da sempre presentata come la faccia più luminosa e futuristica del sogno americano, la “città del domani”, Metropolis non è mai stata proiettata verso quel domani come nelle pagine di questa miniserie, e attraverso i suoi ampi vicoli e le sue strade ben curate, la grande luce del progresso non ha mai proiettato ombre più oscure.

La “tech”, una strana nanotecnlogia intelligente e autoreplicante creata da Brainiac ha invaso ogni angolo della città uploadando e migliorando, grazie all’aiuto non disinteressato di Lex Luthor, ogni sistema cittadino, dal sistema fognario a quello per i trasporti, aumentando l’efficienza e l’efficacia dei servizi fino a rendere Metropolis una vera e propria attrattiva turistica, un ponte verso il futuro prossimo. Una vera “città del domani”.

Ma una tecnologia così pervasiva può essere inquietante, rischiosa. Soprattutto se a guidarla è l’eco di una coscienza infantile, in cerca del proprio posto nel mondo. Sarà Jimmy Olsen, forse il più umano fra tutti i comprimari dell’uomo d’acciaio, a guidare in questa strana ricerca Lena Luthor, la personalità con la quale l’autocoscienza della “tech” ha deciso di identificarsi.

Per certi aspetti a metà strada fra l’episodio di HAL  in “2001: odissea nello spazio” e “Il gigante di ferro” di Bird, “Superman: Metropolis” ripercorre da un lato il rapporto conflittuale e ambiguo fra uomo e tecnologia – dalla quale il primo è dipendente e insieme spaventato – , mentre dall’altro si presenta come una sorta di viaggio alla ricerca di un’identità da costruire.

I dialoghi sono adeguati a reggere la trama, attestandosi nella norma per un fumetto di questo genere e senza eccessive pretese, ma riservando soprattutto verso la fine delle discrete punte di lirismo.

Interessante la scelta grafica affidata a Danijel Zezelj, il cui tratto pesante e oscuro, quasi nebuloso, dona alla vicenda un’atmosfera vagamente noir e ansiogena, che ben si adatta a certi aspetti della vicenda e restituisce anche cromaticamente i contrasti e gli interrogativi sui quali si muove. Piacevolmente suggestiva anche l’impostazione cupa e crepuscolare della colorazione, che conferisce calore all’ambientazione metallica della città.

Nel complesso una lettura discretamente interessante.

Voto: 7

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